B : – Sono indiscreta se ti chiedo in merito a questo tuo inedito ermetismo?
G : – Le domande non sono mai indiscrete, le risposte lo sono a volte.
B: – Cosa?
G: – Blanche, questa è del Colonnello Douglas Mortimer.
A questa domanda che tempo fa’ rivolsi a Giorgio, lui rispose rubando a Sergio Leone una delle sue più celebri perle didascaliche. Risposta emblematica su come dal dramma più impietoso all’ironia più salace, lui ne fa un indistinguibile unicum discutendone con sé stesso con pari e greve intensità emotiva. Questa è la cifra che lo rende un artista a tuttotondo dalla curiosa poliedricità mentale e certamente non strutturabile. Un personaggio cui ha imposto all’indagine autobiografica, un’esibizione immateriale e decisamente trasformista. Chiaramente scevra dal voler raccontarsi per mezzo di omologhe speculative di prassi.
Bouquet
Tu guru femmina ginoide
non più m’affabuli tesa
con lunette di squarci d’avorio
del tuo tronfio riso tripudio…
eroso bouquet di triciclici stupri.
Abiezione di tue terapiche arcate apollinee:
SAHAHAHAHAHAHAH
EAHAHAHAHAH
IAHAHAAHAHIHAH
UAHAHAHAHAHAHAH
NAHAHAHAHAHAH
AAHAHAHAHAAHAHAH
MAHAHAHAHAHAHAH
EAHAHAHAHAHAH
RAHAHAHAHAHAHAH
DAHAHAHAHAH
AHAHAHAHAHAHAHAHAH
Dai guaiti traggo febbricitanti dardi di merda.
Scosse nervine allertano revisione posologica.
Ma sì, ridi.
Mari
E nel tempo
occluso dal tempo,
misantropo traslo
humming di pietra.
+Dexter Dei+
pilastro à la carte,
promissario acclari
obduzioni di Mari.
Slumando rabberci
tonfi di tuffi nel tufo
|tesaurizzando incurante|
supplizi in:
…eeeeeeeee…
…eeeeeeeeeeeeeee…
…eeeeeeeeeeeeeeeeee…
Psicomareeeeeeee…
…eeeeeeeeee…
…eeeeeeeeeeeeeeeeee…
…eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
…eeeeeeeeeeeeeeeeee
…eeeeeeeeee
Io
Adombrato il bianco il soffitto burbero fissa l’Io negletto.
Fottuta preda scopofobica evoco dalla tempera spettrale salvezze apotropaiche.
Notte funerea da festa di piazza.
(Sto curvando all’ingiù. Roboante aprosdoketon? No. Caccio l’avvertito aporema. Egli il Nesso, autolatra germoglia)
Ho catturato una mensola.
Apologeta del vuoto vi poggio antinomie d’ammanchi zuppi di vuoti.
M
Sei così tu.
Imbelvita malata sciatta
in negligé vai ciabattando.
Persino la fica non ti lavi per giorni
per un’oltraggiosa incuranza di te.
Sei un rais cinica sanguinaria.
Inutile lasciarti a casa come il cane,
tanto salti il cancello
e corri e latri e insegui e mordi.
Rifrangi in mille facce…
raramente ne offri qualcuna decente.
Quando attorci l’anima a qualcuno
lo fai sul suo giaciglio di fiori inventati,
e cosa mai credi stronza…
già ormai comunque appassiti.
Sei così tu Malinconia.
Sei l’istantanea di un sentimento
dal ricordo impronunciabile
cui al drammatico visibilio di fiele
se ne vorrebbe stracciare
l’amarezza del possesso,
il rigore del giudizio:
vergogne che furono tue
ancor prima che nostre.
Indecente e retriva
la tua esecutiva sentenza.
C’inginocchi, ci bendi, ci leghi.
Poi ci spari alla nuca
in punta di piedi
regalandoci pace.
Giorgio Brunelli