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Oggi concludiamo questo simpatico appuntamento shonenico con la Top 3.
Siamo sul podio, in compagnia dei tre manga shonen che più ho nel cuore (fatta eccezione per Dragon Ball, che come sapete ho escluso dalla classifica perché sarebbe stato scontato trovare al primo posto).
Se non avete letto i due precedenti appuntamenti, potete farlo CLICCANDO QUI e QUI.
Ci siamo? Anzi: ci siete?
3° Posizione: Slam Dunk
Perché Holly e Benji sarà anche lo spokon mitico e mitologico per eccellenza, perché sarà pure uno dei miei cartoni animati preferiti in assoluto, ma dal punto di vista dello spokon fumettistico, se devo dire qual è quello che mi piace di più, non ho dubbi: Slam Dunk domina sovrano.
Takehiko Inoue ha emulato l’idea di Yoichi Takahashi agli inizi degli anni ’80 (ovvero quella di proporre ai suoi editor un fumetto sul calcio, pressochè sconosciuto in Giappone fino a quel momento), portando nel panorama fumettistico giapponese uno spokon atipico incentrato su di uno sport non proprio popolarissimo. Ad eccezione di alcuni titoli molto di nicchia e del già citato Dash Kappei (che però aveva un intento comico), non esistevano, prima di Slam Dunk, fumetti degni di nota sul basket.
Takehiko Inoue non ha fatto altro che sfruttare la moda dell’NBA, che in quel momento stava iniziando a dilagare a livello mondiale, per affermare il suo fumetto. Non è un caso che le squadre del suo manga siano ricalcate sulla stessa base delle squadre più famose dell’NBA (lo Shohoku è chiaramente ispirato ai Chicago Bulls, il Kainan ai LA Lakers, eccetera eccetera), e non è un caso che il suo manga abbia avuto un successo strepitoso proprio negli anni in cui i Bulls di Michael Jordan innalzavano il basket a sport planetario.
Nonostante siano passati vent’anni dal suo epilogo, ancora oggi Slam Dunk rimane non solo un fumetto che non è invecchiato di una virgola, ma un manga freschissimo e divertentissimo. Le partite sono davvero serratissime, e i protagonisti (e le loro gag) sono indimenticabili.
Hanamichi Sakuragi è probabilmente uno dei personaggi (e dei protagonisti) meglio caratterizzati e più riusciti sotto tutti i punti di vista. È facile empatizzare con lui, tifare per lui, esaltarsi con lui e arrabbiarsi per le sue sconfitte.
Quel finale, per me, rimane l’unico finale possibile, soprattutto perché, in linea con l’andamento di tutto il fumetto, è assolutamente realistico e plausibile.
E poi bisogna dire una cosa: Slam Dunk ha anche il merito di avere una delle più belle serie animate, con un doppiaggio e un adattamento strepitoso anche in italiano.
Must read!
2° Posizione: Kenshin – Samurai Vagabondo
Poteva mancare un manga storico in questo classificone? Ma assolutamente no! Ed ecco quindi che al secondo posto troviamo un manga bellissimo, che ci siamo davvero cagati in pochissimi, ma che ricopre un’importanza fondamentale nel panorama fumettistico nipponico, perché è assolutamente evidente come il lavoro di molti mangaka sia stato influenzato da quello di Nobuhiro Watsuki.
Senza Kenshin samurai vagabondo Oda non sarebbe diventato Oda (molti artifici grafici presenti in One Piece sono figli dell’apprendistato dell’Eiichiro-sensei presso il Nobuhiro Nazionale), così come molti altri compari del papà uanpisoso non avrebbero lo stesso modo di intendere “la pagina” se non avessero mai approcciato Kenshin in vita loro.
Per esempio: basta guardare i combattimenti in Naruto. L’impostazione data da Kishimoto-sensei è copiata para para da quella di Nobuhiro Watsuki.
