L’autocritica, in casa radicale, è merce rara e preziosa, come sappiamo dagli scontri che ciascuno di noi ha avuto con amici seguaci delle idee radicali. Parliamo di un movimento che spesso non riesce a raccogliere le firme e si ferma a percentuali di voti da prefisso telefonico, pur dicendo spesso cose condivisibili e intelligenti (ma non sempre, eh, vedete certe posizioni su amnistie e una forma di garantismo così ultra da diventare insostenibile anche per una persona di sinistra e libertaria come me). E allora come mai mancano i voti, mancano le firme, manca il sostegno popolare? Per caso perché i Radicali non vanno in tv a sufficienza? Può darsi, ma non è che negli anni Settanta ci andassero affatto. E allora vuoi vedere che il difetto è nel manico della dirigenza, nella forma partito, nella credibilità dell’oggetto associativo che si offre? E’ la teoria della meravigliosa Annalisa Chirico, che fa un’autocritica talmente dura e alla radice che pare quasi di ascoltare una tesserata al PD sotto i 35 anni…