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Torino con una mostra sul beato Giuseppe Allamano ricorda l'ottobre "missionario" ai distratti...

Creato il 10 ottobre 2011 da Marianna06

Già a partire dal 17 settembre, a Rivoli, qualche chilometro fuori Torino, è  stata inaugurata e quindi aperta al pubblico nei week-end , a Villa Allamano, una interessante mostra fotografica per ricordare, a torinesi e non, l'impegno missionario della città subalpina  nel mondo, grazie anche al sogno " un po' folle" per l'epoca del beato Giuseppe Allamano, prete secolare, rettore del santuario de La Consolata in Torino e fondatore poi, qualche anno dopo, dei Missionari de La Consolata.

Villa Allamano di Rivoli, agli inizi del secolo scorso, è stata ,infatti, per parecchi anni la residenza estiva dell'Allamano  e l'impegno mirato del curatore, p.Giordano Rigamonti,sacerdote amatissimo dai giovani e instancabile promotore di campagne di sensibilizzazione sui numerosi drammi  sociali  irrisolti del nostro tempo ( lotta all'Aids-emancipazione e fine della schiavitù degli indios brasiliani...etc.) è stato ed è quello di valorizzare questo immobile di pregio, che offre all'esterno, per altro, del verde piacevolmente riposante  accanto ad una fitta teoria di vigorosi filari di vite.

Il "buon vino" della vigna insomma, metaforicamente inteso,  un invito a rinnovare in giovani e meno giovani, in una prospettiva  che non sia troppo lontana nel tempo, la voglia di testimonianza e di annuncio della Parola anche ai "lontani".

E che questo "annuncio" abbia dato frutti, ieri e oggi, nonostante un certo secolarismo aggressivo, sempre dietro l'angolo e pronto a disfare il già costruito con tanta buona volontà,  lo dimostrano le numerose e accattivanti immagini,d'epoca e non, che sfilano lungo le pareti della mostra.

Una grande scritta invece, che recita "Benvenuti" in 20 diverse lingue,  sottolinea immediatamente l'internazionalità dell'Istituto così come il grande planisfero colorato sotto il pergolato.

Attualmente  sono ventotto in tutto i Paesi del mondo, dove i missionari e le missionarie della Consolata operano. Esiste, infatti, anche un ramo femminile dell'Istituto, nato qualche anno dopo, dalla costola maschile, per coadiuvare l'attività dei missionari  sul campo.

E inizialmente, proprio in Africa (Kenya).

La mostra di Villa Allamano tuttavia punta ad evidenziare e, quindi a rendere noto sopratutto a coloro che sono i meno addetti ai lavori, quelli che sono i quattro maggiori orizzonti della missionarietà attuale per l'Istituto.

E cioè: la sofferenza  e l'emarginazione quotidiana dei Samburu, in Africa; la realtà difficoltosa e complessa dell'ultima "missione" in Mongolia; la situazione a dire poco tragica degli indigeni dell'Amazzonia, che rischiano l'estinzione e, per finire, la condizione dolorosa dei migranti, che giungono invece speranzosi nel nostro Paese.

Considerando che siamo in ottobre, mese "missionario" per eccellenza per la Chiesa cattolica, l'idea di visitare la mostra di Rivoli può essere un ulteriore "input", per chi  ovviamente lo desiderasse, allo scopo di conoscere per divenire in seguito, magari egli stesso, un annunciatore credibile e solidale, perché, come si dice in tutt'altro contesto,  realmente"informato sui fatti".

E... ancora una piccola precisazione ,in chiusura.

Villa Allamano a Rivoli è anche il sito da dove l'Allamano il 24 aprile 1900 spediva al cardinale Richelmy,  a Torino, la lettera in cui gli prospettava la nascita del futuro Istituto.

Una sezione, a parte della mostra, fa conoscere inoltre, a chi lo volesse,   tanto gli scritti dell'Allamano, diligentemente raccolti, quanto la corrispondenza che egli riceveva dai suoi missionari.

L'Allamano, con i mezzi dell'epoca, le lettere, era infatti  un grande comunicatore.

Restaurare e valorizzare Villa Allamano non è dunque un capriccio ma rientra,  doverosamente,  in quelle che è una priorità perché anch'essa è testimonianza di un pezzo di storia dell'Istituto.

Un testimonianza, direi, importante.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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