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Top 5: Cinque maestri di scrittura

Creato il 15 settembre 2012 da Mcnab75

Top 5: Cinque maestri di scrittura

Chiunque si diletti di scrittura ha inevitabilmente dei punti di riferimento. Prendere il mano la penna (la tastiera e il mouse) è infatti quasi sempre un gesto conseguenziale alla lettura. Con la lettura si maturano gusti e preferenze. Quando poi si fa il grande passo e si prova a scrivere qualcosa, il pensiero va subito a loro, ai maestri. Che poi altro non sono se non gli scrittori che ciascuno di noi preferisce.
All’inizio si tende a imitarli, a copiarne stile e storie. Solo col tempo e con l’esercizio è possibile abbandonare l’emulazione, filtrandone soltanto certi elementi e maturando al contempo uno stile personale, originale quanto basta (sfido chiunque a dimostrare che esiste un’originalità assoluta). Eppure qualcosa dei maestri rimane sempre dentro. E’ giusto che sia così: non c’è altro modo per portare avanti le storie che amiamo, evolvendole senza dimenticare di omaggiarne le origini.
Ebbene, tra la vastissima scelta di autori che seguo fin da bambino, questi sono quelli che a oggi indico come maestri. Non necessariamente i più vecchi o i più conosciuti, bensì coloro che davvero -dopo averli letti- hanno in qualche modo cambiato il mio rapporto con la scrittura. Anche se oggi alcuni di loro sono decisamente superati…

Stephen King

(USA, 1947)

Top 5: Cinque maestri di scrittura

Ok, questo è un nome decisamente conosciuto. Sebbene King sia uscito dalla mia lista degli autori preferiti da parecchi anni non posso fare a meno di dimenticare quanto ho divorato i suoi libri da ragazzino. Erano in tempi in cui horror faceva rima con King, e in effetti la cosa non era affatto casuale. Molti lo ritengono un autore sopravvalutato, incapace di gestire l’infodump, incapace di scrivere dei finali decenti, sprovvisto di un buon editor.
Accuse in parte vere, per carità. Eppure King è anche uno scrittore che ti fa venir voglia di prendere la penna in mano, di copiarlo. Chissà quanti ci avranno provato dopo aver letto qualcosa di suo, magari IT o The Stand. Tra l’altro è l’autore di due ottimi saggi che reputo indispensabili per gli aspiranti imbrattacarte: Danse Macabre e On Writing.

H.P.Lovecraft

(USA, 1890-1937)

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Altro big in senso assoluto, altro autore horror. Ancora più di King è stato un maestro assoluto per il sottoscritto. Le similitudini col Re non finiscono qui: molti ritengono lo stile di HPL superato, obsoleto. Ridondante e contrario a tutto ciò che dicono i moderni manuali di scrittura. Eppure io sfido chiunque a trovare un autore tanto bravo a descrivere una tematica astratta quale “l’alienità”, la diversità di razze, divinità e mostri totalmente estranei al concetto biologico e mentale di umanità.
Molti dicono che Lovecraft è un maestro della paura, mentre per me è e rimane il maggior esponente mondiale del fantastico in senso assoluto. Per scrivere qualcosa che rientri nei generi fanta-horror è quasi impossibile non aver letto e studiato lo stile del solitario di Providence. Anche nel caso non vi piaccia.

James Herbert

(UK, 1943)

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Autore quasi dimenticato da noi, dopo un periodo in cui Urania pubblicava con una certa costanza i suoi romanzi.
Inglese di Londra, peculiarità che si nota molto leggendolo in lingua originale, Herbert è un autore che si destreggia fin dai lontani anni ’70, saltando tra fantascienza, horror e thriller paranormale. I suoi lavori non sono mai quelli che un critico definirebbe “capolavori”, eppure raggiungono sempre l’invidiabile obiettivo di soddisfare il pubblico di genere, anche quello esigente.
James Herbert è quello che mi piace classificare come un ottimo artigiano della scrittura. Romanzi quali Nebbia (1975), La Reliquia (1978), e I topi (1974) hanno ancora molto da insegnare a un potenziale scribacchino fantahorror. Più di tanti supposti maestri assai più giovani.

Terry Brooks

(USA, 1944)

Top 5: Cinque maestri di scrittura

Ora è deragliato completamente, impelagandosi in una serie infinita di sequel relativi al mondo di Shannara, il suo più grande successo in qualità di autore. Eppure Terry Brooks è un nome che, più di Tolkien (ebbene sì), ha insegnato a molti autori contemporanei come si scrive un certo tipo di fantasy senza scadere nel young adult più scontato e becero.
Brooks ha ridefinito il genere fin dalla pubblicazione de La Spada di Shannara, da molti ritenuto un reboot in salsa moderna dello stesso Tolkien. Probabilmente c’è qualcosa di vero in questa affermazione, eppure lo scrittore nativo di Sterling ha introdotto elementi innovativi, sviluppati poi nel resto della saga.
Ora il suo modo di scrivere fantasy pare sorpassato, mentre in realtà è soltanto copiato. Copiato fino allo stremo, fino all’esaurimento. Ma questa non è colpa sua.

Dan Simmons

(USA, 1948)

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Un altro veterano con l’abilità di spaziare tra una miriade di generi e sottogeneri, senza mai sbagliare un colpo (o quasi). A tutt’oggi la sua quadrilogia I Canti di Hyperion rappresenta il top per quel che riguarda la fantascienza, almeno per il sottoscritto. Ma credo anche per tanti altri lettori. A differenza di altri autori citati in questo articolo Simmons è stato in grado di reggere il passo coi tempi, proponendo romanzi sempre all’altezza. Gli unici svarioni -se così si possono definire- li ha quando mette troppo in risalto le sue convinzioni politiche attraverso i personaggi dei libri. Ma, anche qui, si può non concordare con lui, eppure è difficile fargli una colpa perché ha un credo politico.
Per me rimane un maestro.


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