Magazine Cultura
Oggi mi andava di condividere con voi una classifica “artistica”, per ricordarci quanto di bello e spettacolare ci sia nel nostro mondo.
Perciò vi propongo quelle che per me sono le cinque opere artistiche più belle in assoluto.
Quelle che più mi hanno colpito, quelle che più suscitano il sentimento del bello e del sublime.
Naturalmente, come per tutte le altre Top 5, anche questa è completamente soggettiva perché rispecchia i miei gusti personali.
5° Posto: Il complesso di Abu Simbel
Si tratta di uno dei complessi monumentali più affascinanti in assoluto. Voluto da Ramesse II, per ricordare a tutti (come avrebbe detto diversi secoli più tardi Alberto Sordi che) “Io sono io, e voi non siete un cazzo!”, ha superato i millenni e ha fatto in modo che sì, Ramesse II venisse ricordato come il più faraone tra tutti i faraoni.
Le statue – è il caso di dirlo – faraoniche all’ingresso del tempio lasciano letteralmente con la bocca aperta, tanto sono gigantesche e mastodontiche. Ma la peculiarità principale di Abu Simbel (che fortunatamente non si è persa nel corso dello spostamento del tempio in occasione della costruzione della diga di Assuan) è che, nel giorno del compleanno e dell’intronizzazione di Ramses, i raggi del sole penetrano all’interno del tempio illuminando il bassorilievo principale nella sala grande.
Spettacolare.
4° Posto: Il Pugilatore
Si tratta di una statua in bronzo che gli esperti attribuiscono a uno dei maggiori artisti dell’età ellenistica (nonché uno dei talenti prediletti da Alessandro Magno), Lisippo.
La statua è fantastica: ritrae questo pugile seduto dopo un incontro. Sul suo volto e sulle sue mani sono presenti i segni della lotta, tanto che sulla fronte e sulle sopracciglia ci sono veri e propri tagli sanguinolenti.
Il Rocky ante-litteram si volta alla sua destra, corruga la fronte, sembra avere un’espressione indagatrice, come di chi volesse apprendere ciò che sta succedendo a poca distanza da lui.
Questo “movimento” – tipico di Lisippo e degli allievi della sua scuola -, associato alle orecchie rovinate e tumefatte (segno distintivo dei pugili di ieri e di oggi) fa pensare che il pugile fosse sordo. E che si fosse “girato” per vedere meglio qualcosa che non poteva sentire bene.
Magistrale.
3° Posto: La crocifissione (Albrecht Durer)
Siamo talmente narcisisti da volerci sempre fare belli agli occhi del mondo, decantando la grandiosità del “nostro” Rinascimento, da scordarci che, di pari passo con l’Italia, ci fu un’altra nazione che in quegli anni visse una rinascita artistica e culturale identica a quella italiana: la Germania.
Il rinascimento tedesco ha regalato capolavori e maestri che nulla hanno da invidiare a titani quali Leonardo, Michelangelo, Raffaello o Botticelli.
Penso, per esempio, ad Albrecht Altdorfer (l’artefice del sublime dipinto “La battaglia di Alessandro e Dario a Isso” ). E penso soprattutto a Durer.
E quando penso a Durer, penso alla sua “Crocifissione”.
Una Crocifissione tremenda, iperrealistica, violentissima. In nessuna riproduzione del supplizio di Cristo ho mai trovato un tale livello di sofferenza, martirio e agonia. Il corpo di Gesù è teso, piegato, martoriato dal dolore. La Madonna, sostenuta da Giovanni, ha un colorito talmente pallido da sembrare più morta di suo figlio. La Maddalena invece, con quelle dita intrecciate e supplichevoli, è il simbolo di chi si trova nell’impossibilità di fare qualcosa di concreto e ha come unico sfogo quello della preghiera.
Completano l’opera le due figure “iconiche”: l’agnello sacrificale – allegoria di Gesù - che si carica sulle sue spalle i peccati del mondo; e l’uomo con la Bibbia aperta, che indica il Cristo, specificando che è la persona di cui le Sacre Scritture parlavano (e quindi testimoniando che le Scritture si sono compiute).
Da brividi.
2° Posto: Il giudizio universale (Michelangelo)
Ritornando, invece, “in casa nostra”, si guadagna la mia medaglia di bronzo “Il giudizio universale” di Michelangelo. Specifico che, per quanto mi riguarda, Michelangelo è stato il più grande artista di tutti i tempi, 10 spanne sopra tutti coloro che lo hanno preceduto, e 10 spanne sopra tutti coloro che sono venuti dopo. Solo un genio ispirato poteva realizzare un capolavoro come la volta della Sistina senza aver mai preso prima un pennello in mano.
Della Cappella Sistina, il Giudizio Universale è il fiore all’occhiello. È probabilmente l’opera perfetta. Di quelle che bisognerebbe vedere almeno una volta nella vita.
- di quando mi hanno cacciato dalla Cappella Sistina, ve lo racconto la prossima volta -
1° Posto: La scuola di Atene (Raffaello)
A pochi passi di distanza dalla Cappella Sistina e dal capolavoro di Michelangelo si trova la mia opera d’arte preferita in assoluto: La scuola di Atene, di Raffaello.
Si tratta di un affresco, che nelle intenzioni dell’artista e del suo committente, Giulio II, doveva essere in aperto contrasto con il suo affresco dirimpettaio, ovvero “La disputa sul Sacramento”.
In soldoni, il tema della famigerata “Stanza della Segnatura” doveva essere palesemente “Ragione vs Fede”.
All’interno de “La scuola di Atene”, l’enfant prodige del Rinascimento italiano riesce a piazzare tutti i più grandi pensatori della filosofia classica.
Alcuni dei quali, con le fattezze di artisti e pensatori della sua epoca.
Figurano infatti geni quali Leonardo (nelle vesti di Platone), Federico Gonzaga, il Perugino, lo stesso Raffaello e Michelangelo* (nei panni di Eraclito).
E voi?
Quali sono le vostre cinque opere d'arte preferite?
---
Piccoli pettegolezzi a caso: si dice che Michelangelo provasse una forte invidia nei confronti di Raffaello, perché aveva individuato nel maestro di Urbino l’unico artista in grado di rivaleggiare con lui.
Cosa, per altro, vera. L’eleganza e la maestria di Raffaello sono le uniche che possono letteralmente essere comparate col genio di Buonarroti. Se non fosse morte così prematuramente, Raffaello, con tutta probabilità, avrebbe superato “il Maestro” Michelangelo.
Perché, se Michelangelo era invidioso della concorrenza di Raffaello, quest’ultimo, invece, vedeva in lui un vero e proprio Maestro. Non è un caso che Eraclito/Michelangelo sia stato inserito “a posteriori”. Raffaello rimase talmente estasiato da un incontro con Michelangelo e da una visita “privata” ad alcune sue opere “work in progress” che volle inserirlo a forza in quell’affresco…
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