Quella dell’imbecille che raschia il fondo del barile della propria personalità, raccoglie i simil pensieri più vergognosi, gli istinti più rozzi per spararli in alto come fuochi di artificio e attirare l’attenzione su di sé. Langone è un’evoluzione della specie berlusconiana vista all’opera in questi anni: non cerca di sembrare intelligente, ma solo di dare alle cazzate che è capace di pensare una forma che attragga l’attenzione. Nulla di simile al gioco ribaldo di Ferrara che vuole dimostrare di essere abbastanza abile da trasformare la merda in budino e di farla mangiare ai suoi adepti, è solo una imparaticcia sceneggiatura dell’idiozia.
Se Langone fosse solo cattolicissimo si lamenterebbe dell’uso di profilattici e anti concenzionali, di quelle cose lì, come direbbe il Tg1; se fosse solo conservatore potrebbe deplorare che le donne non si accontentino di fare la calzetta; se fosse solo xenofobo si limiterebbe a temere la giovane vigoria che viene d’altrove; se fosse intelligente capirebbe che forse le donne leggono molto quando lui è nei paraggi. Ma visto che è tutte e tre le cose e per giunta è pure Camillo, ha trovato un escamotage per accontentare tutti.
Perché poi la lettura dovrebbe distrarre le donne dalla maternità e non invece gli uomini dalla paternità e dalle sue fasi preliminari che di solito suscitano in loro maggior interesse? Questo Longone non lo spiega, però ha ricevuto migliaia di consensi, tutti maschili, tutti compiaciuti dal sottinteso serpeggiante dell’inutilità dell’intelligenza femminile. Ma forse anche ghermiti dall’angoscia di doversi mettere anche loro a leggere qualcosa per riuscire a battere chiodo. E si sa che per certe persone è proprio dura doversi sottoporsi a questa tortura. Tanto che piuttosto è meglio scrivere su Libero.