TOP Post dal mondo expat #11.8.14

Creato il 18 agosto 2014 da Mamma In Oriente

Da ieri pomeriggio siamo di nuovo in Thailandia. I bambini hanno dormito subito negli orari del nuovo fuso, ma si sono svegliati veramente tante volte questa notte. Per questo io oggi fatico a tenere gli occhi aperti. Faccio quindi uno sforzo solo per segnalarvi i post che mi sono piaciuti di più dai “Blog Italiani nel mondo”. Il resto ve lo racconto nei prossimi giorni! Eccoli in ordine di uscita:

“Mork e la scintilla pazza che lo ha riportato su Ork” del blog “Moky’s” dagli Stati Uniti

Questa settimana molti blog hanno dedicato un post alla morte di uno degli attori più amati che aveva, a mio avviso, avuto il grande merito di aver interpretato in maniera magistrale ruoli che ci hanno fatto ridere così come altri che ci hanno fatto piangere. Era un attore che trasmetteva emozioni. Questo post mi ha colpito in particolare perché, partendo dal triste epilogo della vita dell’artista, ci parla della personale esperienza dell’autrice che ha vissuto da vicino la depressione del marito. Il suo messaggio è di non considerare la depressione come una non-malattia, non pensare che le persone che ne sono affette, se solo lo volessero, potrebbero uscirne con facilità. E’una vera e propria malattia dalla quale certo è possibile guarire, ma che è difficile da debellare.

Non è facile stare accanto ad una persona depressa perché il farcela dipende soprattutto da lui, ma è importante riconoscere come vero il suo malessere. Scrive l’autrice:

“E se avete qualcuno nella vostra vita che soffre di depressione, che vive una paura che voi non capite, ma che per lui e’ così forte e potente da dominargli la vita, non accantonate questi suoi sentimenti come insignificanti, o facili da superare, perché per questa persona non lo sono. Che almeno sappiano che sono amati.”

“Dinamiche familiari” del blog “Ero Lucy Van Pelt” da Miami

Un altro bellissimo articolo che prende spunto proprio dal post precedente. L’autrice ci parla di come la depressione di un membro della famiglia può allungare i suoi tentacoli su tutta la famiglia innescando delle dinamiche malate e difficili da capire per chi c’è dentro. Ancora una volta ci dice che la depressione è una vera e propria malattia e che, per uscirne, serve il sostegno sia della famiglia sia di un aiuto esterno che, essendo non coinvolto, può aiutare a capire come è meglio aiutare. Scrive:

“Molto spesso chi osserva da fuori, libero dalle tossine e dalla relazione malata, vede le cose più obiettivamente e può essere d’aiuto. Serve tempo. Serve tempo per guarire, fiducia per rimanere e per sostenere, forza per trainare. Serve ascolto per comprendere e umilta’ per provare a guardarsi dal di fuori.
Non e’ facile. Ma a volte ce la si fa.”

“Auguri” del blog “La vita a modo mio” dalla Svizzera

Ancora un bellissimo post che prende spunto dalla morte dell’attore, ma che ci parla dell’augurio fatto da una madre al proprio figlio. L’augurio di non essere una persona speciale, un genio, perché la storia ci insegna che spesso, le persone dotate di un talento veramente particolare, hanno una vita tortuosa ed in salita e, spesso, alla fine non sono attesi dalla gloria, ma da conti difficili da far quadrare. L’autrice, contrariamente a quello che è il volere comune, augura a suo figlio una vita semplice e normale, lontana da quel carattere di straordinarietà. Scrive:

“Gli auguro serenità, prosperità e pace, quella vera che viene dal cuore, dal sapere di essere parte di un tutto che cerca, suo malgrado, un continuo e precario equilibrio. Un’esistenza lontana dal conflitto, il peggiore veleno che distrugge ogni giorno, a piccole gocce, questo nostro mondo malato…”

習う, delle ali o dell’imparare” del blog “Japon Mon Amour” dal Giappone

Un post intenso che ci parla dell’atto dell’imparare che nella scrittura giapponese ha a che fare con le ali. L’apprendere che è persistenza proprio come il movimento incessante delle ali. Nasce dall’ascolto di chi sa e dall’esperienza. Ed è anche una successione uguale, un ripetersi degli stessi atti per farli divenire propri. Conclude l’autrice che forse anche imparare ad amare è così. Scrive:

“E imparare ad amare e a farsi amare non è diverso. È ripetere azioni, sentimenti, darsi la possibilità di sbagliare, di riprovare, di farsi perdonare. Ed è difficile ma bello.”

Per oggi ho finito. Come sempre, buona lettura!


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