Quarta giornata di gare del grande torneo AtlantideZine “Best of 1994 – XXth Anniversary” Tournament! Potrete assistere allo svolgimento delle gare sul nostro minisito dedicato al torneo, sulla nostra pagina facebook e seguendo il nostro profilo twitter. Non dimenticate che a decidere quale album accederà al prossimo turno sarete voi, lettori di AtlantideZine, votando per i vostri album preferiti. Per farlo, indicate le vostre scelte nei sondaggi presenti sul minisito, condividete le nostre immagini su facebook e retwittate i nostri messaggi su twitter. Alla fine della settimana i nostri potentissimi sistemi di calcolo, grazie ad un sofisticatissimo algoritmo sviluppato per l’occasione (…), ci forniranno il risultato aggregato delle vostre votazioni, determinando così i vincitori di ogni singolo match.
La quarta giornata prevede lo svolgimento delle ultime quattro partite del primo turno, tutte relative al regional East. Ecco una breve presentazione degli incontri in programma.
Alle ore 12.00, a Pomona, CA, la testa di serie numero 1, Grace (Jeff Buckley), darà vita al derby californiano con la numero 8, Welcome to the Cruel World (Ben Harper).
#1 Jeff Buckley – Grace. Grace è l’unica esperienza in panchina per Jeff Buckley, ma il coach esordiente ha per le mani la grande favorita del torneo. Squadra completa, bilanciata, con un’emotività e una sensibilità senza pari. Sempre in controllo, con un gioco contraddistinto da morbidi arpeggi, inarrestabili progressioni chitarristiche e melodiche fughe pianistiche, lo starting five è, pound for pound, forse il migliore dell’intero torneo: la chimica tra Mojo Pin, Grace, Last Goodbye, Lilac Wine e So Real è perfetta, e a livello di talento individuale sono tutti tra i Top10 nei rispettivi ruoli. E quando dalla panchina si alza un sesto uomo esperto come Halleluja, arrivato come transfer da L. Cohen, gli avversari hanno un problema serio da fronteggiare.
Statistiche stagionali: #149 US Billboard Top200; #42 UK Charts; #60 Italian Charts; 1x US gold; 2xUK platinum; 1x EU platinum.
#8 Ben Harper – Welcome to the Cruel World. Welcome to the Cruel World ha in coach Harper un altro esordiente, a cui è stata affidata una squadra forse acerba, ma capace di conquistare l’accesso al tabellone grazie a un gioco vecchia scuola fatto di ritmi lenti e ben orchestrati, dedizione in difesa e precisione nell’esecuzione di schemi semplici ma efficaci. In attacco predilige quasi esclusivamente giochi a due tra chitarra e voce (Walk Away, Forever) che portano quasi sempre a tiri ad alta percentuale. Non mancano tuttavia elementi più versatili, capaci di andare in campo aperto (Breaking Down, Mama’s Got a Girlfriend Now) ogni qual volta la pressione difensiva di Like A King e Don’t Take That Attitude to Your Grave genera una palla recuperata.
Statistiche stagionali: #11 French Charts; Allmusic 3/5; #409 RYM Top Albums of 1994.
Alle 13, in un casolare sperduto tra i monti dell’Appennino Tosco-Emiliano, IT, la testa di serie numero 2, Parklife (Blur), scenderà in campo contro la numero 7, Ko de Mondo (C.S.I.).
#2 Blur – Parklife. Parklife, agli ordini di coach Albarn, è, secondo alcuni, la formazione che ha sublimato i concetti della brit-pop four-corners offense. La varietà di soluzioni previste dal modulo di gioco (suadenti circolazioni pop, occasionali trappole synthpop, sfuriate punk-rock, improvvisi break difensivi new wave) ne fanno una squadra eclettica e un po’ confusionaria. L’attitudine in campo è scanzonata, apparentemente poco concentrata e spesso con la testa fra le nuvole, ma si tratta di un’ingenuità solo di facciata. Boys & Girls ha ricevuto il SOY (Single of the Year) da NME, mentre End of the Century, Parklife e To the End hanno tutti ricevuto almeno una nomination nei quintetti stagionali.
Statistiche stagionali: #1 UK Charts; #8 EU Charts; 4x UK platinum; #34 NME Greatest Albums of All Time.
