Recensione
Jill Farrow di cognome dovrebbe fare Fletcher, come la Jessica già nota Signora in Giallo: come la scrittrice di Cabot Cove, infatti, è vedova, si impiccia di presunti crimini che non la riguardano, gioca a fare la poliziotta e si mette nei guai rischiando la vita. Un po' mi dispiace ridurre così un romanzo che tutto sommato ho letto volentieri, ma alla fine dei giochi questo è quel che mi è restato.
La storia era partita sotto i migliori auspici, con una scena madre niente male: la ex-figliastra si catapulta all'improvviso nella vita della ex-matrigna alla (quasi) vigilia delle nozze, con la notizia sconvolgente che il padre (ed ex-marito della donna) è morto e secondo lei pure di morte violenta. Si possono immaginare riflessioni profonde sul significato di famiglia ai giorni nostri, con una madre ora bis-vedova, due ex-figliastre, una figlia avuta dal primo marito che fu e un prossimo figliastro, un fidanzato-padre e prossimo patrigno, e un cane, tanto per fare l'en plein. In realtà la cosa si risolve con un "vi voglio ancora bene come se foste figlie mie", "la mia mamma sei tu", "di figli ne ho abbastanza, mi mancano solo quelle del tuo ex", condito da un generale "volemose bene".
Per quanto riguarda i risvolti gialli della trama, non c'è molto che lasci a bocca aperta, anzi, lo svolgimento è abbastanza prevedibile: la doppia vita dell'ex-marito fedifrago non è un movente sconosciuto. I momenti di maggiore pathos si risolvono in scenette da filodrammatica, con azioni e reazioni che sanno di preconfezionato.
La protagonista, ascendenze Fletcheriane a parte, non ci porta nulla di nuovo: pretende di essere una pediatra che ha veramente a cuore i suoi pazienti e se ne sbatte del sistema, e ovviamente questo è quello che ci viene mostrato - la donna coraggio che si mette contro i propri capi pur di salvare un bambino malato (manca solo l'amaro montenegro). Tutto è troppo artefatto, risponde precisamente a un gioco di causa-effetto che, intuendosi chiaramente, fa mancare la suspense degna di un thriller. E solo il fatto che a far palpitare il lettore sia la storia secondaria del piccolo Rahul la dice tutta.
I personaggi promettono ma non mantengono, con repentini cambi di opinione non motivati, azioni che non sembrano rispondere a moventi plausibili, sparizioni tattiche e poco credibili, ritorni che portano stampato a lettere cubitali "deus ex machina".
Non nego che il romanzo si faccia leggere volentieri, ma se siete palati raffinati e intenditori del genere, consiglio di evitarlo: non è niente di più che una lettura leggera e poco impegnativa, che non approfondisce degnamente i legami famigliari di una situazione non così insolita ormai né sviluppa appieno il lato thriller che dà il la alla storia.
Giudizio:
+2stelle+ (e mezza)Dettagli del libro
- Titolo: Torna a casa
- Titolo originale: Come Home
- Autore: Lisa Scottoline
- Traduttore: Levantini S.; Bottali G
- Editore: Fazi
- Data di Pubblicazione: 2014
- ISBN-13: 9788864118079
- Pagine: 477
- Formato - Prezzo: Brossura - 14 Euro