da "Il salotto letterario di Itamicontas" del 30 maggio 2013
"... mi sono tornate alla mente le allegre serate d’estate passate a sfogliare montagne di granoturco, mais, che noi chiamiamo “meliga”, gli abitanti delle cascine che si riunivano a turno per darsi una mano e, finito il lavoro, all'imbrunire la padrona di casa aveva preparato quello che oggi si chiama buffet, a base di grosse
fette di salame morbido, pane casareccio, polenta, coniglio e pollo in umido, gorgonzola, toma e tomini e tanti dolcetti fatti di farina di granturco e nocciole, che sono le nostre specialità. Il tutto innaffiato da buon barbera e poi … un goccetto di grappa ( di quella buona, fatta da noi). Poi sull’aia sgombra dalle foglie, raccolte a mucchi li vicino, giovani e meno giovani ballavano al suono di chitarre, e più di fisarmoniche. Noi bambini improvvisavamo giochi nel tuffarci tra le foglie - nascondendoci e rotolando come piccoli animaletti fino a quando, ahimé, qualcuno si ricordava di noi e ci riportava a casa! Un altro ricordo molto bello è legato alla vendemmia nell’Astigiano e nelle Langhe, terreni collinosi. I vendemmiatori e anche noi bambini aiutavamo a tagliare i grappoli e a riempire le ceste che poi i più giovani e forzuti rovesciavano in un contenitore di legno a forma di barca chiamato “arbi” appoggiato su una piattaforma con ruote, trainata da buoi. Ora, al ritorno, in discesa, tale carro carico e pesante, scendeva con la “martinica” ( freno) tirata, ma, per maggior sicurezza, era compito di noi bambini formare delle fascine di frasche che venivano legate al carro e sulle quali sedevamo come ulteriore freno! Col trascinarle, si sa, le fascine si diradavano e tante volte ci abbiamo rimesso un po’ di “sederino”.
Il castello di Agliè (TO)
... mi ricordo con tanto piacere quando con i miei genitori e alcuni amici loro, andavamo in gita nelle campagne vicino a Torino. Tra queste, in particolare, il paese di Agliè, con il suo bellissimo castello ( ci hanno girato Elisa di Rivombrosa) i suoi porticati bassi, in mattoni, la chiesa, i piccoli negozi degli artigiani del ferro, legno, paioli e rame, il calzolaio, la panetteria con il suo profumo inebriante e le sue specialità: i grissini “rubatà” che letteralmente vuol dire "caduti", fatti rigorosamente a mano, e tanti altri; il laghetto delle ninfee, l’osteria con il pergolato di uva fragola, i giochi di bocce dove si disputavano partite all'ultima “ buta stupa” (bottiglia tappata), poi canti, risate, prese in giro e, non di rado, compariva una fisarmonica, che è, per antonomasia, lo strumento musicale del Piemonte. Soprattutto ricordo la casa di Guido Gozzano, l’idolo della mia adolescenza, il salotto di nonna Speranza ... signorina Felicita …
Il salotto di nonna speranza all'interno della villa "Il Meleto" ad Agliè(TO)
L' AMICA DI NONNA SPERANZALoreto impagliato ed il busto d’Alñeri, di Napoleone, i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)
il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti, i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,
un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve, gli oggetti col monito salve, ricordo, le noci di cocco,
Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po' scialbi, le stampe, i cofani, gli albi dipinti d’anemoni arcaici,
le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature, i dagherrotipi: figure sognanti in perplessità,
il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto,
il cucù dell’ore che canta, le sedie parate a damasco chermisi ... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!
I fratellini alla sala quest’oggi non possono accedere che cauti (hanno tolto le federe ai mobili; è giorno di gala).
Ma quelli v’irrompono in frotta. È giunta, è giunta in vacanza la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.
Ha diciassett'anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso: da poco hanno avuto il permesso d’aggiungere un cerchio alla gonna,
il cerchio amplissimo increspa la gonna a rose turchine. Più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.
Entrambe hanno un scialle ad arancie a fiori a uccelli a ghirlande; divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guancie.
Han fatto l’esame più egregio di tutta la classe. Che affanno passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.
Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:
Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto di Arcangelo del Leuto e d Alessandro Scarlatti;
Iinnamorati dispersi, gementi il core e l’augello, languori del Giordanello in dolci bruttissimi Versi: ……caro mio ben
credimi almen!
senza di te
languisce il cor!
Il tuo fedel
sospira ognor,
cessa crudel
tanto rigor! Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita Si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita
Torino caffè Baratti
Bei ricordi vanno anche a Piazza Castello a Torino, antica pasticceria Baratti, con la sua galleria interna, vicino al teatro Regio, dove tutta la Torino bene, in modo particolare signore e signorine, si incontravano e si incontrano ancora per gustare le famose “ paste” piemontesi." Enrica BoyGUIDO GOZZANO L E G O L O S E Signore e signorine, le dita senza guanto, scelgon le paste. Quanto ritornano bambine! Perché nessun le veda volgon le spalle in fretta, sollevan la veletta, divorano la preda. Cè quella che s’informa pensosa della scelta, quella che toglie svelta ‘ né cura tinta o forma. Un’altra, con bell’arte, sugge la punta estrema. Invano, ché la crema esce dall’altra parte. Perché non m’è concesso (o legge inopportuna!) di farmivi dappresso, baciarvi ad una ad una, o belle bocche intatte di giovani signore, baciarvi nel sapore di crema o cioccolatte? Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie.