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Top email crimes raccolti da ContactLab [Infografica]

Creato il 18 giugno 2012 da Franzrusso @franzrusso

E’ proprio il caso di dire che ContactLab irrompe sulla scena del crimine e trova i colpevoli di quelli messi a segno via email. Oggi vi presentiamo l’accattivante, quanto interesssante, infografica che ci spiega come evitarli

Top-email-crimes

Quante volte ci è capitato in qualità di utenti di cestinare un’email considerata inutile, anche se in precedenza ci eravamo iscritti alla newsletter? La perdita di interesse del consumatore e più in generale le performance poco brillanti di alcune campagne di email marketing sono spesso conseguenza di errori banali eppure molto comuni, generati da piccole disattenzioni dovute all’inesperienza. Queste mancanze possono scatenare ‘email crimes’ a catena, dannosi tanto per i consumatori quanto per le aziende, e lasciare dietro di sé una ‘scena del crimine’ che spesso può essere facilmente evitata affidandosi a un partner competente e con un’esperienza di lungo corso. 

Ogni giorno le inbox sono sempre più affollate e gli utenti sempre più sollecitati – spiega Massimo Fubini, amministratore delegato di ContactLab – . Per chi fa email marketing oggi la chiave è la pertinenza: inviare il messaggio giusto alla persona giusta al momento giusto significa acquisire valore e credibilità agli occhi dell’utente, e di conseguenza, conquistarne la fiducia. È importante mettersi sempre nei panni dell’utente e inviare soltanto messaggi che offrano un reale valore aggiunto e che rispettino i requisiti di chiarezza, trasparenza, e pertinenza. E il consumatore comprerà da chi è stato in grado, nel tempo e con una strategia mirata, di dargli queste garanzie”

Quali sono quindi gli errori più comuni? ContactLab ha realizzato Email Crime Scene – Top email crimes, (scaricabile ed embeddabile gratuitamente su http://www.contactlab.com/top-email-crimes), un’infografica dai tratti accattivanti elencando gli otto ‘criminida evitare nei confronti delle email.

  1. Mittente misterioso: Spesso troviamo un mittente generico che non identifica l’azienda o il servizio che ci sta contattando. Perché un utente dovrebbe leggere il messaggio inviato da un mittente sconosciuto?
  2. E quindi? Il subject non dovrebbe incuriosirmi? Un subject generico, ripetitivo o senza call to action non suscita curiosità e non stimola le aperture.
  3. Non vedo le immagini! Davvero interessante questa ‘x’! I dati sulla consultazione delle caselle ci presentano un utente che si muove con agilità tra le molteplici modalità di fruizione della posta elettronica. Per questo è consigliabile di testare sempre la visualizzazione delle newsletter non solo sui sui principali client di posta e webmail, ma anche sui diversi dispositivi mobili, vista la sempre più significativa diffusione di smartphone e tablet. Quante aziende investono nella creatività di una campagna senza poi curarsi dell’effettiva visualizzazione delle immagini? Lo confermano anche i risultati dell’ultimo Email Marketing Consumer Report (http://www.contactlab.com/email-marketing-report-europe): il 47% degli utenti attiva le immagini in un secondo momento, in tre casi su cinque solo se riconosce il mittente.
  4. Un attacco banale: Non cattura la mia attenzione. Abbiamo pochi secondi per catturare l’attenzione dell’utente e 30 caratteri – come quelli contenuti nell’oggetto dell’email – per convincerlo. A questo scopo gli A/B test sono un ottimo metodo per verificare a costi estremamente contenuti l’efficacia della nostra campagna, analizzando le reazioni degli utenti di fronte a un diverso subject o a un diverso layout.
  5. Il testo è troppo lungo: Mi sto già annoiando… La giusta attenzione al copywriting dei messaggi è fondamentale per determinare la riuscita di una campagna.
  6. E le call to action? Senza perdiamo un’occasione di contatto e di conversione!
  7. Social a tutti i costi: Ma Cosa dovrei condividere? Va bene essere social, ma se non c’è molto da condividere cosa clicco a fare? La presenza sui social network va inserita in una strategia online che miri a costruire e mantenere un dialogo coi propri sostenitori e donatori.
  8. Disiscrizione impossibile: E se segnalassi questa email come spam? In una buona strategia di email marketing occorre mettere in conto la perdita di interesse degli utenti e soprattutto bisogna saperla gestire. È utile rendere ben visibile il link di unsubscribe: rendere il processo di disiscrizione complicato a chi ha già deciso di non seguirci più non porta nessun vantaggio. Piuttosto, si può impostare un survey post-disiscrizione per indagare i motivi di questa scelta.
Concordate con questa casistica? Che ne pensate?Top-email-crimes---ContactLab_infografica

  


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