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To the wonder – Terrence Malick

Creato il 03 ottobre 2013 da Maxscorda @MaxScorda

3 ottobre 2013 Lascia un commento

To the wonder
Gente infelice, alberi, tramonti, mari, monti e fiumi. Ah, i monologhi. Malick. Fine. Dimenticavo, "siamo nuvole"
Questo e’ il film, buona visione.
No vabbe’, c’e’ chi lo chiama evento, c’e’ chi sta ancora facendo pernacchie che nemmeno Sordi e Toto’ da giovani.
Gia’ Malick ha dentro l’allegria di Saviano che commenta Cioran (se lo capisse), se poi ci racconta di una francese con figlia che mal si lega ad un americano, di un prete in cerca della fede, una ex un po’ vacca, allora avanti. Critica e pubblico diviso ma sono dell’idea che sia una divisione antropologica, come un tempo scapoli ammogliati, oggi pro o contro foto di gattini su Facebook. In mezzo a tanto splendore, Ben Affleck che fa l’introspettivo ci sta come John Belushi alle prese con Beckett, Olga Kurylenko la francese, o saltella come une deficiente ad ogni piu’ sospinto oppure si deprime, probabile combinazione errata di medicinali.
Bardem il prete affranto, ha la faccia di uno che dovrebbe lasciare la tonaca e indossare una bella camicia hawaiana e infilarsi dentro un peepshow di Las Vegas senza tanti perche’ o percome e ancora ragazzette appena sgravate, disadattati, drogati e gente sconfortata in genere. Pubblico incluso.
Del resto li’ in mezzo il prete ci sta a fare soltanto da diversivo per cercare di spezzare il ritmo alla vicenda dei due gia’ cosi’ insopportabile. Abbiamo pure una rappresentanza nazionale, Romina Mondello, una superstar delle nostre che ha recitato persino in "RIS" e non le vogliamo dare l’Oscar alla carriera per un monologo che a memoria mi pare il piu’ ridicolo che la storia ricordi? 
Reinventare la poesia dell’andare a capo a ca…volo con frasi al massimo pentasillabiche, e’ ormai un affare consolidato per Malick, qui peraltro si supera in una escalation di banalita’ pseudocasuali, come lanciare in aria parole come "nuvole", "tu", "noi", "andare", "amore", "sentire".
Non dimentichiamo la colonna sonora, stampella irrinunciabile per tenere in piedi quel poco di buono che c’e’ dove questa volta esagera cercando di sfasciare da Berlioz a Rachmaninoff, da Wagner a Shostakovich ma trovare "Fratres" di Arvo Part, e’ dolore da "trattamento Ludovico"
Poi percepisco attorno a me tanto disaccordo ma che ci posso fare, sono uno di quelli che ride sulla poesia di un poster comprato all’autogrill con tramonti e signorine o bambini e prati in fiore.
Film che ridefinisce totalmente il concetto di noia. In fondo un’esperienza pure questa.

Scheda IMDB


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