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Da Parolesemplici

 tornareGuardo il vicolo, la mia casa, tutto è familiare.  Eppure c’è qualcosa di sfuocato. I piani torneranno presto a sovrapporsi, ed apparentemente sconderò le emozioni, ma non tornerà tutto come prima, perché se adesso tutto si mescola, le sensazioni hanno unghiato l’anima.

Chissà se esiste l’anima per gli agnostici e se è la stessa dei credenti. Credo conti poco, la mia guida, che vuol fare l’imam, è convinto che siano la stessa cosa ed ha conoscenza e saggezza che non ho.

Non ho mai pensato all’anima in questi giorni, ma al sentire, cercavo di non pensare, di ascoltare e basta, e se adesso l’anima torna non è per rifletterci, ma per trovare un luogo da portarsi appresso. Una sorta di vaso che doni del suo e contenga assieme, dove mettere le mani e trovare unguento o riporre ciò che conta.

Di sicuro non ha relazione con l’anima il chiacchericcio della politica italiana che mi ha investito appena sceso dall’aereo. In questi giorni isolati da internet, ho potuto pensare a dimensioni e priorità di passioni. Al troppo che ci circonda, fatto di sensazioni momentanee che sembrano eterne, a ciò che ci raccontiamo e  ben di più a ciò che ci viene raccontato. Alla manipolazione in atto ed alla auto manipolazione, per autostima, in atto. Ovvero come raccontarsi balle in continuazione.

Alcune parole guida mi girano ancora in testa: potere, forza, pazienza, conoscenza, passioni. Ma con una connotazione più ampia, che dà speranza perché aiuta a vedere che molto di quanto accade è fuffa, distrazione. Penso anche alle battaglie senza passioni di cui mi racconta il giornale, cose che non durano, soverchiate da un quotidiano che brucia solo perché è una fornace. Eppoi diciamocelo, non sono passioni, ma il racconto di qualcosa. Narrazione, come si dice adesso.

C’è qualcosa di tellurico che ha mosso per secoli popoli, uomini, mondo. Come vi fossero state faglie umane che si sono scontrate, hanno allargato, scavato voragini, gettato ponti, ricomposto in continuazione il mondo. Continenti di pensiero ed azione, senza un fine che non fosse la verità di ciò che si voleva fosse ricordato.

 L’ Anima mundi che parlava con l’uomo.

Adesso sembra che i cicli siano rallentati, siano meno significativi e che tutto scivoli nell’uniformità, nell’anomia. Ma magari mi sbaglio: è difficile avere un’opinione vera su ciò che si vive.

Le impressioni si sovrappongono, ci sarà tempo per riordinare e per sentire altro che ora non immagino.

Che non posso immaginare. Verrà.

Non si parte mai davvero ed vero anche il contrario. Allo stesso tempo.

Ed è bello ritrovarvi.


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