Magazine Italiani nel Mondo

Top post dal mondo Expat #31.8.15 e #7.9.15

Creato il 28 settembre 2015 da Mamma In Oriente
Top post dal mondo Expat #31.8.15 e #7.9.15

Purtroppo, nonostante i mie buoni propositi, da queste parti si fatica a tornare ai ritmi normali e questa selezione da settimanale sta diventando quindicinale. Spero di tornare alla normalità a breve. Intanto ecco i post che più mi sono piaciuti dei primi 15 giorni di settembre, come sempre in ordine di uscita:

Un bellissimo post scritto dall'autrice a suo figlio di pochi mesi dettato dall'indignazione per la tragica morte del bimbo morto sulla spiaggia turca. Che paragona inevitabilmente, con la sua sensibilità di mamma, quella povera creatura a quella sorridente che la sta guardando spensierato. Scrive:

"Tu non lo sai che in un altro angolo del mondo un bimbo come te giaceva a terra, con la faccia rivolta verso la sabbia, senza respirare.
Tu non lo sai che quel bimbo è come te, ha il tuo stesso bisogno di giocare, ha il tuo stesso bisogno dei baci e degli abbracci di mamma e papà... aveva... aveva... era come te."

Un post molto sincero in cui l'autrice ci racconta di aver compreso che odiare il luogo in cui ti trovi a vivere, in questo caso l'India, non solo non serve a nulla, ma è inutile e distruttivo di sé stessi. Entri in un circolo vizioso in cui non riesci ad apprezzare più nulla, nemmeno ciò che c'è di buono, che ti consuma e sfinisce. Scrive:

"Quando odi veramente qualcosa diventi schiavo di quella cosa senza neanche accorgertene, è un lavoro e una fatica enorme, ed io sono così lazy che ad un certo punto mi sono stancata. Così, semplicemente, come avevo deciso di odiare ad un certo punto ho deciso che ero stanca di odiare, perché occupava la mente e mi rubava le energie."

Un post dolcissimo per annunciare la nascita del terzo figlio, nato piccolino ma attaccato alla vita. In un momento tanto brutto per la sua mamma che è dispiaciuta per non avere potuto dedicarsi a lui con tutta la devozione avuta invece per le sorelle. Per non avere dato, ma preso da lui la forza per andare avanti. Scrive:

"Sei il p'tit bonhomme che mi ricorda la leggerezza e la forza connaturate alla vita, nel momento in cui trovare leggerezza e forza per sostenere, per credere e per sperare e' difficile.
Ma tu mi ricordi che e' difficile, non impossibile.
Mi sostieni nel tirare fuori il meglio delle mie risorse interiori."

Un bel post su come sia difficile, una volta che la si è faticosamente conquistata, lasciare andare un'amica provando gioia per lei. Perché all'estero l'amicizia è una delle cose che manca di più e quando si incontra una persona con la quale nasce questo sentimento, ci si sente più forti e positivi, pur sapendo che il rischio che uno dei due riparta è molto concreto. Scrive:

"Quegli abbracci, con la stessa facilità con cui si stringono, si sciolgono da un giorno all'altro. Con la stessa velocità con cui metti a nudo l'anima dinnanzi ad un'altra simile alla tua, ti rivesti per un po' della vecchia armatura."

L'autrice ha maturato la decisione di lasciare Londra ed andare altrove. E' stata una decisione sofferta, ma ora non ha più dubbi e si trova a guardarla con occhi diversi cercando di imprimere un ricordo della propria persona in rapporto a quei luoghi. Scrive:

"Chissa' se I luoghi hanno una memoria e se quando la mia vita si svolgera' altrove, prendendo nuove forme e colori inaspettati, questo posto si ricordera' di me, di come lo avevo sognato, guardato, fotografato, amato e scoperto. Ma ora non e' tempo per la nostalgia...e' tempo di imprimere e io lo sto facendo!"

L'autore ci parla di quel momento in cui, expat da tanti anni, ti sfuggono i modi di dire della tua vita passata. Cerchi di citarli perché calzano a pennello in una certa situazione, ma non riesci a completarli, manca sempre una parola. Insieme ne acquisisci di nuovi ed è anche una soddisfazione quando questo avviene perché denota un'integrazione linguistica, ma rimane un po' di malinconia per quello che invece se ne va. Scrive:

"Ognuno insomma diventa un'isola culturale dove approdano in modo casuale influenze dall'altri mondi, si creano ponti su terre straniere, a volte lunghissimi e resi stabili solo dal tempo, dalla frequenza dei percorsi. Ma ahimè l'isola non basta per accogliere e trattenere, per arricchirsi e accumulare, e qualcosa si perde, nella silenziosa evoluzione del paesaggio, nel nuovo quotidiano che diventa abitudine."

Un post duro, ma pieno di consapevolezza, in cui l'autrice ci racconta le sensazioni che sicuramente la accomunano alle tante donne che cercano di diventare madri attraverso la fecondazione assistita. Paragona il percorso necessario ad un viaggio e ci descrive, fino a farcele sentire sulla nostra pelle tanto sono ben sviscerati, le conseguenze della mancanza di certezze. Scrive:

"Ché poi la meta sia un bel posto, non è dato saperlo in questo tipo di viaggio. Si parte inseguendo un sogno, si parte per cercare e non necessariamente per arrivare. La destinazione ce l'abbiamo ben impressa nella mente, chi di noi - donna alle prese con l'infertilità - non si è mai messa di lato davanti ad uno specchio, immaginando di vedere crescere la propria pancia senza vita."

Per oggi ho finito, buona lettura!

Ti potrebbero anche interessare:


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog