Le Tombe di Giganti, i templi del Bronzo
di Pierluigi Montalbano.
Già nella mia tesi di laurea, nel capitolo dedicato all'età del Bronzo, segnalavo l'importanza cultuale delle Tombe di Giganti, luoghi nei quali si esprimeva una religiosità legata al culto dei defunti, deposti fra le accoglienti braccia della Madre Terra. Questi templi anticipano i santuari dell'acqua (dedicati alla stessa divinità) che compaiono nel Bronzo finale e proliferano nei periodi successivi.
Le tombe di giganti sono monumenti costruiti in tutta l'epoca del Bronzo e presenti in varie tipologie, in tutta la Sardegna. Si tratta di santuari localizzabili in aree ben precise di competenza delle comunità nuragiche.
Come i nuraghi, queste particolari costruzioni megalitiche non hanno nessuna equivalenza nell'Europa continentale e sono costruiti con una particolare forma a pianta rettangolare absidata, edificati mediante lastre di pietra di grandi dimensioni conficcate nella terra.
Questi edifici consistono in una camera lunga dai 20 ai 30 metri e alta fino ai 3 metri. In origine l'intera struttura veniva ricoperta da un tumulo somigliante più o meno ad una barca rovesciata. La parte frontale della struttura è delimitata da una sorta di semicerchio, a simboleggiare l’utero e la protome taurina. Nelle strutture più antiche, al centro del semicerchio è posizionata una stele alta fino a 4 metri, finemente scolpita e fornita di una piccola apertura alla base tramite la quale si accedeva alla camera interna. In quella epoca il toro (assimilato al sole e alla forza) e la madre natura (assimilata alla luna, all’acqua e con capacità di generare la vita) formavano la coppia divina, e costituivano il pantheon principale delle divinità sarde. In questi templi Toro e Ventre Materno erano uniti indissolubilmente, e la struttura muraria costituiva essa stessa la simbologia ricercata, Quando nella comunità si verificava un decesso, il luogo più agognato per la sepoltura era proprio l’area sacra nella quale era eretto il tempio della comunità, quello che noi oggi chiamiamo Tomba di Giganti. Era il luogo più desiderato per effettuare il viaggio verso l'aldilà.
Ancora oggi nei templi più importanti della cristianità (San Pietro e tante altre chiese che sorgono sopra cimiteri) i personaggi importanti si fanno seppellire nei sotterranei e nelle cripte.
Una delle funzioni primarie di questi templi era quella di segnalare in maniera inequivocabile il possesso di un territorio, di una vallata, di una giara, da parte di una comunità che aveva messo radici in quell’area.
Nelle vicinanze dell'ingresso venivano poste una o più pietre, conficcate verticalmente, (betili e menhir) a simboleggiare gli dei che vegliavano sui defunti.
Nel corso dei secoli la Tomba di Giganti mantenne inalterata la pianta a forma di utero, protome taurina o nave capovolta, ma per la sua costruzione furono via via applicate le tecniche architettoniche impiegate nello sviluppo di pozzi sacri e nuraghi. Il primo tipo di tomba dei giganti è quella di tipo dolmenico dotato della tipica stele centinata monolitica o bilitica. Successiva a questa tipologia è il tipo a filari con esedra non più caratterizzata dalla presenza della stele e delle ali dell'esedra con massi conficcati a coltello, ma di una muratura a filari orizzontali; in questo caso i massi sono lievemente squadrati.
La successiva evoluzione consiste nell’utilizzo di conci isodomi (ossia ben squadrati) della stessa tipologia rilevata in molti nuraghi recenti e nei pozzi sacri meglio rifiniti. A giudicare dal quasi inesistente corredo funerario rilevato in questi edifici, i membri della tribù, del clan o del villaggio, rendevano omaggio ai morti della comunità, senza distinzione di rango, senza particolari privilegi e senza apportare offerte di valore
Nelle immagini: la Tomba di Aiodda, Coddu Vecchio ad Arzachena, e Coveccada, il più grande dolmen del mondo, erroneamente inquadrato fra i sepolcri.