Toccategli tutto ma non il caffè

Creato il 21 novembre 2013 da Annachiatto @AnnaChiatto

Lo ammetto.
L’ho fatto.
Passeggiare per le vie di una grande città con un caffè bollente formato bibitone. Anch’io mi sono sentita la protagonista di una serie americana con tra le mani il mio bicchierone di cartone extra large.
Lo ammetto.
L’ho fatto.
Stare ore con il mio Mac in una di quelle caffetterie super moderne con il wifi gratis e a disposizione un menu ricco di tutti i tipi di bevande possibili con l’immancabile ciuffo in cima, torte a infiniti strati di cioccolato, cheescake, muffin e cookies.
Lo ammetto.
L’ho fatto. Pur essendo partenopea.
Ma cosa succede se due di questi bar, Cup Cap’s Coffee e Starbest Coffee aprono nel cuore di Napoli? A pochi passi, come se non bastasse l’affronto, dal tempio del “Caffè del Professore”?
I miei paesani, nonostante incuriositi, non sembrano però essere contagiati particolarmente da questa moda oltreoceanica.
E vedete non è così anomalo che a Milano per esempio ce ne sono decine in tutta la città e sempre pieni.
Cercherò di spiegarvelo meglio.
Se viene impatriato il sushi e la cuncina occidentale, non potranno mai competere con la pizza  ma l’introduzione di una nuova cultura culinaria non è vista in malo modo.
E’ stato fatto entrare un ospite americano leader nel fast food, ma il Mcdonald’s  a parte le nostre arterie non si è creatro parecchi nemici.


Il caffè no. Il caffè non si tocca. E’ sacro. Viene subito dopo San Gennaro nella lista delle dività dei napoletani, seguito soltanto da Maradona.
Il caffè si beve solo in un modo.
Ristretto. No allugato con l’acqua, quello è blasfemia.
Tazza piccola spessa e bollente. No bicchiere di cartone, quello va bene per le bibite gasate.
E che vi credete? Che sia una bevanda gradevole da bere da soli, velocemente, prendendolo magari al distributore automatico dell’ufficio, con l’obiettivo di fare giusto un momento di pausa, e ricevere una dose di caffeina che consenta di tornare al lavoro più carichi ed efficienti?!
A Napoli No.
A Napoli, il caffè è tutta un’altra cosa; è un induttore di socialità. E’ il pretesto per fare due chiacchiere, per scambiarsi qualcosa; un fattariello, una confidenza, una battuta. Questa socialità poi si trasforma in antistress.
A Napoli il caffè è un modo per ricordarsi che i piaceri della vita vanno condivisi: perché quando sono divisi-con qualcun altro, si moltiplicano.
A Napoli il caffè non si tocca.

Ps  se andate dal Caffè del Professore non lo zuccherate, fatevi aggiungere la loro cremina.


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