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Tolkien: Istruzioni per l'uso

Creato il 22 febbraio 2014 da Chaneltp @CryCalva
Carissimi lettori, vi vedo molto attivi e mi fa piacere ^^ mi piace vedervi così partecipi, soprattutto per quanto riguarda questo evento che mi sta particolarmente a cuore. Spero che gli articoli vi stiano piacendo ^^ io ringrazio ancora una volta tutte le persone che stanno collaborando, sono delle persone fantastiche che come me amano il professore!
Oggi vi faccio leggere un articolo davvero divertente, ma molto interessante. Scritto dalla scrittrice Julia Sienna, si tratta di un articolo che può far cambiare idea a molti lettori su Tolkien, insomma buona lettura!
Tolkien: istruzioni per l'uso. Ovvero perché BISOGNA leggere le opere del Professore. Tolkien: Istruzioni per l'uso Salve a tutti, cari amici, e benvenuti anche da parte mia a questa nuova giornata tolkieniana! Prima di catapultarvi nelle mie personali elucubrazioni mentali, credo sia giusto concedermi/vi una piccola premessa del perché abbia deciso di parlarvi proprio di questo bizzarro argomento (Sì, mi permetto anch'io il mio “A proposito dell'Erba Pipa”). L'idea per questo articoletto nasce da alcune riflessioni che mi hanno sempre rapito ogni volta si parlasse del Professore: perché non si riesce mai a conciliare una visione su Tolkien? Perché deve sempre essere messo in confronto ad altri autori come l'amico Lewis o Martin? Insomma, perché viene sempre esaltato o sminuito? Sinceramente, non sono ancora riuscita a trovare una risposta per queste fratture tra lettori, banalmente giustificabili con il solito “gusto personale”, eppure sono riuscita a ricondurre tutto questo movimento e agitazione, che si sono sempre creati attorno al Professore, a un unico elemento: tutti percepiscono il suo operato come qualcosa di più grande di una semplice espressione letteraria e, proprio partendo da questa convinzione, che si è radicata dentro di me, ho voluto parlarvi del perché si debba amare il compendio tolkienano e non perdersi l'occasione per leggerlo. Quindi, pronti? Ecco le istruzioni per l'uso di una delle figure più interessanti del XX secolo!
Un ricetta per cominciare... Bene, eccoci qui, amici! Ma per immergerci correttamente in questa discussione, abbiamo bisogno di indicare quali ingredienti ci serviranno, volutamente ridotti a un minimo esemplificativo:
  1. 1,4 kg di un vecchio e pesante Signore degli Anelli;
  2. 300 grammi abbondanti di Lo Hobbit;
  3. 250 grammi di Roverandom;
  4. 500 grammi di Silmarillion;
  5. due cucchiai di Tom Bombadil;
  6. un pizzico di Racconti Perduti e Ritrovati;
  7. e una tazza di cioccolata calda, che non guasta mai durante la lettura.
Ora siamo pronti con tutto ciò che ci serve per discutere di questo “spinoso” argomento. Gli ingredienti vanno benissimo anche per chi non abbia mai letto nulla di Tolkien, prendeteli come una piccola bibliografia di riferimento! Anzi, spero che leggendo queste mie parole possiate trovare la voglia per scoprire di più sul nostro amato Professore. Come già anticipato nella premessa, nella figura di Tolkien si riesce a condensare uno degli autori più confrontati con altri, criticati e, allo stesso tempo, più seguiti e amati. O lo si ama o lo si odia, insomma, ma vediamo nello specifico perché abbia senso amarlo e non odiarlo, anche partendo dall'analisi di quelle che generalmente vengono definite come le sue maggiori pecche.
L'Epica Moderna Uno dei primi appunti che viene mosso contro il Professore, nella nostra attualità, è proprio la sua poca Tolkien: Istruzioni per l'uso adesione alla realtà, il fatto di abbandonarsi spesso a un'epicità troppo lontana che contrasta con la tendenza attuale di un fantasy molto più realistico e concreto.
