Tommy Lee Jones come Magico Vento...

Creato il 01 dicembre 2010 da Omar
Siamo nel vecchio e polveroso west e il film s'intitola The Missing (2003). Vent'anni prima, Samuel (l'inarrivabile, mai scontato Tommy «muso di marmo» Lee Jones) ha abbandonato la propria famiglia preferendo dedicarsi ad un'esistenza brada in compagnia di una tribù di Apache. L'uomo però, forse perché gli anni stanno passando e il suo ciclo vitale è in fase calante, desidera riconciliarsi con la figlia - che è diventata intanto una grintosa contadina - e la prole di costei. Ma la donna non vuole saperne e quindi lo respinge riottosamente, salvo scoprire di aver bisogno prepotentemente del padre quando una delle sue figlie verrà rapita da un malefico stregone indiano. Samuel mette allora a disposizione le sue qualità di trapper e sciamano bianco cercando in tal modo di risolvere la faccenda (nonché il conflitto familiare). Ancora una volta, come in buona parte delle opere che l'ultimo ventennio cinematografico ci ha regalato (ma d'altronde anche il seminale Sentieri Selvaggi parlava di questo), a muovere le file di una pellicola statunitense di grande ritmo e intensità è un legame parentale: un incontro/scontro che il regista Ron Howard (chi non se lo ricorda nei panni di Richie nella serie di culto Happy Days?) racconta magnificamente, srotolando una vicenda che - pur incentrata sui canoni avventurosi più classici, con rapimenti, indiani coraggiosi e indiani perfidi come Pesh-Chidin (Eric Schwig), un killer psicopatico dedito al traffico di ragazzine e alla stregoneria - ci parla, in realtà, di «una vicenda di redenzione e riconciliazione, posando lo sguardo su tre donne, la madre e le due figlie, di tre diverse generazioni». Un percorso dal retrogusto «biblico» che alla fine riallaccia i legami tra il bel personaggio di Magdalene (una Cate Blanchett come sempre in ruolo, elegante e algida nei suoi corsetti da pioniera, senza cedimenti attoriali neanche nei momenti più commoventi), il padre mezzo indiano e la figlia adolescente Lilly (Evan Rachel Wood, che sarà poi bravissima in The Wrestler). Il regista imbastisce una caccia senza fscampo, attenendosi ad una parvenza più che plausibile di rigore storico. Ma si concede anche belle licenze narrative, disegnando lo stregone Pesh-Chidin come un cattivo granitico, senza tentennamenti, a suo modo memorabile; e si prende il lusso di controbilanciare la ferocia del villain con la saggezza del disincantato Tommy Lee Jones, in un contrasto che mette in evidenza un verosimile ritratto pure dei personaggi di contorno (tutti pellerossa) a loro volta vittime del turpe stregone, sorta di vero e proprio protogangster. A tratti sembra di avere tra le mani un soggetto di Manfredi per un albo di Magico Vento. Il che è sicuramente un punto in più alla visione. Stupenda fotografia della natura, come ormai è consuetudine a Hollywood quando si tratta di paesaggi della frontiera.

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