Come si può descrivere lo spirito che anima un festival? Come si fa a capire quali ingredienti mettere in risalto, all'interno di un grande calderone fatto di nomi, immagini, fari continuamente spenti e riaccesi? La neodirettrice Emanuela Martini, critico cinematografico che per anni ha collaborato a svariate edizioni del Torino Film Festival, ha scelto, per la trentaduesima ricorrenza di questa manifestazione, di prendere il meglio da coloro che l'hanno preceduta.
"Conservare la curiosità è vitale, per fare il critico e per fare un festival. E, con la curiosità, l'istinto, il cuore e il cervello che, durante l'immersione onirica in un film, continuano a lavorare in sordina, sotterraneamente, e a farti sobbalzare davanti a certe immagini e a certe emozioni"
Il rigore di Nanni Moretti, la passione di Gianni Amelio, lo spirito pop di Paolo Virzì, e l'intelligenza con cui tutti e tre si sono avvicinati alla kermesse, modellandola in base ai loro gusti ed alle loro idee di cinema, senza mai lederne l'identità e l'unicità. Ma a tutto questo la Martini ha aggiunto un importante tocco personale: la curiosità, la voglia di scoprire le novità delle cose (stili o abbozzi di stile, invenzioni, ritorni al passato, commistioni con altre forme espressive, sperimentazioni eccentriche), con la consapevolezza di aver conservato un occhio attento, nonostante svariati decenni di esercizio critico. Uno dei rischi da scongiurare è infatti quello di far diventare il lavoro del critico un'abitudine ormai logorata dalla routine: e allora si finisce per annoiarsi, guardare troppo spesso l'orologio, non reggere più la visione di tre, quattro, cinque e più film al giorno. "Conservare la curiosità è vitale, per fare il critico e per fare un festival. E, con la curiosità, l'istinto, il cuore e il cervello che, durante l'immersione onirica in un film, continuano a lavorare in sordina, sotterraneamente, e a farti sobbalzare davanti a certe immagini e a certe emozioni".
L'augurio della Martini, prima dell'inizio di TFF32, è stato quindi quello di riuscire a smuovere gli animi attraverso questo genere di "sobbalzi", per stimolare ogni osservatore attraverso gli spunti più diversi, presenti in ogni inquadratura, in ogni storia, in ogni pellicola nuova o insolita da vivere.
E si può dire che l'immaginazione sia stata subito stimolata dalla scelta del film inaugurale proiettato alla cerimonia d'apertura del festival, il 21 novembre: Gemma Bovery di Anne Fontaine (per la sezione Festa Mobile), con Fabrice Luchini e Gemma Arterton. Una piacevole commedia, a tratti sofisticata e imprevedibile, che rende omaggio a un grande mito della letteratura romantica, e, in generale, alla grande forza evocativa di certi personaggi impressi indelebilmente sulla carta e nel cuore di tutti per secoli: è la storia di Martin, panettiere in un villaggio della Normandia, grande appassionato di letteratura romantica, che, con l'arrivo dei nuovi vicini, Charles e Gemma Bovery, coglie subito l'assonanza dei loro nomi con quelli dei protagonisti di Madame Bovary, e inizia a fantasticare. L'immaginazione artistica si mescola quindi con la realtà, attraverso un gioco di attrazione, seduzione cercata, desiderio continuamente alimentato, ma senza che qualcosa sfoci mai nella tragicità del dramma flaubertiano. Il lungometraggio sarà distribuito in Italia da Officine UBU nei primi mesi del 2015.
La cerimonia d'apertura ha visto, inoltre, la partecipazione del musicista torinese Giorgio Li Calzi, che ha eseguito da solo la performance musicale Morricone - A Blind Movie, con tromba e strumenti elettronici, prodotta nel 2008 per la rassegna Jazz Fuori Tema di Tortona, in occasione degli ottant'anni di Ennio Morricone. Si tratta di un film immaginario, un percorso sonoro che parte dalla musica di Morricone, ma anche dalla sua stessa matrice a monte della sua elaborazione: Elio Petri, Leonardo Sciascia, Goffredo Petrassi, Gillo Pontecorvo, Giuliano Montaldo, Carlo Lizzani, Pier Paolo Pasolini, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè. È un breve percorso attraverso il ruolo del potere, della violenza, della storia politica degli ultimi decenni e delle guerre di liberazione: il film si apre con Todo Modo e termina con la scena della tortura finale di Salò o le 120 giornate di Sodoma: due giovani collaborazionisti, nel mezzo della carneficina, cambiano canale della radio e improvvisano un'improbabile danza al ritmo di Son tanto triste, motivo conduttore del film.
La serata di chiusura della manifestazione ci ha invece regalato l'anteprima del film Wild di Jean-Marc Vallée, con Reese Witherspoon (che ha anche prodotto la pellicola) e la sceneggiatura di Nick Hornby. Cheryl Strayed, una vita passata tra droghe e amori sbagliati, decide di buttarsi tutto alle spalle e si avventura per il Pacific Crest Trail, il sentiero che va dal confine con il Messico a quello con il Canada. Contatto con la natura, sconfinata solitudine, rari incontri, un flusso ininterrotto di ricordi e musiche, il tutto amalgamato attraverso un montaggio allucinatorio. L'opera uscirà nelle sale italiane il 19 febbraio 2015, distribuita da 20th Century Fox. La cerimonia di chiusura della kermesse si è arricchita inoltre della presenza di un ospite d'onore, Anna Mazzamauro, che ha aperto la serata con un omaggio ad Anna Magnani, per poi accompagnare la Martini nell'assegnazione dei premi. Recentemente l'attrice ha pubblicato il libro Nuda e cruda (DiamonD EditricE, 2014) in concomitanza con il debutto dell'omonimo spettacolo, scritto da lei, la cui tournée riprenderà proprio da Torino (dal 5 al 7 dicembre al Teatro Erba).