QUANDO SI FINISCE DI CRESCERE E’ GIUNTO IL MOMENTO DI SCOLLOCARSI. Lo hanno ben capito a Torino dove l’Ufficio di Scollocamento ha festeggiato un anno esatto di attività. E allora: crescita economica finita=nuovo paradigma=nuova vita. Ce lo spiega Flavio Troisi, il responsabile dell’Uds del capoluogo piemontese.Un bilancio dell’anno di attività dell’ufficio di scollocamento di Torino: quante persone si sono avvicinate all’esperienza, quanti contatti, quanti risultati?«Abbiamo cominciato nel marzo 2013 con conferenze di presentazione che hanno coinvolto intorno alle 150 persone. Il tema era: perché scollocarsi? Partendo dal libro di Perotti ed Ermani abbiamo raccontato il mondo in cui viviamo e spiegato dati alla mano che non stiamo attraversando una crisi ma un cambiamento d’epoca senza ritorno. Abbiamo esposto dati inconfutabili, tratti in particolare dal testo, inedito in Italia, “The End of Growth” di Richard Heinberg. Sono dati sconvolgenti, ma li ho presentati con lo stile che ho deciso di adottare e più mi appartiene come formatore, il sorriso. Tanto è vero che in alcune momenti il pubblico rideva molto. Mentre in altri impallidiva ed era giusto che fosse così. Dopo i primi incontri abbiamo organizzato quello che chiamiamo “scolloquio”. I partecipanti si sono tesserati e hanno condiviso sia problematiche personali che aspirazioni. L’incontro ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto con esperienze simili: insoddisfazioni, disagio, ma anche tanta voglia di comunicare. Uscire dal guscio e rendersi conto che ci sono altri che vedono la vita come noi è di grande aiuto. Lo scolloquio è stato anche un momento di riflessione guidata. Vogliamo fornire strumenti che allenino a esplorare nuove possibilità, lo sfogo fine a se stesso sarebbe inutile. In seguito ho tenuto un seminario sull’intelligenza emotiva e come gestire le emozioni in relazione al cambiamento. Comprendere e navigare meglio le emozioni (anziché naufragarvi) può fare una enorme differenza per chi attraversa, volontariamente o meno, un mutamento di vita. Il risultato del seminario mi ha confermato che questo approccio alla questione del downshifting e dello scollocamento è fondamentale e mi sono ripromesso di creare un seminario più esteso sull’argomento. Lo abbiamo tenuto lo scorso gennaio con l’ausilio di una psicologa. Sono certo che darà spunto a ulteriori passi avanti. Tra un seminario e l’altro è nato un bel gruppo di persone che si frequentano. In termini di beni relazionali ci abbiamo guadagnato tutti, io per primo. Non sempre è andato tutto liscio, ma fa parte del mettersi in gioco».
QUALE RETE DI CONTATTI AVETE ATTIVATO E QUALI CONSIGLI POTRESTE DARE A CHI VOLESSE AVVIARE UESPERIENZA SIMILE? «I consigli più che altro li chiederei. Il solo che mi sento di dare è: cominciare, fare, tentare e poi, se necessario, aggiustare il tiro sulla base dell’esperienza, ma sempre con la massima onestà intellettuale e senza aspettarsi di farne una attività lavorativa tout-court (non ancora, almeno). E poi agire anche se non si è sicuri al 100% del risultato. Se aspetti di essere sicuro, di avere lo staff giusto, di avere pianificato ogni cosa, non partirai mai. Ultima cosa: DIVERTIRSI! Io tutto questo lo faccio con un grande senso di divertimento, se non ci fosse smetterei. Quando viene a mancare, cambio strada per ritrovarlo, se un giorno non lo troverò più, passerò ad altro, mi scollocherò dallo scollocamento. Lo scollocamento deve essere gioioso, divertente, altrimenti che stiamo a fare qui? Considera anche che per un anno ho operato su base sostanzialmente volontaria, quindi se non ci si diverte, che senso ha? Abbiamo creato molti contatti attraverso il nostro sito, poi con i ragazzi che stavano aprendo un Uds a Bologna, che sono stati ospiti da me in un giorno conviviale e di formazione per i soci, all’aperto. Una bella giornata nella natura, con tante idee e belle persone. Una diretta su La Cosa di Beppe Grillo ci ha permesso di arrivare a tante persone. Ho tenuto contatti con persone in Veneto e in Liguria che volevano aprire un Uds, la coach che ha tenuto una serata su Uds a Roma è una mia amica, credo di averla un po’ sobillata. Poi c’è una bella collaborazione con Andrea Strozzi del progetto Low Living High Thinking. Poi abbiamo partecipato agli Stati Generali del lavoro organizzati dall’associazione Etinomia e il Movimento NoTav. Abbiamo portato il nostro contributo alla tavola rotonda».
COME PENSATE DI PROSEGUIRE? «Torino è una città che ha molto da offrire. Un Ufficio di scollocamento locale ha senso solo se propone attività distintive o comunque con un taglio diverso dalla vasta gamma di proposte già offerte da territorio. La nostra specificità si è dimostrata essere finora la capacità di aggregarci intorno a temi inerenti l’essere, il gestirsi in vista di obiettivi specifici che hanno a che fare la conquista di una maggiore libertà. Vogliamo aiutare le persone a pensare con la propria testa, a liberarsi di condizionamenti più subdoli, che poi sono quelli che pensi di non avere (e che secondo me hanno anche tanti che si ritengono decrescenti puri). Io credo sia necessario sviluppare modelli di formazione per la crescita personale nel contesto del downshifting e dello scollocamento con umiltà, ma non falsa umiltà, anche con decisione. E’ il mio chiodo fisso ed è quello che faccio. Voglio migliorare, fa parte del mio progetto di vita. Da qui in poi vorrei vedere crescere una rete di Uds più fitta e integrata, dandoci una mano tra noi che a questa idea dedichiamo tanto tempo, energie, passione. E pure qualche arrabbiatura ogni tanto, ammettiamolo».
CHE MESSAGGIO MANDERESTI A CHI VUOLE CAPIRE COME PRENDERE IL VIA? «Chi è interessato ai nostri temi si iscriva alla nostra newsletter. Diamo notizia di quello che facciamo, magari vi può interessare. Potete anche proporci vostre idee, cose da fare, iniziative che volete fare conoscere. Trovate il modulo di iscrizione sul nostro sito www.udstorino.it. Abbiamo anche un blog, vi invito a contribuire alle nostre riflessioni con i vostri commenti. E poi un appello. Ci piacerebbe che l’Ufficio di scollocamento di Torino potesse essere ospitato (anche ogni tanto) in un posto immerso nella natura, dove si vivono davvero i valori del downshifting, dello scollocamento, della semplicità volontaria. Noi non abbiamo una sede fissa. Chi ha da proporci luoghi che possano ospitarci, soprattutto in sintonia con le idee dello scollocamento, lo faccia. C’è tanto da inventare e tanto da fare».
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org