Tizio, il Barista e La Grande Bellezza

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Ci sono momenti che vorresti non arrivassero mai. Questo è uno di quelli, quando speri che la discussione che è sulla bocca di tutti sia ormai esaurita. Così, mi affido alla fortuna ed entro al bar, sperando che si sia già sfogato. Mai avrei pensato che sarebbe stato peggio delle scorse volte…

Lo vedo, eccolo là. Ha il giornale sportivo in mano, guarda le figure, legge i titoli, lancia qualche battuta al barista.
Mi siedo e, come al solito, mi nota. E inizia il delirio.
«Allora?», mi fa.
«Allora, che?»
«Buongiorno, eh?»
«Non hai mica detto buongiorno, tu.» Intanto ordino il caffè.
Ridacchia e chiude il giornale. Purtroppo. «Hai visto la notte degli Oscar?»
Tremo. «Sì, il giorno dopo però.»
«Mah, sarà ma a me il film che ha vinto l’Oscar non ha fatto tutta questa impressione.»
Temevo peggio, credo di essermela cavata, in fondo. «Dai, meritava anche quello di Scorsese o Dallas Buyer Club, ma 12 Anni Schiavo era tra i miei favoriti.»
Mi guarda confuso. «12 cosa?»
«12 Anni Schiavo, il film che ha vinto l’Oscar come miglior film…»
«No, io parlo della Grande Bellezza, quello di Sorrentino. Hai capito?»
«Per piacere, non oggi, davvero…»
«Dai, che film è?»
«In che senso?»
«Non si capisce niente, parlano», dice, agitando le mani.
«Guarda, a me non è piaciuto, ma perché non fa per me come tipologia di film. Se ha vinto un Oscar, il motivo ci sarà.»
«Ma va là, che motivo vuoi che ci sia. È un film palloso e basta.»
Ed ecco che si inserisce nella discussione un elemento non previsto.
«Ma state parlando del film di Sorrentino?», chiede il barista.
«Sì, de La Grande Bellezza. Purtroppo», rispondo io.
«Perché purtroppo?», chiede lui.
«Perché avrei evitato volentieri altre discussioni a riguardo», rispondo.
«Insomma, dai, è un film di merda», dice tizio.
«Tu di film non capisci un cazzo», ribatte il barista.
«Perché tu sì?», rincalza tizio.
«Per una volta che vince un italiano, tutti a far casino…»
«Beh, se dobbiamo vincere con un film del genere, meglio perdere!»
«Scusate!», li fermo io. «Posso dire che mi avete rotto i coglioni tutti e due?»
Mi alzo e me ne vado.


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