Bene, partiamo con il dire che pretendere che un'opera scritta da un filologo di istruzione ottocentesca possa ragguagliare le concezioni di cosa è il fantasy oggi è una cosa bruttissima quanto meno fantascienza, per restare nell'ambito del “fanta”... Se non altro, considerando che molte di queste opere, oggi prese come esempio di corretto fantasy, non sarebbero neppure esistite senza la precedente presenza di libri come Il Signore degli Anelli, per citarne uno tra i più conosciuti. Per giudicare un operato mastodontico come quello di Tolkien bisogna infatti partire da considerazioni diverse, che fanno emergere la complessità e la profondità culturale di un soggetto che, prima di essere scrittore, è stato inventore di un mondo e di una nuova epica, riferita a un mondo sì fantastico, ma che voleva porre le origini mitiche di un mondo reale. L'epopea tolkieniana infatti non è solo un esperimento letterario, ma è prima di tutto un esperimento epico che, guardando al passato, all'operato di un Virgilio e alla mitologia germanico-inglese, ha provato a donare all'Inghilterra un passato tra lo storico e il favolistico che mai si sarebbe sognata di avere. L'intento primario della creazione del mondo di Arda è quindi da ricondurre a intenti mitologico-simbolici, che portano già oltre la normale concezione letteraria le opere del Professore. Tolkien oltre che scrittore, è stato infatti prima di tutto filologo (inglese e germanico), glottoteta e studioso di letteratura medievale, elementi che non possono essere separati dalle opere che ha realizzato nel corso della sua vita. *Sveglia con uno scossone chi si è addormentato sulla parola “glottoteta”* Notiamo già quindi che i presupposti per la creazione letteraria sono ben diversi e molto più profondi di quelli che possono attualmente portare uno scrittore a narrare di storie epiche e fantastiche. Tolkien nasce con l'idea di creare un compendio di una nuova mitologia e di comunicarla ai fruitori, lettori in questo caso, tramite un mezzo che ha sempre amato e rispettato: il libro. (Fangirl-mode on: non è forse un grande, eh? Eh? EH? *-*)
Prima della Marvel Strettamente legata al concetto di nuova epica è anche la seconda critica che viene di solito mossa all'operato di Tolkien, ovvero la sua estrema categorizzazione del Bene e del Male, che influisce positivamente o negativamente su tutti i personaggi. Analizziamo Il Signore degli Anelli, per prendere un'unica opera di riferimento. Ecco, come avevamo già detto nel punto precedente, Tolkien non sta creando un'opera letteraria, una bella storia per intenderci, ma pone le basi di una nuova mitologia. Sono forse diversi gli eroi mitologici dagli eroi tolkieniani? No, anzi, spesso sono molto più statici e meno sfaccettati dei personaggi del Professore. Qualcuno ha mai pensato di definire Enea “troppo buono” o “troppo fedele alla sua causa” o Beowulf “troppo ossessionato dal drago” (Sì, Beo, effettivamente non stavi tanto bene...), non mi pare, e dovremmo imparare a giudicare anche gli eroi tolkieniani in quest'ottica, un'ottica che pone in loro delle valenze superiori a quelle di un normale personaggio letterario. Il dualismo del Bene e del Male sono il motore dell'epicità e non solo classica, germanica o norrena, ma addirittura di quella che può definirsi l'epicità cristiano-ebraica. Tolkien venne anche accusato di aver tratto fin troppa materia dalla Bibbia, ma a suo favore possiamo sempre ricondurre la necessità di ricreare nelle sue leggende qualcosa che avesse a che fare con gli archetipi di ogni cultura europea, quindi sì, perché non citare e rivoluzionare anche archetipi tratti dal miglior best-seller di tutti i tempi? (Per approfondire questo punto seguite l'intervento di quel gran sacramento di mio caro amico che è Antonio Polosa! ) In sostanza quindi, dobbiamo pensare agli eroi e anti-eroi tolkieniani come dei precursori di quella che sarebbe stata la futura stagione dei super-eroi della Marvel. Eroi che sono tali per il loro valore morale e anche per condizioni “magiche” che non vengono più di tanto indagate, come vorrebbe invece la critica moderna, che riconosce questa “mancanza” del Professore come una tremenda pecca. Siamo di fronte a personaggi epici colti in un momento soltanto della loro immensa vita, non a personaggi letterari. Le loro spiegazioni emergono in altre opere, in ricerche cosmogoniche ed eziologiche e non in banali spiegazioni di “come fa Gandalf ad accendere il suo bastone?”. (Fangirl-mode on: anche perché io non ho mai chiesto a Stan Lee come diavolo facesse Spiderman a sparare ragnatele dai polsi!!! D: )
