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[Top 5] Classificando: i film più deprimenti by Silly
Creato il 29 novembre 2013 da Frank_romantico @Combinazione_CL’effetto di una pellicola sulle nostre emozioni è chiaramente un segno imprescindibile della sua qualità. E il dramma è una categoria gettonatissima. I perché si scelga di guardare un film tristissimo possono essere molteplici. Possono essere spunti di riflessione sulle nostre esistenze, fungendo così da esperienza potenzialmente positiva, oppure li sfruttiamo perché siamo autolesionisti e ci vogliamo flagellare, oppure entrambe le cose. A volte la depressione diventa catarsi e ci fa sentire meglio e permette di osservare le nostre vite con più ottimismo. Insomma, come sempre facciamo quel cazzo che ci pare. Vorrei fare una classifica dei film che più mi hanno depresso, quelli che mi hanno lasciato un vuoto cosmico e che mi hanno fatto fumare un sacco di sigarette. Oltre a piangere come una vigna e, in alcuni casi, stare male fisicamente. Con spunti di riflessione, sia chiaro.
5. Revolutionary Road: “Se vuoi giocare alla casa, devi avere un lavoro; se vuoi giocare alla casetta carina, devi avere un lavoro che non ti piace.” Kate Winslet e Leonardo Di Caprio interpretano una coppia intrappolata nel conformismo borghese di una cittadina del Connecticut negli anni 50. Una coppia annoiata e in crisi, che si ravviva con il progetto di scappare altrove, un’idea romantica che ben presto insinua in loro nuove complicazioni. Questo è un film terribile, che racconta l’illusione dell’amore all’interno di una società rigida e benpensante. Non è semplicemente una storia d’amore infelice, è il racconto di un fallimento generale. La Winslet e Di Caprio straordinari.
4. Blue Valentine: “Sembra solo diversa, sai? Non lo so, è solo una sensazione su di lei. Sai come quando inizia una canzone e devi solo ballare”. Dean e Cindy sono due persone che si amano. Si amano tanto. Come in Revolutionary Road l’amore viene visto per quello che è, un sentimento che può contenere un potere immenso, capace di farti compiere follie e decisioni rischiose. Ma è un sentimento che può morire lentamente, fino ad arrivare alla distruzione totale senza possibilità di recupero. Anche qui il fallimento è il fulcro della storia. Lacrime e un dolore fisico allo sterno, per quanto mi riguarda, potentissimo. Ryan Gosling e Michelle Williams perfetti. (Qui la recensione)
3. Mulholland Drive: "Silencio, no hay banda..." Su questa strada di Los Angeles inizia un incubo dall’impatto visivo allucinante firmato Lynch (genio). Questo è il film di Lynch che più mi ha depresso, l’esistenza di Diane (incredibile Naomi Watts), una volta capito il meccanismo, mi strazia l’anima ogni volta. Nel Club Silencio, al suono di quel brano, cedo ineluttabile. Il dolore reale di Diane è così forte da piegarmi in due. Maledetto Lynch. (Qui la recensione)
2. Daisy Diamond: Di questo film già ne parlai qui (vedi recensione), quindi aggiungo solamente che il nichilismo disperato di questa pellicola mi ha fatto stare male per giorni. E la performance della Rapace non la scorderò mai.
1. The Girl Next Door: Questo film è tratto dal romanzo omonimo di Jack Ketchum, ispirato ad un fatto di cronaca accaduto nel 1965. La giovane Sylvia Likens, insieme alla sorella minore Jenny, viene rapita, torturata e assassinata nella cantina della casa di un suo parente nell'Indiana. Sia il romanzo che il film modificano i nomi e le location della tragedia, mantenendo però fedeli le vicissitudini della protagonista. The girl next Door è una film che mi ha distrutto, probabilmente uno dei più potenti in assoluto. Lo batte solamente Salò e le 120 giornate di Sodoma in quanto a malessere fisico (non rientra in questa classifica essendo per me un’opera a parte, che vive di luce e tenebre proprie, impossibile da inserire in qualunque categoria). King lo ha definito giustamente Il lato oscuro della luna di Stan by me. Ho pianto singhiozzando per la sorte della protagonista e per quella dell’unico amico che ha avuto. Sconsiglio onestamente la visione a chi fatica a sostenere un qualsiasi senso di colpa. (Vedi recensione)
Silly
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