Ho chiesto a Marcia L. Qualey, blogger del seguitissimo Arabic Literature (in English), di partecipare alla top ten arabista e questi sono i libri che l’hanno segnata di più, come persona e come lettrice. Dove possibile ho inserito l’edizione italiana, ove non presente una traduzione in italiano, ho aggiunto il titolo originale dell’opera citata.
Lo scrittore Ibrahim Nasrallah di recente ha detto che “ogni buon romanzo ti fa capire che, prima di leggerlo, non stavi guardando il mondo con la luce giusta”.
Salwa Bakr, autrice egiziana ha invece affermato: “quando una cosa è scritta bene ti cambia ad un punto tale che non puoi più tornare a come eri prima che entrasse in relazione con te; essa ti conduce dal posto in cui ti trovi in un altrove completamente nuovo”.
I libri che seguono non sono i “migliori” che io abbia mai letto, bensì libri disponibili in traduzione che mi hanno portata – come donna, come persona – in un altrove nuovo. Temo che principalmente siano libri che ho letto negli ultimi anni: la mia memoria è tanto inaffidabile quanto flessibile e si è focalizzata su romanzi lunghi, piuttosto che su racconti brevi, per quanto ne esistano tanti e buoni, come quelli di Yusuf Idris, Mohammad Dib e altri, così come poemi singoli di Sargon Boulus, Saadi Youssef e altri, che mi hanno aperto gli occhi un’altra volta e in modi diversi.
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- Hanan al-Shaykh, Story of Zahra, trad. Peter Ford.
È difficile ricordare per bene perchè l’ho letto molti anni fa, ma ho un ricordo piuttosto preciso della mia mente di 20enne che, dopo averlo letto, era esplosa in piccoli pezzi. Mi ha fatto riconsiderare la sessualità, le relazioni familiari o forse quelle umane?
[in italiano è stato tradotto con il titolo Mio signore, mio carnefice e pubblicato da Piemme, 2011]
- Najib Mahfouz, Children of the Alley
Ero molto giovane anche in questo caso quindi mi è difficile ricordare con esattezza, ma ricordo che leggere questo libro mi fece rivedere le dimensioni della spiritualità e della continuità umana.
[tradotto in italiano con il titolo Il rione dei ragazzi, Tullio Pironti, 2001]
- Ibrahim al-Koni, The bleeding of the Stone
Ha cambiato il mio modo di concepire le relazioni tra gli uomini e il mondo “naturale”.
[in italiano: Pietra di sangue, Jouvence, 1998]
- Sonallah Ibrahim, Stealth, trad. Hosam Aboul-ela
Grazie a questo libro ho riconsiderato la fragilità dell’esperienza dell’infanzia, il modo in cui impariamo le cose.
[titolo originale: التلصص , mai tradotto in italiano]
- Mourid Barghouti, I saw Ramallah (trad. Ahdaf Soueif)
Questo libro mi ha portata a reimmaginare l’integrità in e contro quei sistemi che cercano di strappartela via.
[trad. it. Ho visto Ramallah, Ilisso, 2005]
- Bensalem Himmich, The Polymath, trad. Roger Allen
Un altro libro sull’integrità e i rapporti con il potere, e sulle potenzialità del romanzo.
[titolo originale: العلامة ]
- Non so scegliere, di Elias Khoury, tra Yalo – che mi ha portata a rivedere i rapporti tra violenza, ricordo e tortura e As though she were sleeping, attraverso cui ho riletto il significato della storia.
[Yalo è stato pubblicato da Einaudi; كأنها نائمة non è (ancora?) stato tradotto in italiano]
- Nihad Sirees, The Silence and the Roar (traduzione di Max Weiss)
Ha cambiato il modo in cui prima vedevo altri silenzi e altri rumori; dovunque, non solo quelli che definiscono la vita in Siria.
[titolo originale: الصمت والصخب]
- Adonis, edito e tradotto da Khaled Mattawa
Perchè mi ha portato a rivedere i confini della poesia e le possibilità delle parole.
[Adonis è stato tradotto e pubblicato in italiano da vari editori: Donzelli, Mesogea, Guanda, S. Marco dei Giustiniani e altri]
- Mahmoud Darwish, Journal of an Ordinary Grief (tradotto da Ibrahim Muhawi)
Per la sua battaglia tra l’estetica e…la politica? La realtà? L’umanità? E per il ritmo della sua poesia.
[titolo originale: يوميات الحزن العادي]