Dopo i Grimm. Tolkien: Istruzioni per l'uso Se c'è chi critica il Professore per la sua eccessiva epicità, non manca chi lo critica per la sua eccessiva volontà favolistica. (Allora, mettevi d'accordo!) Partiamo con il dire che Tolkien è sempre stato un uomo molto affezionato alla tradizione favolistica della sua terra, che ha sempre costituito una forma di leggenda a parte. Ora, perché escludere i bambini da quello che può essere il suo nuovo mondo epico? Perché limitare la sua fantasia solo a una letteratura per adulti? Ma certo che non poteva, il nostro super Professore, e così si è adoperato nel creare opere che potessero piacere anche ai più piccoli, creando una sorta di piccolo compendio favolistico/fiabistico sulla falsariga dei Grimm, solo che questa volta le leggende per i più piccoli erano tutte create dalla sua instancabile fantasia e non raccolte dalla tradizione. Un esempio è il bellissimo romanzetto Roverandom, che consiglio a tutti di leggere. È proprio qui che emerge la sfavillante fantasia di Tolkien e troverete anche simpatici deja-vu delle opere più “importanti”. (Leggilo, leggilo, leggilo!)
Il fascino delle parole Un'altra delle critiche più feroci rivolte a Tolkien è la sua presunta eccessiva prolissità o, come si direbbe ora, la sua tendenza all'infodump. Questo elemento è tanto sentito dalla media dei lettori (e critici, o presunti tali) da trasformarlo in simpatico paragone per insultare i neo-scrittori fantasy nelle più accanite recensioni. “Ah Tolkien dei poveri, taglia 'sta menata sulle coltivazioni delle patate nelle terre del nord!”, quante di queste battute abbiamo letto nel corso delle nostre peregrinazioni tra blog e amazon vari per scovare qualcosa di buono da leggere? Come per gli altri punti, anche questo viene risolto da una semplice considerazione: lo stile da alcuni definito prolisso di Tolkien è comunque lo stile di norma di un uomo inglese di formazione ottocentesca, uomo che per di più guarda al passato per dare una storia alla nazione. Risulta perciò assurdo pensare che possa esserci un reale confronto tra lo stile asciutto dei nostri giorni con lo stile di derivazione vittoriana, che subisce la influenze di Scott e di altri autori del passato. (E se lo fai, sei una cattiva persona) Anzi, per i suoi contemporanei, Tolkien era fin troppo asciutto, tanto da essere considerato come “un narratore di seconda categoria” e così non compreso nella giuria del premio Nobel. Altro pregio della scrittura di Tolkien è sicuramente quella di saper andare oltre la sua strutturale complessità. Nonostante ciò, infatti, riesce a ricreare un messaggio facile, che può essere recepito da chiunque, trasformando così la sua epopea in qualcosa di popolare e analizzabile a tantissimi livelli. Quanti autori possono dire di aver fatto questo?
Un uomo per tutte le stagioni In conclusione possiamo dire quindi che Tolkien è stata una delle figure più eclettiche del XX secolo, capace di saper creare un mondo e adattarlo a ogni faccia possibile di lettori. Ha creato un'epica nuova, una mitologia nuova e nuove dinamiche narrative che continuano a far sognare grandi e piccini tutt'oggi. Il tutto espresso in uno stile unico capace di coinvolgere ogni tipologia di lettore. Insomma, dopo questo lunghissimo pippone galattico intervento (poveretti, vi avrò fatto addormentare a metà...), vi ho convinto a leggere il Professore o ad amarlo ancora di più? *-* A voi la parola, a me non resta che salutarvi con affetto!
Julia


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