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Top post dal mondo expat #9.11.15

Creato il 16 novembre 2015 da Mamma In Oriente
Top post dal mondo expat #9.11.15

Eccomi all'appuntamento del lunedì con la mia selezione dei post più belli della scorsa settimana dai Blog Italiani nel Mondo.

L'autrice ha raccontato la sua vita da expat in un noto quotidiano e la sua intervista è stata oggetto di tante critiche e commenti non benevoli. In questo post non vuole difendersi, ma spiegare che ognuno decide della propria vita e non è giusto che in tanti si sentano in diritto di criticare. E sottolinea che ogni espatrio, da quello fatto per necessità a quello scelto come possibilità di vita, porta con sé caratteristiche difficili che solo chi ha vissuto può forse realmente capire. Scrive:

"Si noi abbiamo avuto il coraggio di partire, tanti non ce l'hanno. Con questo non siamo eroi ma di sicuro non siamo mostri senza sentimenti! Abbiamo avuto delle occasioni e le abbiamo colte al volo perchè ci corrispondevano. Non è sempre stato facile, perché vivere all'estero non è solo il mondo dorato e l'oasi felici, il quotidiano è quello di tutti semplice, normale, con i problemi che la vita pone davanti, ma si è lontani dai solidi affetti e soprattutto all'inizio da tante certezze."

Per l'autrice è arrivato il momento di lasciare l'Australia definitivamente e questo è il suo saluto ad una città con cui non c'è stato amore, ma che è certa lascerà un ricordo indelebile in loro. Scrive:

"Ti sei impressa perfino solcando i nostri visi con i segni del tuo sole, così aggressivo. Segni che rimarranno lì ad ulteriore testimonianza del nostro incontro.
Tutto questo non può che renderci più forti, allargare le nostre spalle, e farci sentire un po' più cittadini di questo immenso mondo."

Un post molto amaro e sentito. L'autrice ci parla di chi l'ha cresciuta al posto dei genitori ed è rimasta in Italia. Di colei che c'è sempre stata come una roccia, ma a modo suo e con i suoi limiti. Che non ha accettato la sua partenza ed il suo progetto di vita. E continua a rinfacciarlo ad ogni telefonata e a proclamare quanto poco sta valendo quello che sta facendo all'estero. L'autrice ha però imparato, anche se fa molto male, a non farsene scalfire, conscia di quello che invece lei e suo marito stanno facendo, certa del proprio valore. Scrive:

"E di nuovo sento che questa distanza e' stata un bene, per me.
Non saro' quello che voleva lei per me, una realtà che non mi rappresenta in alcun modo.
Non lo saro' perche' sono molto meglio di cosi', ho più fantasia e più cuore.
So ascoltarmi."

Inevitabilmente questa settimana si è scritto tanto dei gravi fatti di Parigi. Tutti post sentiti, toccanti, increduli e sgomenti. Ho scelto questi anche se erano tutti belli:

L'autrice, pur condannando ovviamente quanto accaduto, si sente di dire che trova assurdo condannare tutti coloro che sono islamici, chiudere frontiere ed erigere muri presi dall'onda emotiva del momento. Farsi prendere dalla paura piuttosto che farsi illuminare dalla ragione. Scrive:

"Ebbene, usiamola questa esperienza, questo lumino della ragione, per illuminare tutta Europa e possibilmente tutto il mondo occidentale. Per fare luce dove è buio e trasformare la paura in umanità. Riemergiamo dalle macerie senza produrne di nuove, ma ricostruendo."

L'autrice è incredula ed amareggiata per tanto di quello che legge su Facebook proveniente dal'Italia. Il suo bimbo oggi tornerà all'asilo che frequenta insieme a tanti bimbi islamici e prega che questi non incontrino gente ottusa sul loro cammino quotidiano. Scrive:

"Il suo augurio per quei papa', quelle mamme e i loro bimbi e che possano trovare, lungo la strada, gente illuminata e razionale e non il coro rabbioso e razzista che si leva dalle bacheche italiche di facebook e da alcuni giornali raccapriccianti. Il suo augurio e' che trovino sul loro cammino persone che comprendano e sappiano che l'ISIS non e' l'Islam, che i musulmani non sono i terroristi. Si augura che possano camminare al sicuro, senza temere gli insulti e le accuse, e che venga riconosciuto anche a loro il diritto di essere in lutto per questa citta'."

L'autrice si trovava a Parigi al momento dell'attentato con la sua famiglia. A loro non è successo niente e sono tornati illesi a casa, ma il pensiero va inevitabilmente a quello che poteva essere stato e per fortuna non è. Non può ora fare a meno di imporsi di vivere godendo delle piccole cose, sempre. Perché il domani è troppo fragile. Scrive:

"Potremmo sempre essere noi, al di là degli attentati, ad andarcene all'improvviso.
E allora prendo tutta questa angoscia e la uso per amare ancora di più questa mia vita così normale eppure così fortunata. Questi minuscoli gesti che costruiscono, un mattoncino dopo l'altro, tutto ciò per cui non posso che provare gratitudine, ogni giorno."

L'autrice scrive soprattutto per Valeria, la studentessa italiana rimasta vittima della strage. Perché non può non identificarsi con lei. Perché era una come lei e come tanti altri giovani italiani che hanno lasciato la propria vita per andare a viverne una altrove. Con coraggio e fiducia. Scrive:

"Perchè lei incarna quello che siamo anche noi, forse, quando prepariamo una valigia per dirigerci all'estero. Quando la carichiamo di tutte le aspettative che la vita può riservarci solo se ad essa ci apriamo abbastanza. Quando decidiamo di andare in un altro Paese per studio, lavoro, o solo alla ricerca di qualcosa che sia lí ad attenderci per cambiare il corso delle nostre vite. Quando crediamo in un' Europa unita che sia pronta ad accoglierci e a cui daremo il meglio di noi."

Chiude poi il post parlandoci di una via da seguire che le sembra l'unica praticabile.

Per oggi ho finito, buona lettura!

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