Il giorno di Pasquetta ho deciso di tornare a visitare Roma; un viaggio programmato e pensato da diverso tempo con gli amici. La mia missione è stata visitare a tempo record tre grandi spazi espositivi, giusto per valutare la soglia di overflow, quell’atto di autolesionismo che si genera quando si è sovraccarichi d’informazioni e immagini.
Non mi dilungherò nel descrivere cose e situazioni, cercherò di mettere in chiaro alcuni punti positivi e negativi di questa giornata, iniziata visitando le Scuderie del Quirinale, attraversata in una visita a Palazzo delle Esposizioni e terminata al Maxxi con una piacevole sorpresa. Ho camminato attraverso la storia, passando dalla pittura, alla fotografia fino ad arrivare all’arte contemporanea, e solo ora che ne scrivo, me ne rendo conto.
Le Scuderie del Quirinale ospitano un’esposizione dedicata a Tiziano, che terminerà il 16 giugno prossimo. Egli è ultimo artista di un ciclo ampio che negli anni ha visto protagonisti nomi imponenti della storia dell’arte moderna (Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto e Tintoretto).
Italiano, veneto, nato a Pieve di Cadore nel 1470 e morto a Venezia nel 1576 circa, Tiziano ha vissuto fasi importanti della sua vita che l’hanno visto protagonista europeo di scenari imponenti legati al Sacro Romano Impero in piena epoca rinascimentale.
Di lui conosciamo moltissime opere, una tra tutte Amor sacro e l’Amor profano custodito alla Galleria Borghese.
L’incontro romano è particolare, pensato dal curatore Giovanni C.F. Villa, come un cammino di ricostruzione dell’operato dell’artista, facendoci percepire le sfumature che lo legano ai suoi maestri (Giovanni Bellini e Giorgione), ai suoi committenti (Gli Este e i Della Rovere) e ai mecenati Carlo V e Filippo II d’Asburgo.
Sebbene la mostra sia pensata per una serie di incroci che pongono in dialogo la grammatica compositiva del Maestro, sono costretta a dire che a causa del grande flusso di persone, e di uno studio illuminotecnico pesante al piano terra, tutti questi accorgimenti non si percepiscono, e anzi risultano abbastanza confusionari, soprattutto in quei punti dove sono concentrati lavori di vaste dimensioni a carattere religioso.
La parte superiore – quella prima dell’uscita – è dedicata in particolar modo alla ritrattistica. Qui si ha la vera potenza, che cattura l’attenzione del visitatore trasportandolo in una dimensione, fatta di sguardi che escono dalla tela e penetrano in maniera intensa nel proprio intimo.
Le opere che mi hanno colpito di più sono due:
L’annunciazione, il cui rosso del velo dell’arcangelo Gabriele rende la pienezza del movimento in un gioco di trasporti dal quale è difficile staccarsi.
Il ritratto di Giulio Romano, architetto e pittore italiano, allievo di Raffaello, attivo a Mantova in pieno cinquecento, il cui sguardo, sebbene possa sfigurare da questa freddezza virtuale, dal vivo ha quell’ambiguità giusta da lasciar senza parole chi osserva, anche di sfuggita, l’opera.
Per info più dettagliate: http://www.scuderiequirinale.it/
A Palazzo delle Esposizioni passiamo per la riproducibilità tecnica. Helmut Newton. White women/ Sleepless Nights/ Big Nudes, è una mostra curata da Matthias Harder, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, inaugurata il 6 marzo, sarà aperta fino al 21 luglio 2013.
Lo scopo è di offrire un profilo articolato sul fotografo tedesco, nella proposizione di duecento lavori esposti e pubblicati in tre libri differenti, i cui titoli completano quello dell’evento pensato per l’incontro romano. Potrei espormi, e dire che si tratta di una sorta di retrospettiva, poiché passeggiando ci si accorge di come, nel giro di venti anni, sebbene il corpo femminile sia stato trattato in maniere differenti nell’uso dei suoi scatti, si percepisce con certezza un cambiamento di rotta nella fotografia contemporanea, che lo incastra in una linea di pensiero statica, fatta di perfezione e pulizia tecnica.
Newton è incassasellato riduttivamente nella categoria “fotografi di moda”, ma i suoi lavori sono aperti a un rigore compositivo estetico, estetizzante e lacerante. La sensazione che si prova uscendo da quelle mura è di un’eccessiva mancanza di trasporto. Un’elaborazione stilistica che cancella ogni lato emotivo della propria persona.
In alcuni scatti la sensualità arriva prorompente, in altri, invece, lo schifo dell’atto devasta, e pone chi guarda in maniera critica rispetto a quelle che potrebbero essere le reali intenzioni dell’artista. L’allestimento ha come rischio di risultare confusionario in certi punti, ma il dialogo toccato da alcuni frame è creato al fine di esibire i corpi vestiti come meno potenti rispetto ai nudi.
Ci sarebbe da soffermarsi lungamente, soprattutto nell’uso che ha avuto nel ricalcare le riflessioni che ruotano attorno all’iconografia dell’arte classica, fino ad arrivare alla cinematografia del regista statunitense Stanley Kubrick, ma v’invito, se avete la possibilità, ad andare e farvi una propria idea.
Info: http://www.palazzoesposizioni.it
Potete usufruire di un biglietto cumulativo se decidete di accedere a questi due spazi.
Da via Nazionale, con una voglia di caffè straziante, ci spostiamo rapidamente verso Piazza del Popolo, e scopriamo che, a differenza dello scorso anno, nello stesso giorno, la gente è triplicata. Turisti stranieri e italiani invadono via del Corso, tanto da farci sottoporre alcuni quesiti di natura esistenziale: sarà l’effetto Papa? Hanno sciolto le redini ai VIPS? E’ la crisi?
Se quest’ultima implica una riscoperta dei luoghi di cultura, e una sensibilizzazione verso quello che si ha, nonostante gli elevati costi d’accesso a ogni singola attività, e scartando l’anima del commercio, allora ho voglia credere che le persone necessitano ancora di essere nutrite dal bello e stimolate dalla curiosità.
Arrivate al MaXXI – Museo Nazionali delle arti del XXI secolo grazie a un signore disposto ad aiutarci senza impegno e con una galanteria e una gentilezza d’altri tempi – poiché noi non ricordavamo assolutamente la fermata “Apollo d’oro” della filovia romana – troviamo sei progetti differenti ad attenderci.
Avevo pianificato di soffermarmi su approfondimenti dedicati ad Alighiero Boetti a Roma, ma mi sono accorta che il lavoro temporaneo, dalla durata espositiva di circa un anno, non appagava le mie attese. Video introduttivi non funzionanti, passaggi che stridevano l’un l’altro, informazioni scarsissime per un artista così immenso, immerso nella composizione concettuale delle sue opere, che mi sono buttata su altro.
Fiona Tan è una multimedia artist nata in Indonesia nel 1966, la cui mostra Inventory durerà fino all’8 settembre 2013. Stanca di aver oltrepassato Energy. Architettura e reti del petrolio e del post – petrolio, Modelli/Models, e in procinto di avvicinarmi a Tav Bologna – Milano. Fotografia ricerca e territorio, sottovaluto inizialmente il suo operato, leggendo un pannello di ricerca da una poltroncina dove mi ero un attimo schiantata a morire per la stanchezza del cammino.
Arrivo così al livello 3 dell’imponente struttura di Zaha Hadid e trovo un gentile ragazzo che invita a mettermi delle cuffie, spiegandomi che non dovevo premere nessun tasto del dispositivo collegato, e che ogni qualvolta mi sarei avvicinata a un video l’audio partiva in automatico. Questa traslazione relazionale mi ha convinto a capire che dietro tutto un processo doveva esserci qualcosa di più grande che, come un’ebete, avevo sottovalutato da allocca impoltronita. Rimango colpita da due progetti enormi, introspettivi ma pubblici, dai quali è difficile liberarsi.
Quello che cattura la mia attenzione è Disorient, presentato alla Biennale di Venezia nel 2009. Si tratta di due mega schermi in cui sono proiettati due video differenti con un unico audio. Il lavoro è ispirato dai diari di Marco Polo in un viatico tra storia, memoria, oggetti e architettura museale.
Correction, invece, nasce su ispirazione di progetti concepiti dall’utilitarista inglese Jeremy Bentham. Nel 1791 egli sviluppò l’idea di Panopticon – un modello di carcere ideale. Una struttura circolare dove al centro è posto occhio che monitora la situazione in un penitenziario.
La Tan, crea un lavoro spiazzante, una video istallazione di oltre 300 ritratti filmati sviluppati in due sequenze. Un punto di vista interno ed esterno su cornici poste a mezz’aria in cui siamo sottoposti a subire l’occhio di delinquenti, poliziotti e carcerieri in una sequenza lunga oltre 3 ore.
Info: http://www.fondazionemaxxi.it/
Con la speranza di essere stata utile, mi scuso per la prolissità.
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