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Touched

Creato il 30 gennaio 2013 da Labellaeilcavaliere
Elisa S.Amore
Touched

Titolo: Touched
Autore: Elisa S.Amore
Editore: autopubblicato
Prima edizione: 8 novembre 2012
Dimensioni:1101 KB
Pagine: 425
Prezzo: Kindle - € 2,99

Ero preparata a leggere una storia piuttosto banale, senza troppi colpi di scena, ma in fondo è quello che mi aspetto sempre dal genere. La storia d’amore maledetto tra un ragazzo bello e oscuro (segnatevi questo aggettivo, perché ci tornerò dopo) e una ragazza che si ritiene scialba e normale (smentita ovviamente da tutti gli altri) fa parte del pacchetto quando si legge uno young adult sul genere paranormal. Lamentarsi di questo è un po’ come leggere un giallo e stupirsi perché ci sono degli omicidi da risolvere.
No, quello che mi ha totalmente sconvolta, sbriciolando il mio cuore in mille schegge (anche questo segnatevelo) non è stata la storia un po’ insipida e con influenze così forti da Twilight da sembrarne quasi una caricatura. No, no, e ancora no. Quello che mi ha sconvolto è stata la sistematica, volontaria, irrefrenabile violenza sull’italiano e la sua grammatica. Prima di arrivare a questa parte, vorrei spiegare perché ho detto che mi sembra una caricatura di Twilight.
Facciamo un gioco. Vi darò alcuni elementi, e voi dovrete dirmi di che libro sto parlando. Pronti? Via.
Lei è una ragazza normale, occhi e capelli marroni, immersa nel suo mondo, e rilegge spesso un classico della letteratura inglese ottocentesca. Solo lei pensa di essere priva di attrattive. Lui è bello, ricco, affascinante e i suoi occhi sembrano cambiare colore. Nasconde qualcosa. La storia è ambientata in un paesino immerso nei boschi dove improvvisamente avvengono fatti inspiegabili.
Lei è la preda, lui il predatore.
Devo andare avanti?
Quando Gemma incontra Evan per la prima volta, non sa che lui è l’Angelo mandato per ucciderla ma ne resta folgorata. Così folgorata, in effetti, che ci sono ben cinque pagine di descrizione dei loro sguardi, con tanto di stomaci attorcigliati, cuori impazziti (segnate anche questo), oscure sensazioni e mistiche ragioni che le impediscono di distogliere lo sguardo. Vengono interrotte da Peter, l’amico di infanzia di Gemma, che interrompe questo mistico incontro col selvaggio (non ho ancora capito per quale motivo si riferisca al povero Evan come a un selvaggio, a meno che nelle interminabili e ripetitive descrizioni io non mi sia persa un gonnellino di pelle e ossa infilate nel naso come orecchini). Ovviamente Peter non può vedere il nostro selvaggio e Gemma è quasi convinta di esserselo sognato. Invece Evan spunta fuori di nuovo, proprio nella sua scuola, insieme a un’altra creatura bellissima: Ginevra, descritta come Dea delle ninfee. Ora, ditemi che sono un’ignorante, ma io di Dea delle ninfee non ho mai sentito parlare, a meno che non volesse dire una Ninfa.
Seguono incontri dove lei dimostra quanto sia imbranata con i ragazzi (e ci starebbe anche! Mi piacciono i personaggi impacciati e quando combinano qualcosa di imbarazzante non posso fare a meno di tifare per loro). Ma qui ad essere imbarazzante non è stata lei, la cosa imbarazzante è come si svolge l’intero discorso. Quando poi Evan, con voce sensuale e accattivante, la chiama “crostatina” allora no, non ce l’ho più fatta e sono scoppiata a ridere. Peccato che la situazione intendesse suscitare tutt’altra emozione.
Per arrivare a una svolta interessante della storia bisogna arrivare alle ultime duecento pagine. Quando finalmente entrano in gioco i “fratelli” di Evan, che mi hanno ricordato Emmett, solo sdoppiato in due, e il fantomatico cattivo della storia. Non dico di più sulla trama nel caso decidiate di imbarcarvi in prima persona in questa impresa.
