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total recall – atto di forza

Creato il 16 ottobre 2012 da Albertogallo

TOTAL RECALL (Usa 2012)

locandina total recall - atto di forza

Un futuro distopico post-apocalittico con tante macchine volanti e cose cinesi in giro; una crudele dittatura militare; Colin Farrell che è un operaio sfigato ma che poi in realtà è uno dei capi della resistenza solo che non se lo ricorda; Kate Beckinsale poliziotta cattiva; Jessica Biel ribelle buona; personaggio di colore che muore quasi subito; tre quarti d’ora abbondanti di spari ed esplosioni. Ecco, non è poi tanto male questo Total recall, che oltre a essere il remake di quel film con Schwarzenegger che tutti abbiamo visto da piccoli è anche e soprattutto ispirato a un racconto di Philip Dick. Sì, non è poi tanto male, per carità, si fa guardare, classico film disimpegnato da domenica sera tanto per smettere per due ore di pensare al lunedì mattina. Però è proprio tanto, tanto un film del cazzo, e questo va detto. Privo di qualsiasi ironia, di qualsiasi originalità, recitazione buttata lì alla bellemeglio (e d’altronde è il prezzo da pagare quando vuoi infarcire un film di bonazze incompetenti), idee scopiazzate da mille altre pellicole…

Ecco, a proposito, visto che di questo film non ce ne frega poi molto, e visto che non mi ricordo abbastanza l’originale – l’avrò visto su Italia1 quindici anni fa – per impostare la recensione su un confronto tra i due (e men che meno ho letto il racconto di Dick), direi di concentrarci sugli elementi di Total recall che più ricordano, rimandano, riprendono, insomma, sì, copiano altri film ben più memorabili. A dimostrazione del fatto che, nel cinema, e soprattutto nel cinema di genere, e soprattutto nel cinema di genere che tende a fare un po’ schifo, nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto, al limite, si ricicla. Be’, partirei innanzitutto con il sempreverde Blade runner: l’Unione Federale Britannica di Total recall è terribilmente simile alla Los Angeles del capolavoro di Ridley Scott (pure quello ispirato a Dick, ma che ve lo dico a fare). Nelle piccole menti dei produttori di Hollywood il futuro è un posto infestato da cinesi brutti, sporchi e cattivi – e chissà, magari hanno anche ragione. Ma vogliamo passare alla questione “impiantare/rimuovere ricordi fasulli nella/dalla mente delle persone”? Ecco, a parte di nuovo Blade Runner, direi che in questo caso i punti di riferimento sono soprattutto due: Eternal sunshine of the spotless mind (furto di idea casuale: Len Wiseman, regista di Total recall, cafone com’è, secondo me Eternal sunshine non l’ha nemmeno visto) e Inception (furto di idea consapevole). Ma la questione delle realtà parallele, del “chi siamo veramente? Forse che qualcuno ci sta fregando?” non può che rimandare anche al solito Matrix. C’è poi l’affaire Inghilterra: ok, una location, specie se così ampia, non può essere considerata un plagio né un’idea rubata, ma c’è da dire che, da 28 giorni dopo a I figli degli uomini passando per Doomsday e V per Vendetta, l’idea di ambientare storie fantascientifiche e/o fantapolitiche e/o post-apocalittiche nel Regno Unito è diventata davvero un cliché (un po’ come tutti quei film americani recenti che si svolgono al confine tra Stati Uniti e Messico – ma lì la faccenda è più interessante). E che dire, infine, di Doug Quaid/Carl Hauser, il personaggio interpretato da Farrell? A me, con quel suo lento processo di riacquisto della memoria, con quel suo graduale (ri)trasformarsi in un’addestratissima macchina da guerra (però buona e quasi riluttante), ha ricordato il caro vecchio Jason Bourne.

Total recall: un film derivativo.

Alberto Gallo



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