Tormentum: Dark Sorrow – Tutto ha una conseguenza

Da Videogiochi @ZGiochi
di Vincenzo Di Biaggio

Svegliarsi e sentirsi persi, non ricordare niente, non sapere cosa stia accadendo, né il perché. Sentire una voce che vuole esserci amica e rendersi conto di essere sospesi nel vuoto. In gabbia. Questo è l’unico momento che Tormentum – Dark Sorrow ci concede per essere “vittima” degli eventi. Da questo punto in poi, infatti, dovremo rimboccarci le maniche e lambiccarci il cervello per costruire un futuro diverso da quello verso il quale ci stanno costringendo ad avanzare. Anche a spese degli altri. Ogni nostra azione infatti porterà a costruire un percorso composto da bivi e scelte morali che si ripercuoteranno non solo nel nostro futuro, e tutto verrà messo in conto nonostante il concetto di fatalismo non sembra far parte del mondo che ci circonda.

NON DARE MAI NULLA PER SCONTATO

I primi minuti di Tormentum – Dark Sorrow ci catapultano velocemente nell’atmosfera che respireremo per tutta la durata del gioco; un’atmosfera pesante ma impalpabile, onirica, dove le domande sulla nostra sorte si perdono a causa della necessità di sbrigliarsi di dosso i problemi più impellenti, primo fra tutti: uscire indenni dalla brutta situazione in cui ci siamo cacciati. A spingerci c’è una visione avuta in sogno, l’unica cosa a cui ci si può aggrappare perché è l’unica che ricordiamo, mentre facciamo i conti con la situazione che ci circonda. La devastazione, la dannazione, la sofferenza, la decadenza pervadono totalmente la realtà. Le vite, le anime, diventano prodotti con cui costruire, talvolta ornamenti.

Tormentum, che di base è un’avventura grafica punta-e-clicca, grazie alle interazioni con gli ambienti e i personaggi che incontreremo durante la nostra fuga, ci tiene sempre a stretto contatto con le bellissime ambientazioni costituite da 75 tavole dipinte a mano fornendoci enigmi e scelte morali per delineare il nostro percorso all’interno di questo mondo onirico. La colonna sonora è di buona fattura: ogni ambiente è ben descritto e distinto dagli altri, ci potremo sentire infatti perennemente spaesati nel progredire della storia, nessun luogo ci permetterà di ritrovare qualcosa di familiare, se non il senso di oppressione. Se da questo lato la direzione artistica è stata pregevole, non si può dire lo stesso degli enigmi e le sopracitate scelte morali che dovremo compiere: potremmo avvertire un basso senso di sfida e una narrazione di basso profilo, con le poche righe di dialogo che non ci permetteranno di abbandonarci totalmente alla perdizione che permea la realtà che stiamo vivendo ma anzi risvegliandoci dal torpore dovuto all’abbandono generale per far muovere velocemente le nostre rotelle, farci rendere pienamente conto di ciò che sta accadendo e fornirci gli strumenti per anticipare, volendo, il futuro.

Tutto questo potrebbe apparire un punto a sfavore, e forse lo è, ma questa serie di scelte nasconde l’intenzione e la necessità, per ragioni di trama, di metterci in mano le redini di ciò che sta accadendo fin dal minuto zero perché in fin dei conti siamo sempre noi i responsabili delle nostre azioni ed avremo sempre chiare quelle che potrebbero essere le conseguenze delle nostre scelte. Noteremo anche che le reazioni delle parti in causa non saranno mai eccessive, quasi che basti il tormento che stiamo vivendo come punizione per l’immediato, ma niente è stato lasciato al caso. Tra ciò che viviamo, ciò che proviamo e le nostre scelte non c’è nessun filtro a distrarci e questo è un traguardo difficile da raggiungere anche perché legato a stretto giro con il senso stesso delle nostre vicissitudini all’interno del gioco.


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