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TorinoFilmFestival32. Recensione: WILD, un buon film di chiusura per il festival

Creato il 29 novembre 2014 da Luigilocatelli

Wild, un film di Jean-Marc Vallée. Sceneggiatura di Nick Hornby. Con Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Michiel Huisman. Festa mobile, film di chiusura del TFF32.
FOX_3558.psdPer troncare con un passato di troppi dolori e problemi (la morte della madre, il divorzio, il sesso promiscuo, l’uso di eroina), Cheryl decide di farsi a piedi le mille e cento miglia del Pacific Crest Trail, dai confini col Messico al Canada. Una specie di Camino di Santiago laico. Un percorso si rigenerazione. La sceneggiatura di Nick Hornby tiene il tasso di retorica sotto il livello di guarda e il risutato è un buon film. Dove Reese Witherspoon, anche produttrice, domina incontrastata (e incontrollata). Voto 6 e mezzo
FOX_5059.psdFilm di chiusura del Festival, e non è un cattivo modo per tirar giù la cler. Un vehicle per Reese Witherspoon, che Wild se l’è autoprodotto e che dopo un bel po’ di ciofeche qui torna al buon cinema, e chissà mai che non ci scappi una qualche nomination da qualche parte. Diretto dal Jean-Marc Vallée di Dallas Buyers Club, che conferma la sua abilità nel confezionare prodotti tra cinema popolare e indipendente. Tratto dalla vera storia, naturalmente poi riversata in un libro, di Cheryl Strayed, la quale s’è fatta a piedi tutte le 1.100 miglia del Pacific Crest Trail, il sentiero che nell’Ovest statunitense va dai confini con il Messico su fino al Canada. Una specie di Camino di Santiago de Compostela però in vesione laica e con dentro parecchi echi del mito della nuova frontiera. Immergersi nella natura, contare solo su se stessi e il proprio corpo, per capire davvero cosa si vale, e per migliaia di altre ragioni, non tutte razionali. Cheryl affronta l’impresa per marcare una cesura con il pasato e con i suoi infiniti guai, l’infanzia con un padre violento, il dolore mai davvero superato per la morte precoce dell’adorata madre, e poi le troppe storie di sesso casuale e promiscuo, l’uso e labuso di eroina, il divorzio da un brav’uomo. Un bel mucchio di motivi per provare a rigenerarsi lungo il PCT. Un viaggio fitto di incontri, anche rischi, anche sorprese, da cui ovviamente Cheryl riemergerà cambiata. La retorica del rinascere da se stessi, del ricominciamento, dell’azzero-tutto-e-riparto, così volontaristica, così americana, era il vero rischio di questo film. Non del tutto evitato. Ma la sceneggiatura di Nick Hornby riesce a tenere il tasso di banalità psicologistica e autoredentrice sotto il livello di guardia, e il risultato è un discreto film. Meglio di quel che mi aspettassi, devo dire. Wild fa fatica a carburare, e la prima mezz’ora non ce la fa ad avvincere, poi col passare del tempo e delle miglia macinate da Cheryl le cose migliorano. Un film che, se le donne lo adotteranno, potrebbe diventare un buon successo al box office. Laura Dern, dopo aver fatto la mamma di Andrew Garfield in 99 Homes visto a Venezia, stavolta lo fa di Reese Witherspoon.


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