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Top & Flop della Quarta giornata di Serie A

Creato il 26 settembre 2011 da Postscriptum

Top & Flop della Quarta giornata di Serie A   Dopo quattro giornate di campionato e pensando all’esodo di molti campioni quest’estate, tutti erano convinti di vedere un campionato di basso profilo ma sorprende invece poter dire il contrario.

Se da un lato è vero che i grandi nomi latitano, dall’altro è piacevole notare quanti giocatori stiano emergendo e soprattutto come stia progredendo rapidamente il calcio italiano dal punto di vista tattico ed organizzativo perchè diciamocelo,  a parte le corazzate Juve, Milan ed Inter, nell’ultimo ventennio il nostro campionato aveva dimenticato che fosse possibile sopperire alle carenze tecniche con preparazione ed ordine tattico, oltre che una buona dose di disciplina.

TOP DI GIORNATA

ROMA: al quarto tentativo la Roma centra il successo. La squadra di Luis Enrique comincia a digerire le idee ed i movimenti richiesti dal tecnico. I giallorossi inziano a prendere confidenza col nuovo stile di gioco ma sopratutto iniziano a conoscersi di più e ne è prova la buona prestazione delle punte, finalmente mobili ed ingrado di mettere in difficoltà la difesa del Parma ( unico sufficiente della squadra il buon Giovinco) non dando punti di riferimento.

La palla inizia a circolare con una discreta sicurezza e velocità,gli esterni accompagnano l’azione con maggior incisività e ogni qual volta Osvaldo si accentra tra le linee su movimento ad arretrare di Totti ed a decentrarsi di Borini – che in tal modo allargano le maglie difensive avversarie- la punta ex Españyol si rende sempre pericolosa fino a trovare di testa la rete proprio sorprendendo Paletta da dietro. É una Roma ancora troppo scolastica questa, poco convinta ma, di certo progredisce bene ed il distacco di soli tre punti dalla vetta della classifica permette a Luis Enrique qualche giornata in più per riuscire a dimostrare la bontà del suo lavoro.

SIENA – SANNINO: è in assoluto il binomio più convincente e sorprendente di inizio stagione ,eccezion fatta per l’Atalanta. Il tecnico bianconero attua un turn-over massiccio ad ogni giornata – mai meno di quattro giocatori per partita ruotano in formazione base- ma quello che colpisce ancora di più è lo spirito con cui i bianconeri affrontano ogni gara, corsa, sacrificio ed altruismo. Una mentalità da calcio dilettantistico affiancata ad una guida solida e decisa: altro che matricola! Il Siena gioca come una squadra che in A ci sta da anni e con pieno diritto.

ATALANTA: definire questa squadra la Dea oggi è ancora più calzante, Colantuono ed i suoi hanno messo in piedi un vero miracolo di cinismo e determinazione. I nerazzuri giocano facile, un 4-4-2 tradizionale ed una filosofia radicata nell’ossatura del nostro calcio, dieci punti in quattro giornate, a segno punte e centrocampisti, l’Atalanta è un esempio perfetto di come la tenacia e le motivazioni possano fare la differenza nel calcio moderno, complimenti.

RANIERI: il “normalizzatore” come è stato a più voci definito, tiene fede alla sua fama, per la prima in nerazzuro impartisce poche direttive, restituisce i giocatori al loro ruolo naturale in campo e sopratutto si ricorda che Pazzini è un centravanti e non un soprammobile e l’Inter vince pur non convincendo. Nel 3-1 sul Bologna però, c’è l’ombra di un sospetto, i giocatori si sono sacrificati ed hanno corso per settanta minuti senza sosta, roba che Gasperini non ha visto nemmeno in allenamento e che fa venire da chiedersi se non ci sia davvero il loro ammutinamento dietro il flop del buon Gasp come l’anno passato fu per Benitez.

CHIEVO E CATANIA:  una menzione unica per due team solidi e coriacei. Montella e Di Carlo sono partiti nell’ombra,quasi dimenticati da tutti, ma forse è stato meglio così perchè le loro squadre sono ordinate,umili e consapevoli.  L’aeroplanino è tatticamente perfetto e tocca tutti i nervi scoperti della Juve ed il punto di ieri è un punto guadagnato dai bianconeri difronte ad un Catania sempre in controllo e mai disordinato. Il Chievo abbatte il Genoa sfruttando le sue migliori doti, contropiede e cinismo; le punte gialloblu si alternano la davanti ma tutte vanno in gol, segno che la squadra le supporta a dovere.

CALAIO’: è lui il vero Top di giornata, il pallonetto da trenta metri con cui firma il 3-1 per i suoi è una perla di rara bellezza e restituisce alla Serie A l’ex ragazzo prodigio di Messina e Napoli, ben tornato.

FLOP DI GIORNATA

CESENA:  i romagnoli hanno avuto un inizio di stagione da incubo, zero punti in quattro giornate nonostante abbiano alternato ottime prestazioni come quelle con Napoli e Lazio a performances meno entusiasmanti. Giampaolo dovrà inventare qualcosa, perchè i bianconeri appaiono demotivati e distratti,sopratutto in fase difensiva e se è vero che la sfortuna lo ha penalizzato lo è anche che il Cesena ci ha messo molto del suo e di questo passo il terzo esonero in Serie A si avvicina.

LECCE: i salentini, a parte l’ottima trasferta di Bologna, si sono dimostrati sempre disuniti ed indietro. Sempre a rincorrere palla ed avversari, sempre a dover difendere, mai in grado di impostare il gioco nè di incidere efficacemente sotto porta. Di Francesco è l’altro osservato speciale e se la sua squadra continua così, la lotta per la salvezza è molto più che in salita.

JUVENTUS: dopo tre settimane di complimenti e risultati ecco che la Juve comincia a scricchiolare, Montella individua e sfrutta tutti i punti deboli della vecchia signora, mette in crisi Pirlo piazzando Lodi e Ledesma a tenerlo sempre sotto pressione e la luce bianconera si spegne. Nella ripresa Conte corre ai ripari portando il centrocampo a tre con l’ingresso di Vidal ad affiancare il regista e Marchisio e qualcosa migliora, ma è troppo poco. Il Catania è perfetto ed avrebbe meritato la vittoria, lo abbiamo detto, ma una volta ingabbiato Pirlo la Juve si trasforma in una squadra prevedibile e monotona, quasi del tutto incapace di creare gioco e sfruttare la velocità sulle fasce dei suoi attaccanti e Conte lo ha capito.

Chissà se il tecnico salentino riuscirà a cambiare formula ed eliminare questi limiti, il rischio è che quasto si trasformi nell’ennesimo anno di transizione e lo Juventus Stadium potrebbe non vedere la Champions ancora per due lunghi anni.


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