Magazine Cinema

To The Wonder, ma la strada è in salita

Creato il 23 luglio 2013 da Irene_snapi @irene_snapi

to-the-wonder-recensione

Ciao a tutti e buona estate. Oggi vi farò una delle (già so) rare recensioni che farò quest’estate, sono riuscita dopo eoni finalmente a vederlo: parlo di To the Wonder di Terrence Malick regista criptico e misterioso per antonomasia ma forse più per la sua mancanza dalle scene di festival e premiazioni che per l’effettivo contenuto dei suoi film.

Il film era stato pesantemente criticato l’anno scorso a Venezia, dove era stato accolto in mezzo ai fischi. Appena uscita dalla sala, e tutt’ora, mi sembra esagerata una reazione a suon di fischi, anche se certamente il film non è esattamente al livello del suo predecessore, Tree of Life, mantra sulla vita e sull’umanità come aveva saputo esserlo, anche se in tutt’altro senso, solo 2001: Odissea nello spazio di Kubrick una quarantina d’anni prima.

Malick insiste qui sulle sensazioni, sui dialoghi pressoché inesistenti, dove tutta la sceneggiatura è giocata dalle voci off dei pensieri dei protagonisti, per lo più in lingua originale coi sottotitoli, insiste pure sulle stesse immagini, sole, terra, fiori, acqua, personaggi ripresi negli attimi più alti di felicità, con le braccia rivolte verso il cielo, in contemplazione. Insomma una copia di Tree Of Life, con una coppia più bella ma meno appariscente e un po’ più antipatica, senza le grandi riflessioni sull’essere umano ma solo una storia un po’ povera di un amore che finisce.

Ci risparmia almeno il tema ambientale che poteva portare Ben Affleck ad essere un moderno Erin Brockovich anche se le premesse c’erano tutte, in realtà il caro fresco vincitore di Oscar (da un’altra parte, però) Ben io preferirei vederlo il meno possibile e il buon Terrence pare accontentarmi, focalizza l’attenzione sulla brava Olga Kurylenko (già vista con Tom Cruise nel totalmente differente Oblivion) e sul si sa, ottimo Javier Bardem facendoli recitare in francese e in spagnolo. Due storie opposte le loro, un amore che nasce e finisce quella di lei, un amore, quello di lui, verso Dio, che finisce e solo alla fine sembra riaccendersi in un barlume di speranza e di fede.

Malick ha una concezione abbastanza “antiquata” (se così si può dire) di amore, che alla fine fa puzzare il film di un vago bigottismo di fondo (non a caso a Venezia l’unico premio che si è portato a casa è stato quello del SIGNIS, associazione cattolica mondiale): anche nella perdita di fede del prete poteva azzardare un po’ di più. Un film d’amore senza scene di sesso ai tempi nostri è quasi fantascienza, sono indecisa se sia un bene o un male, non mi sarebbe dispiaciuto vedere il regista all’opera con un’intera scena d’amour.

Per quanto riguarda il triangolo amoroso Affleck- Kurylenko- Mc Adams, ci ho visto molto del triangolo che fu quello di The New World, dove la Kurielenko sarebbe la Pochaontas francese sperduta nelle ampie terre selvagge del midwest americano.

E dai due film già citati si riprende in alcuni casi anche la soundtrack, i più attenti ai titoli di coda l’avranno notato.

Due parole da spendere per la nostrana Romina Mondello (eh, sì, quella delle Ragazze di Piazza di Spagna), scelta (lei dice da Malick in persona, ma dubito che Malick vedesse il telefilm sopracitato) per interpretare l’amica fricchettona (italiana?!) della Kurylenko, che appare due minuti dando lezioni di epicureismo applicato e poi scompare: si è doppiata da sola, ok, ma solo a me veniva da ridere quando era in scena? Si vede da qua tutto lo squallore qualitativo del cinema italiano… belli impossibili e pure abbastanza bravi gli americani/francesi, arriva l’italiana e BAM! Sembra un altro film. Demmerda.

Ciò detto, dovevo andare alla Mostra del Cinema a Venezia e non ci vado (avevo anche gli accrediti, cruel world!), ora mi rimetto un po’ in pari coi film che non ho visto nella precedente stagione al cinema all’aperto; non sta uscendo una mazza in sala, quindi, a meno che non mi sia sfuggito qualcosa, rivediamo tra un mesetto! Enjoy the summer!!

Ps. Sto studiando il fenomeno facebookiano che porta la gente a mettere il like alle pagine dei film prima di averli visti. Era toccato al Grande Gatsby, dove qualcosa tipo 40 amici avevano messo in like prima che uscisse al cinema (meritava eh…un sacco -.-), sta succedendo ancora con Bling Ring, il nuovo film della Coppola. Allora o siete tutti megaproduttori che vi vedete i film prima che escano in sala o non me lo spiego. Se avete risposte al quesito sentitevi liberi di commentare.

A presto

Irene



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :