
Immagine di WT1190F presa il 7/11/2015 con il telescopio Cassini di 1,52m di Loiano (BO), quando l’oggetto si trovava a 550.000 km dalla Terra, oltre l’orbita della Luna. Crediti: INAF / Buzzoni et al.
Dopo più di 45 anni un pezzo di storia spaziale sta per tornare al suo luogo d’origine. Un oggetto “misterioso” di dimensioni attorno ai tre metri, iscritto all’anagrafe come WT1190F nel febbraio 2013 quando venne scoperto dalla Catalina Sky Survey – un progetto per scoprire comete e asteroidi che minacciano la Terra -, incendierà l’atmosfera un centinaio di km a sud dello Sri Lanka venerdì mattina 13 novembre.
Gli scienziati avevano dedotto che, vista la sua bassa densità, doveva trattarsi non di un asteroide bensì di un manufatto umano, “spazzatura spaziale” come lo stadio di un razzo, ma non sapevano di cosa si trattasse.
Un gruppo di ricerca italiano, guidato da Alberto Buzzoni dell’INAF-Osservatorio astronomico di Bologna, ha puntato l’agile telescopio Cassini di Loiano, sull’Appennino tosco-emiliano, per inseguire le rapide giravolte del misterioso relitto attorno alla Terra prima dell’impatto finale. Non solo le osservazioni hanno contribuito a migliorare la stima precisa dell’ora e del punto d’impatto, nonché delle dimensioni dell’oggetto, ma hanno anche fornito suggerimenti sull’origine dell’oggetto.
Visto il suo colore aranciato, la forma a tamburo (deducibile da alcune variazioni di luminosità) e la sua lunghezza, Buzzoni e colleghi scommettono che si tratti proprio di un protagonista della conquista lunare, un pezzo di cui si erano perse le tracce da molto tempo: il modulo lunare della missione Apollo 10. Il modulo era stato denominato Snoopy, mentre il modulo di comando era intitolato a Charlie Brown, altro protagonista delle strisce a fumetti Peanuts di Charles Schulz.
Partita nel maggio del 1969, la missione Apollo 10 aveva il compito di provare la manovra di allunaggio, senza tuttavia far arrivare il modulo sulla superficie del nostro satellite, impresa che avrebbe invece compiuto la famosissima Apollo 11 due mesi dopo con il leggendario modulo Eagle.
Dopo aver compiuto il suo dovere, al contrario di tutti gli altri moduli lunari, Snoopy non fu distrutto tramite rientro controllato in atmosfera terrestre o schianto sul suolo lunare, ma fu “sparato” nello spazio facendo bruciare tutto il carburante a bordo, e ponendolo in un’orbita solare. Di lì a poco Snoopy esaurì le batterie per le comunicazioni e di lui non si seppe più nulla, nonostante una campagna di ricerca condotta qualche anno fa. Ora, evidentemente, Snoopy ha ritenuto che fosse tempo di ritornare a casa.
Il team che ha eseguito le osservazioni era composto, oltre che da Buzzoni, da Giuseppe Altavilla, Ivan Bruni e Roberto Gualandi, sempre dell’INAF-Osservatorio astronomico di Bologna, con la collaborazione esterna di Marco Micheli del SSA NEO Coordination Centre, all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Per chi è interessato ad approfondire l’argomento, il gruppo ha preparato un’apposita pagina web (in inglese).
Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini
