Di Walt Whitman ho letto veramente poco. Qualche poesia di qua e di là al massimo. Eppure, ogni tanto mi imbatto nei suoi scritti o in una sua fotografia, e penso che in fondo questo poeta semi-sconosciuto alle masse, di cose doveva averne da dire. Lo si evince, almeno parlo per quello che ho letto io, dall’entusiasmo che metteva nei suoi scritti.
Oggi sono andato a curiosare e ho scoperto che il suo piatto preferito era un’invitante torta al caffè. Ed ecco la ricetta attribuita a lui, che si diceva si dilettasse pure a cucinare e sfornare personalmente questo dolce, per poi regalarlo.
3/4 di ciotola di mirtilli secchi
2 tazze di farina
1 1/2 cucchiaini di cannella
1/2 cucchiaino di noce moscata
1/2 cucchiaino di chiodi di garofano
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino di crema di tartaro
1/2 cucchiaino di sale
4 cucchiai di burro non salato a temperatura ambiente
1 tazzina di zucchero
1 uovo
1/2 tazzina di caffè freddo
1/4 di tazzina di melassa
1/2 tazza di latte
Zucchero a velo per spolverare (opzionale)
1. Mettere a bagno i mirtilli secchi in acqua calda per 20 minuti. Nel frattempo imburrate una teglia da forno. Preriscaldate il forno a 350 ° C.
2. In una ciotola, setacciate insieme la farina, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, il bicarbonato, il cremor tartaro e il sale.
3. In una grande ciotola, amalgamate insieme il burro e lo zucchero. Aggiungere l’uovo, il caffè, e la melassa. Mescolate fino ad ottenere un composto liscio e senza grumi:
4. Aggiungete gli ingredienti secchi e latte alternativamente al composto di burro. Scolate i mirtilli e uniteli all’impasto.
5. Versare nella teglia preparata e cuocere dai 30 ai 35 minuti. Lasciate raffreddare 10 minuti, cospargere con zucchero a velo e servire caldo.
Se comunque volete apportare qualche modifica (io al posto dei mirtilli metterei del cioccolato in scaglie o in gocce), sentitevi liberi, sopratutto nel caso non troviate alcuni ingredienti come il cremor tartaro o la melassa.
Per concludere, vi lascio con una poesia di Whitman che mi ha colpito, forse una delle poche che mi possono essere affini come gusto.
Abbassa il tuo sguardo, bella luna
Abbassa il tuo sguardo, bella luna, e inonda questa scena,
Versa benigna i fiotti del nimbo della notte
Su volti orrendi, tumefatti, violacei,
Sopra i morti riversi con le braccia spalancate,
Versa il tuo nimbo generoso, sacra luna.