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TorinoFilmFestival32. Recensione: 20,000 DAYS ON EARTH. Nick Cave e il suo ego

Creato il 28 novembre 2014 da Luigilocatelli

20,000 Days on Earth di Iain Forsyth e Jane Pollard. Con Nick Cave, Ray Winstone, Kylie Minogue, Susie Bick, Warren Ellis. Festa mobile/Ritratti d’artistaOFF_2000002Ritratto dell’artista Nick Cave da non più giovane, avendo lui passato sulla terra finora 20mila giorni (fate voi il conto degli anni corrispondenti). Benché alla regia ci sia una copia di videoartist, il film è soprattutto una gran narcisata con Nick Cave mattatore che si racconta, si mostra, canta (poco), si mette al centro. Benché abilissisimante confezionato e di modi assai cool, l’ennesimo film celebrativo. Voto 4 e mezzo
OFF_2000003Lo inseguivo da Berlino e adesso che l’ho visto devo dire che non è poi quella gran cosa di cui molti hanno scritto. Ritratto molto da vicino (ma solo apparentemente intimo) di Nick Cave, il pallido prence del rock gotico, il nebbioso signore di tante ballads arrochite. I 20.ooo giorni del titolo sono quelli che lui finora ha trascorso sulla terra, e fate voi il conto di quanti anni siano (io non l’ho fatto). Giovane non è più, questo è sicuro, anche se il capello è sempre assai corvino grazie, immagino, a una tinta massiva (e che non gli sta bene, però lui teorizza che le rockstar devono essere delle icone, “sagome che puoi disegnare con due tratti”, dunque facilmente riconoscibili, dunque immutabili). Sarà anche un gran musicista, però, ecco, il signor Nick Cave non è il massimo della simpatia. Con un narcisimo – ma chi in quel mestiere lì non lo è? – che trasuda da ogni poro e ogni capello. Anelloni d’oro alle dita, occhiali pure d’oro, camicia bianca aperta sul petto: posso dire che è un filo cafonal e che, se dobbiamo stare su quello stile lì, allora mi piaceva di più Califano che se la tirava molto meno? Per carità, il nostro sa stare al mondo, e sa stare davanti alla macchina da presa e usare la macchina-cinema come iedestalo per il proprio mito. Il film è celebrativo, e lui si autocelebra, però lo fa in modo assai furbo e senza darlo troppo a vedere. Ma il fine resta sempre lo stesso di tanti documentari su rockstar e e vari artisti: erigere un monumento in vita al genio. Visto che alla regia c’è una coppia di videoartisti mi aspettavo francamente di più, i due piazzano sì qualche bella immagine, ma contro l’ego di Cave più di tanto non possono. Tremendi i ricordi infantili tirati fuori in una fintissima e pilotata seduta con uno psicanalista: “Da teenager mi vestivo da donna, ma solo perché ero innamorato e incantato da una ragazza”. Travestito in quanto molto eterosessuale. E via così, con rivelazioni che sembrano esplosive (“in quel periodo ni strafacevo di eroina e alcol”) e non lo sono. Tra gli ospiti, l’attore Ray Winstone e la sempre adorabile Kylie Minogue, che con lui ha duettato in un celeberimo hit. Si conclude con concerto all’Opera House di Sydney (Cave è australiano), tanto per non lasciare dubbi sulla museificazione del personaggio. Per carità, siamo parecchie miglia al di sopra di un analogo prodotto italiano, l’abilità nel dissimulare i toni encomistici è somma. Ma il film resta nella sua sostanza insopportabile, nonostante la sua confezione coolissima.


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