Nuova narrativa dal mondo arabo cresce. Fra thriller politici, blog e graphic novel, ecco i consigli di lettura di Elisa Pierandrei* per chi vuole sperimentare qualche novità di quelle che ci sono ancora in libreria, in italiano.
Vertigo
Vertigo, dello scrittore e fotografo egiziano Ahmed Mourad (trad. di Barbara Teresi, 2012).
E’ un giallo ricco di suspense in cui la denuncia della corruzione si mescola all’immancabile ironia egiziana. Al Vertigo, locale notturno alla moda, ritrovo per la gente che conta del Cairo, il fotografo Ahmad Kamal assiste per caso all’omicidio di due corrotti uomini d’affari, noti per i loro legami con i vertici del potere.Vertigo è diventata anche una serie Tv andata in onda durante il Ramadan 2012. Pero’ i telespettatori ci trovano una sorpresa: Kamal è invece una donna, interpretata dalla splendida attrice tunisina Hind Sabri che abbiamo già visto recitare in un’altra serie araba di successo. E’ quella tratta dal libro Che il velo sia da sposa di Ghada Abdel Aal (uscito in italiano nel 2010).
Beirut I Love You, della scrittrice libanese Zena el Khalil (trad. di Santina Mobiglia, 2010).
Ha scelto internet, nella forma di un blog, per sfogare le sue paure, l’artista libanese Zena El Khalil. Era il 2006 e la sua Beirut si sgretolava sotto i raid degli israeliani. The Guardian ha pubblicato le sue cronache che alla fine hanno ispirato un libro. In Italia: Beirut, I Love You. Inoltre, oggi è anche una installazione, Beirut, I Love You – A Work in Progress, realizzata sempre dall’artista Zena el Khalil in collaborazione con il regista Gigi Roccati, come parte del progetto ideato da Artissima 19 It’s Not The End Of The World. Il lavoro è frutto dei tre anni di collaborazione nell’adattamento dell’omonimo romanzo pubblicato da Zena in un film lungometraggio ancora da realizzare, per la regia di Gigi Roccati.
Metro, del disegnatore egiziano Magdi Al Shafee (trad. di Ernesto Pagano, 2010).
Metro è la prima graphic novel egiziana, e la sua storia è quasi un romanzo a sé. Magdy El Shafee, illustratore e intellettuale egiziano, l’aveva terminata nel 2008: è un thriller a fumetti, storia d’amore e romanzo politico metropolitano, protagonista un giovane programmatore informatico, Shehab, coinvolto in una rapina da un politico corrotto. Ma soprattutto nei disegni si srotolano gli avvenimenti egiziani degli ultimi anni, prima della rivoluzione del 2011, cadenzati dalle fermate della metropolitana che portano nomi dei capi di stato: Nasser, Sadat, Mubarak. All’epoca fu abbastanza per una confisca immediata del volume, l’arresto dell’editore (celebre blogger egiziano) e un processo concluso con una multa per اaver compromesso la moralità pubblica. E’ uscita nel 2010 la sua traduzione integrale in italiano e nel 2012 quella in inglese, testimonianza di un mondo arabo del fumetto che fra censura e denuncia sociale sta conquistando nuovo pubblico.
Ho sognato il Re, dello scrittore marocchino Abdella Taïa (trad. di Stefano Valenti, 2012).
Abdellah Taïa è uno scrittore marocchino esiliatosi in Francia per la sua omosessualità dichiarata. Con”Ho sognato il re” (con cui ha vinto il Prix de Flore 2010 in Francia) ha osato criticare apertamente il re Hassan II, padre dell’attuale monarca, e il suo regime considerato dagli storici uno dei più feroci vissuti dal Marocco. Ha conosciuto un successo considerevole in Marocco (dove inizialmente è stato censurato, poi dal re Mohammed VI accettato e riconosciuto) e in Francia. In questo suo quarto romanzo, evoca la frattura sociale del suo paese, in un Marocco piombato nella paura (gli anni di piombo).
AMALGAM 1-2, della grafica e scrittrice e commentatrice Tv libanese Maya Zankoul (trad. di Chiarastella Campanelli, 2011).
