Tony Manero è un lucido viaggio nell'ossessione. L'ossessione che spinge il mite e docile (solo in apparenza) protagonista a credersi il protagonista di La febbre del sabato sera. Sullo sfondo il Cile dittatoriale che entra nella storia marginalmente, attraverso pochi elementi, mostrandosi come un ambiente chiuso e misero. E forse, proprio con l'evadere da questo mondo grigio che il protagonista si avvia verso la ricostruzione di un mito cinematografico, colorato, spensierato e ludico. Pablo Larraín costruisce il film per sottrazione, non lesinando scene anche forti e crude, prediligendo un linguaggio asciutto e sporco, con un' assenza di filtri, camera a spalla ed una fotografia dai colori spenti che ben cozzano con il fittizio mondo che il protagonista vuole ricostruire. Una pellicola decisamente da scoprire. Bravissimo e impressionante Alfredo Castro.
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