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Torna il cristianesimo cretino

Creato il 13 settembre 2012 da Dave @Davide

 

Magdi Cristiano Allam è un grande ottimo capace mediocre giornalista italiano nato in Egitto. Il “middle name” Cristiano, scelto in occasione del suo Battesimo a San Pietro – correva l’a.D. 2008 – sottolinea la conversione di Allam, la cui giovinezza al Cairo fu segnata fin dall’inizio dalla vicinanza ad ambienti cattolici. Ed esattamente come me, che da quando sono diventato vegetariano mi chiamo Davide Cetriolini Piacenza, lo scrittore tiene particolarmente al suo nuovo nome.

Sono scelte di Fede, ovviamente, scherzi a parte. E la Fede, si sa, non è in vendita. Ciò che è in vendita – ad esempio – è Il Giornale, il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti (che immagino paghi i suoi dipendenti e collaboratori, peraltro). Qui, oggi, Magdi Allam ha scritto l’articolo del titolone in prima pagina, cioè: “Torna l’islam assassino” – Allam ha cura di scrivere “islam”, con la minuscola, presentandolo sul suo sito. Non sia mai, che poi sembra quasi che gli si facciano concessioni già nel titolo.

Torna il cristianesimo cretino
La tesi del politico, leader del movimento “Io Amo l’Italia“, ex europarlamentare, ex scrittore (“Io amo l’Italia” è infatti il titolo di un libro con cui lanciava la sua carriera di libero pensatore interessato allo scenario mediorientale) e attuale attention whore, è semplice: l’attacco alle ambasciate americane del Cairo e di Bengasi non sarebbe in realtà opera di Al Qaeda – ovvero della frangia estremista del mondo islamico – ma dell’Islam in sé, che sarebbe un naturale catalizzatore/mandante degli episodi di violenza. Il dibattito sull’argomento non è certo nuovo, ma bisogna dare atto all’autore che, tra l’incipit e i toni pirotecnici di cui è infarcito il pezzo, nessuno aveva osato affrontarlo con una fermezza così cretina. Finora.

Non è questa la verità! Aprite bene gli occhi, guardate chi si accalcava di fronte alle due ambasciate e ha protetto alle spalle i terroristi che si sono fatti largo a suon di bombe e di razzi. Erano uomini e donne, giovani, adulti e anziani, apparentemente persone come tutte le altre. Leggete ciò che era scritto sui cartelli e sui Corani aperti che innalzavano, la nostra condanna a morte per aver osato offendere il loro profeta. Ascoltate bene le incitazioni contro l’Occidente profferite ad alta voce dagli istigatori dell’odio che si mescolavano beatamente tra la folla. No! Non è una scheggia impazzita! La verità che è sotto i nostri occhi e che sentiamo con le nostre orecchie è che questo terrorismo islamico è la punta dell’iceberg di una realtà popolare più ampia, diffusa e radicata che lo legittima, lo sostiene e lo finanzia.

Insomma, il buon Cristiano è certo: “La verità è che “il vero islam” da cui sono posseduti i musulmani è un’ideologia che istiga all’odio, alla violenza e alla morte dei non musulmani“. Tutto qui. Il mese scorso sono stato in Egitto, dove i suoi ex connazionali – oltre a non uccidermi, che è comunque qualcosa – mi hanno offerto cibi e bevande in quantità e trattato con grande gentilezza, unita ad uno straordinario senso di ospitalità. Chissà se il sig. Allam, ispirato portavoce delle radici cristiane d’Europa – così ispirato da aver attribuito, sempre sul Giornale, la colpa della strage di Oslo al “multiculturalismo” – ha visto il cortometraggio su Maometto che si ritiene aver scatenato la rivolta. Chissà se lo ritiene offensivo. Probabilmente no, dato che lo definisce “blasfemo”, tra virgolette. Sarei curioso di sapere come definirebbe le mie opinioni circa papa Benedetto XVI, o almeno se userebbe la suddetta punteggiatura.

Magdi Allam non è nuovo alle prese di posizione dure e “diversamente giustificate” (dannate virgolette, si prestano a qualsiasi uso) nei confronti di tutto ciò che abbia mai lontanamente guardato di striscio un kebab: condannato tre volte per diffamazione (nel 2001, 2011 e quest’anno), Allam in passato si inventò minacce di morte da parte dell’Associazione delle Comunità Islamiche in Italia e calunniò due colleghi del Corriere della Sera e Il Sole 24 ore, quand’era ancora un inviato sul campo. Nel suo libro “Viva Israele” indicava in Rachid Gannouchi, intellettuale islamista tunisino, uno dei fautori di quell’odio antisemita su cui verteva buona parte dell’opera. Ma Gannouchi l’ha trascinato in tribunale e ha vinto la causa.

Non sarò certo io a processare le intenzioni di Magdi Allam, né a disconoscere l’importanza della sua professione di Fede (inteso soprattutto come Emilio). Ma c’è una cosa che vorrei chiedere a chiunque sia giunto qui e abbia voglia di provare a rispondere: perché questi articoli? Che bisogno abbiamo di un “Torna l’Islam assassino” sparato a tutta pagina e di un pezzo che inizia con “Islam assassino!” con tanto di punto esclamativo, quasi a sottolineare la bava alla bocca dell’autore? Qui non si tratta di vendere qualche copia in più, Sallusti. Qui non si parla dei trascorsi della Boccassini o del perizoma della Marcegaglia. Qui, per certi versi, si influenza il senso civico e le altre fondamenta di una società che dovrebbe essere anni luce migliore di quella islamica. Perché se dici ad una persona che là fuori domani potrebbe scoppiare la III guerra mondiale e quella, incidentalmente, non ha l’abitudine (o l’attitudine) di informarsi e controllare, è possibile che ci creda. Con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.

Io non ho nessun problema a leggere proclami di guerra scorrendo le prime pagine dei quotidiani la mattina. Posso leggere che i musulmani sono assassini per forza, va bene. Mi irriterò, cambierò pagina e penserò alla pochezza intellettuale dell’autore. Quello che non voglio, però, è che mia madre e mio padre guardino di sottecchi il nuovo inquilino del loro condominio perché viene da una zona dove vecchi e bambini si divertono a giocare al tiro a segno con gli ambasciatori Usa (almeno secondo Allam). Non voglio che ne siano impauriti perché ha una cultura radicalmente diversa. Non voglio che possano avanzare dubbi a priori sulla sua buona fede, perché qualcuno in malafede li ha furbescamente invitati a farlo, in base alle leggi dello showbiz. Anche perché a me hanno insegnato che la dignità costa più del compenso per un editoriale sul Giornale. Preferisco continuare a crederci.


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