#7 C.S.I. – Ko de Mondo. Il DNA di questa fondamentale istituzione del rock italiano è radicalmente mutato a causa di recenti sconvolgimenti geopolitici: Ko de Mondo, abbandonato l’inquadramento marziale di epoca sovietica, predilige ora un’approccio più compassato, basato su semplici schemi art rock e accenni di zone press new wave/post-punk. Il roster conta sia su elementi aggressivi dalla fisicità importante (A Tratti, Palpitazione Tenue, Celluloide), che su atleti tecnicamente più raffinati (Intimisto, Occidente). Coach Ferretti salmodia incessantemente dalla panchina, arringando i suoi con un misto di saggezza popolare e mistica religiosa. Arrivano al torneo accompagnati da una delle tifoserie più politicizzate di sempre.
Statistiche stagionali: DeBaser 4.36/5; OndaRock.it 8/10; #370 RYM Top Albums of 1994.
Alle 15, a Manchester, UK, la testa di serie numero 3, Definitely Maybe (Oasis), sfiderà la numero 6, Whiskey for the Holy Ghost (Mark Lanegan).
#3 Oasis – Definitely Maybe. Il coaching staff presieduto dai fratelli Gallagher rivendica la paternità della brit-pop four-corner offense, e arriva al torneo con il dente avvelenato per aver ricevuto un seed più basso rispetto a quello garantito ai rivali Parklife, già sconfitti nel torneo della British PopRock Conference. Imperniata sulla fluidità del gioco chitarristico in attacco e sempre agguerrita in difesa, con un uso magistrale della voce per richiamare l’attenzione su tagli e blocchi, Definitely Maybe ha sbaragliato la concorrenza durante la regular season e stravinto il torneo di conference. Le stelle riconosciute sono Supersonic, Shakermaker e Live Forever, ma la squadra è sorprendentemente ricca di talento in tutti gli 11 effettivi portati a referto.
Statistiche stagionali: #1 UK Charts; #58 US Billboard Top200; 7x UK platinum; Allmusic 5/5; #1 NME Greatest Albums of All Time.
#6 Mark Lanegan – Whiskey for the Holy Ghost. Coach Lanegan, nonostante la giovane età, è già un veterano della panchine, con esperienze che vanno dalle leghe minori della zona di Seattle (dove ha giocato e allenato un po’ con tutti) fino al prestigioso ingaggio nello staff della franchigia professionistica degli Screaming Trees. Whiskey for the Holy Ghost è la sua seconda uscita da capo allenatore e questa volta, nonostante si tratti di una piccola isitituzione privata con poche borse di studio a disposizione, la sua squadra è tanto convincente da aver meritato un posto in tabellone, dove arriva con una sinistra fama di ammazza-grandi. La forza della squadra risiede nel collettivo, ma River Rise e Pendulum obbligano le difese avversari ad attenzioni particolari.
Statistiche stagionali: Allmusic 4.5/5; Rolling Stone 4/5; EntertainmentWeekly A-.
Alle 17, a Melbourne, AU, la testa di serie numero 4, Monster (R.E.M.), si contenderà il passaggio del turno con la numero 5, Let Love In (Nick Cave & The Bad Seeds).
#4 R.E.M. – Monster. L’ateneo georgiano rinnova significativamente il proprio stile di gioco con questa formazione Monster, aumentando vistosamente il ritmo rispetto alle annate precedenti e alzando di una tacca intensità e aggressività. In regular season hanno dominato come pochi, affidandosi più che in passato a individualità ricche di velocità chitarristica e solidi, benché ruvidi, fondamentali rock, e assecondando gli istinti glam di What’s the Frequency, Kenneth? e Crush with Eyeliner, la sfacciataggine di Tongue e il vibrante palleggio slapping di Bang and Blame.
Statistiche stagionali: #1 US Billboard Top200; #1 UK Charts; #6 Italian Charts; 4x US platinum; 3x UK platinum; 2x EU platinum.
#5 Nick Cave & The Bad Seeds – Let Love In. Con Let Love In il veterano australiano naturalizzato inglese Nick Cave ha tra le mani una delle migliori formazione della sua carriera. Estramemente metodica, Let Love In è in grado di imporre un ritmo cadenzato a metà campo grazie a Nobody’s Baby Now e Do You Love Me?, di mettere pressione in difesa con il ruvido Thirsty Dog, di sfruttare il campo aperto con Loverman e di colpire da fuori grazie alla mano incandescente di Red Right Hand.
Statistiche stagionali: #12 UK Charts; #8 Australian Charts; Allmusic 4/5; Pitchfork 8.5/10.