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Torna Higuain: sabato già di scena a San Siro

Creato il 22 aprile 2014 da Vesuviolive

La testa, le gambe: ma sì, bisogna interrogarsi, radiografarsi, aver certezze; perché il viaggio verso Roma è già cominciato (da un po’) e ora non bisogna negarsi nulla, men che meno un controllo in più. «Starò bene in un paio di giorni». Fatta, quasi fatta: è una corsa con il tempo, è cautela allo stato puro, è il desiderio di esserci all’Olimpico, però anche a Milano, è tutto sommato quella botta un po’ monella che ha spinto Higuain a starsene a casa, a vietarsi Udine, ad ascoltare il suggerimento dei medici. Meno undici, è Fiorentina-Napoli (ormai), è un battito di ciglia, uno sbuffo: è la Partita alla quale non si può dir di no e per la quale il sì va urlato avvertendo le sensazioni positive che venerdì (dinnanzi ai microfoni di Fox Sports) erano del Pipita in versione ottimismo a oltranza. «Ho preso una brutta botta giovedì in allenamento, il dolore è stato forte ma passa in fretta…». Ce la fa. E’ un conto alla rovescia che torna, è la voglia matta che aiuta a lenire ogni ferita, è un appuntamento irrinunciabile in uno stadio che ispira – gol con la Nazionale argentina, doppietta alla Lazio – è l’ultimo tram del desiderio per regalarsi un trofeo, per mettere il proprio timbro su qualcosa che valga, che resti nella bacheca del club e tra le conquiste personali. «Napoli è una città stupenda, ideale per giocare al calcio, che qui viene vissuto con passione simile al mio Paese: e io voglio riportare questo club ai fasti d’un tempo». Tre maggio, l’appuntamento è fissato – e da quanto – e stavolta val la pena di curarsi, di visitarsi dentro innanzitutto con se stesso, per capirsi, per interrogarsi, per non lanciarsi avidamente contro il pericolo: però già l’Inter è ormai prossima per Higuain e le paure sono evaporate durante la Pasqua, complici i messaggi inviati dal corpo – dalla tibia e dal perone sempre meno doloranti – e dalla sensibilità nei movimenti. L’incidente. Ma è stato un attimo di terrore, giovedì 17 aprile: il contrasto nell’allenamento, il rumore sordo del contatto, la fitta lancinante, la scelta di andare subito in clinica, accompagnato dallo staff medico, per mettersi l’anima in pace ed allontanare qualsiasi blanda preoccupazione. «Contusione» : e vabbé, c’è di peggio per chi in ottobre ha deambulato ai margini di se stesso, avvolto il quell’accidente misterioso che l’aveva tenuto fuori a Londra (contro l’Arsenal) e poi con il Livorno e per oltre un’ora proprio all’Olimpico con la Roma. Tornò (quasi) ad essere Higuain con l’Olympique Marsiglia, quando s’inventò un ««no look» per spedire in porta Callejon; si riprese la scena con la doppietta al Torino su rigore che chiuse il digiuno di trentacinque giorni e spense pure ogni sospetto. Pronto. Ma stavolta è stato un banale e però indigesto tackle, quelli che in genere restano lì e che invece ha steso Higuain, la spedito fuori dall’elenco dei convocati per Udine ed è servito per spargere quel filo di pathos su una vigilia interminabile, cominciata chissà quando, però già viva. «Ma ce la farò». Ci sono partite a cui è impossibile resistere. Fonte: Corriere dello Sport


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