Watsuki è stato in grado di innovare il battle shonen, pur rimanendo fedele ai temi tanto amati dai nostri amici con gli occhi a mandorla. Si parla di samurai, assassini, ninja, vendette sanguinarie, combattenti leggendari e altre faccende “tipiche” del panorama narrativo giapponese, ma lo si fa in una maniera più “occidentale”. Lo stile di Watsuki, nonché l’impostazione delle sue pagine, sono molto più simili a quelle di un comic book piuttosto che a quelle dei manga cui siamo (o eravamo – o i giapponesi erano) abituati.
La storia, nella sua semplicità, è probabilmente uno dei prototipi del “nuovo” modo di fare shonen che tanto va di moda oggi, con una trama sì lineare, ma allo stesso tempo attenta ad alcuni intrecci e all’approfondimento psicologico dei vari personaggi.
Il timido ed effemminato Kenshin in realtà è il leggendario samurai Battosai, che con le sue tecniche invincibili ha permesso la Restaurazione Meiji, e adesso gironzola per il Giappone in cerca di un luogo dove cercare un po’ di pace.
Watsuki è stato bravissimo nel proporre un manga con personaggi spesso sopra le righe, calati però in un contesto storico molto rigoroso.
Anche a distanza di anni Kenshin Samurai Vagabondo non perde un colpo, e si staglia come una pietra miliare che andrebbe letta e riletta sia per puro diletto, sia per studiare come negli anni ’90 sia cambiato radicalmente il modo di intendere un intero genere fumettistico.
Da riscoprire.
1° Posizione: Touch
Sorpresi? Stupiti? Maddai che la top 3 era esattamente identica a quella vecchissima già fatta qui sul blog quando a leggere Il Viagra della Mente eravamo solo io e lo spider di Google!
Sono sempre stato un convinto sostenitore del fatto che Mitsuru Adachi sia uno dei più grandi mangaka. In assoluto. Sicuramente è il mio mangaka preferito, e mi rendo conto che è uno di quegli artisti i cui fumetti o piacciono o fanno schifo.
Con Adachi non ci sono vie di mezzo.
Per quanto mi riguarda l’adoro (anche se devo ammettere che le ultime opere le ho trovate bruttine e stiracchiate – evidentemente inizia a farsi sentire un po’ di stanchezza creativa, dopo anni e anni passati ad emozionare migliaia di persone). Tutti i fumetti del maestro (o almeno: la maggior parte) hanno sempre saputo catturarmi ed emozionarmi. Il suo segreto, sicuramente, è la semplicità, nonché il rendere “magico” anche il momento all’apparenza più banale.
Per me non esiste un mangaka in grado di gestire i silenzi meglio di Adachi, e quei silenzi sono sempre carichi di emozioni e sentimenti.
In questo Touch non fa eccezione. Lo adoro tantissimo come fumetto, sia perché lo reputo uno dei migliori slice of life in assoluto, sia perché lo reputo anche uno dei migliori spokon in assoluto (la partita Sumi vs Meisei è veramente strepitosa).
Funziona in entrambi i sensi, ed è anche una riuscitissima commedia scolastica. Insomma, c’è un po’ di tutto. Come la vita. E come “nella vita”, c’è anche la morte.
La storia, sono sicuro, la conoscete tutti: i due gemelli Uesugi, Kazuya e Tatsuya, sono innamorati della loro amica d’infanzia Minami. Kazuya è l’idolo della scuola, l’asso della squadra di Baseball ed è un genio in tutte le materie; Tatsuya, invece, è l’esatto opposto del gemello. Pasticcione, perdigiorno e sempre svagato. All’apparenza non c’è confronto, eppure Tatsuya ha la stessa identica stoffa del fratello (e anzi, si dimostrerà essere anche più bravo). Quando infatti Kazuya morirà, Tatsuya deciderà di ereditarne la memoria e i sogni, prendendo sulle spalle il peso della squadra di baseball e portandola per la prima volta nella sua storia al famigerato Koshien.
Il finale, per me, rimane il più bello che abbia mai letto in un manga. È esattamente in linea con tutta l’opera: essenziale, leggero, calibrato…e dalla potenza poetica e narrativa inarrivabile.
Touch è un dannato capolavoro.
E senza Dragon Ball, si merita a pieno titolo di essere al primo posto in questo classificone #totaletombale.
E voi che mi dite?
Quali sono i vostri 3 shonen preferiti?
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