Una storia di fantasia che testimonia molto bene la folgorazione vissuta in casa Disney per il nuovo gadget elettronico, tanto che da domani, con il numero 2.902, il settimanale a fumetti debutterà anche con un’edizione appositamente studiata per l’iPad, il cui formato, spiega Carlotta Saltini, direttore marketing di The Walt Disney Company Italia, “ricalca alla perfezione quello del nostro magazine: sembra quasi che Steve Jobs l’abbia creato pensando a Topolino”. Ne è passato di tempo da quando il celebre roditore ha iniziato a scorrazzare tra le striscie a inchiostro di china. Oggi il Topolino a fumetti inizia a essere disegnato interamente in digitale con tavoletta grafica e Photoshop, è protagonista di giochi online e magari presto terrà anche un diario web sul sito del magazine dove, spiega il direttore Valentina De Poli, “pensiamo anche a blog dei vari personaggi, per rendere sempre più stretta l’interazione con i lettori”.
In Italia, come racconta anche una mostra in corso in questi giorni al Museo del fumetto di Milano, Topolino ha mosso i suoi primi passi nel 1932, con pagine a grande formato e didascalie in rima, per poi passare nel 1949 alla versione libretto che ancora oggi troviamo in edicola, conquistando negli anni generazioni di bambini e non solo. “Nell’ultimo mese – spiega Saltini – sono stati 1,4 milioni i lettori tra i 5 e 13 anni, cui si sommano gli oltre un milione di adulti”. La versione su tablet, a dispetto delle previsioni di Zio Paperone, almeno per ora non seppellirà quella cartacea, “che rimane – afferma De Poli – il cuore della nostra produzione. Ci siamo però resi conto che il nostro pubblico di riferimento è quello dei nativi digitali, i ragazzi che hanno imparato a leggere davanti a uno schermo, quelli che, anziché voltare pagina, cliccano, ed è proprio pensando a loro che occorre trasformare il magazine e adattarlo ai new media”.
E chissà che la svolta tecnologica, visto che comunque i possessori di tablet per ora sono perlopiù gli adulti, non contribuisca anche ad allargare ancora di più la platea di chi, pur cresciuto, non ha mai rinunciato alle avventure di paperi e topi.
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