Un diario quotidiano satirico a fumetti che racconta la vita dalle parti di Beirut, attraverso gli occhi di un’audace nemmeno trentenne che parla liberamente di corruzione, maschilismo e disparità sociali. Proprio quello che serve per scuotere la ‘Repubblica debole del silicone (delle plastiche al naso e delle tette)’, come alcuni hanno fatto notare in Libano.
Rapsodia irachena, dello scrittore iracheno Sinan Antoon (trad. di Ramona Ciucani, 2010).
Acclamato poeta iracheno in esilio, ma anche scrittore e traduttore (fra gli altri del memorabile Mahmoud Darwish) e disturbatore dello status quo. Sinan Antoon si è trasferito negli Stati Uniti subito dopo la prima Guerra del Golfo. E a Baghdad ci è tornato solo nel luglio 2003, per girarci un documentario in cui racconta il suo viaggio nella città sotto l’occupazione americana. In questo suo romanzo d’esordio, dal titolo Rapsodia irachena, ci parla della vita sotto un regime, quello iracheno di Saddam, in costante stato di belligeranza. Sullo sfondo la prima di una serie di guerre che ha distrutto un popolo un tempo incredibilmente ricco, non solo di cultura. Siamo negli anni ’80 e l’Iraq è in guerra con l’Iran. Attraverso le memorie che appartengono alla vita di un prigioniero contrario al regime, Rapsodia irachena ci regala in poche pagine una miniatura inedita della dolorosa vita in quegli anni, di cui si sa veramente poco. Sinan Antoon è anche co-fondatore e co-editor del sito bilingue di critica e cultura sul mondo arabo Jadaliyya.
Mi ricordo Beirut, della fumettista libanese Zeina Abirached (trad. di Stefano Andrea Cresti, 2010).
L’hanno definita la Marjane Satrapi libanese per il tratto e le sue tavole in bianco e nero che sono intrise di memorie e storia. Dopo l’autobiografico Il gioco delle rondini, Abirached racconta in questo nuovo volume, sotto forma di ricordi disegnati, l’infanzia. Disegnare la rassicura. Perché le richiede costantemente di ricordare ciò che ha vissuto. Dopo la guerra, dopo la ricostruzione. Beirut cambia a velocità sorprendente, disegnarla per lei è un modo di conservare quanto sa e le piace di essa.
La cintura, dello scrittore e giornalista saudita Ahmed Abodehman (trad. di Maurizia Belmelli, 2010).
L’Arabia Saudita, un mondo lontano diverso dal nostro, dove rigide regole sociali e religiose condizionano lo sviluppo delle arti. Uno scrittore, giornalista e saggista racconta con delicatezza, in un linguaggio semplice e aneddotico, come in un ricordo d’infanzia, il suo mondo incantato di bambino, nato ad Alkhalaf, un paese di montagna situato nel sud dell’Arabia Saudita. L’obiettivo è sublime. Ahmed Abodehman racconta in questo modo il suo attaccamento alle radici e il bisogno di altre culture. Terminati gli studi a Riad (la capitale saudita), nella vita l’autore emigra infatti a Parigi, dove vive con la sua famiglia e lavora (è corrispondente per il giornale saudita Al Riyadh). E’ in questa città europea, scrive nel Prologo al volume, che “ho potuto vedere realmente il mio paese e il mio villaggio; laggiù infatti ero soltanto un poeta. Parigi mi ha consentito di essere un uomo a tutto tondo – che poi è il vero senso della modernità”. Le ragazze di Riad, di Rajaa Al Sanea, permettendo (la copertina dell’edizione Mondadori è assolutamente adorabile … ), è questo lo “tsunami” della nuova letteratura saudita.
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*Elisa Pierandrei è una giornalista che si occupa di mondo arabo. Ha un blog per il quale ha scelto un titolo provocatorio, ShotOfWhisky, dedicato alla vibrante scena culturale araba.
Ha appena pubblicato l’ebook: Urban Cairo. La primavera araba dei fumetti (informant editore), che potete acquistare anche su Amazon. Editoriaraba lo ha invece recensito qui.
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