Passiamo invece alla parte che mi preme di più e che mi ha reso così intransigente sugli altri aspetti.
Prima di tutto devo dire che appoggio l’autopubblicazione. Purtroppo l’editoria italiana, per paura di rischiare o per altri motivi, spesso non dà il giusto spazio ad autori che meriterebbero, ma non è questo il caso. Leggendo Touched il sentimento che ho provato per tutto il tempo è stato quello di essere presa in giro.
Gli errori grammaticali e di sintassi erano così numerosi e imbarazzanti che non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile. Mi chiedo se l’autrice, prima di metterlo in vendita con una bella copertina, l’abbia riletto.
A parte la ripetizione selvaggia di aggettivi come inquietante, sinistro, spettrale e oscuro, che tornano come una cantilena per tutto il libro, gli errori e le imprecisioni lessicali mi hanno fatto veramente rabbrividire. Oltre all’irrequietezza del cane che le “contorce lo stomaco”, durante tutto il libro ho assistito con una certa preoccupazione mentre il suo cuore si fermava a più riprese (capisco che sia un’immagine ad effetto, ma se la si usa ogni due paragrafi, credetemi, viene voglia di chiamare il pronto soccorso perché le faccia un ECG) e dopo essersi fermato riprendeva la sua folle corsa oppure si raggrinziva (immagine che, per livello di orrore, sarebbe stata più adatta a un racconto splatter). Mi sono preoccupata anche quando “l’entusiasmo di Jenna esplose nelle sue pupille”. Insomma, mi sono chiesta se si fosse fatta male, povera. Un’altra gaffe che mi ha impedito di andare avanti nella lettura per le risate è stata quando ho letto questa frase: “la folla iniziava ad agitarsi in preda al panico come formiche in un formichiere”. In effetti immagino che nello stomaco di un formichiere non si stia troppo comodi, ma penso che in questo caso dovesse esserci scritto formicaio. Sono rimasta altrettanto sconvolta da “cancelli che vengono divaricati” e “asciugamani che vengono impugnati”, per passare poi a Gemma che scaraventa la porta d’ingresso all’interno della casa. Se ve lo state chiedendo, no, la porta non viene sradicata, resta sui cardini e se la richiude anche alle spalle. Ho preso almeno tre pagine di appunti su altre cose del genere, come “tranci di torta” (esistono?) o espressioni che si infittiscono (cosa vorrà dire?), per arrivare poi a frasi come “Il cuore mi balzò alla gola”, al che, l’unica risposta che mi è venuta in mente è stata: occhio che non ti morda. Proseguendo sulla strada delle imprecisioni lessicali, sono stata braccata per tutto il racconto dal verbo “schernire” usato impropriamente in frasi come “mio padre mi schernì quasi supplicando”, lasciandomi in dubbio su cosa volesse fare il padre. Lo stesso verbo torna anche nelle scene romantiche tra Gemma ed Evan, con lui che la schernisce sorridendo. Forse è un mio problema, ma se un ragazzo mi schernisse la mia risposta sarebbe uno schiaffo.
Arriviamo così alla fine, il tasto più dolente, quello che tutti, ammettiamolo, dimentichiamo spesso. I congiuntivi.
Sì, lo so. Sono noiosi, antipatici, sembrano una malattia. Ma che ci volete fare? Per adesso si devono ancora usare, soprattutto nello scritto. E Touched ne è un vero cimitero. Uno per tutti: “Prima che sarebbe stato troppo tardi”. Quando l’ho visto ho pensato di aver letto male, ma non era così. E purtroppo se ne sono aggiunti altri.
Sono arrivata alla fine di questa recensione, anche se di cose da dire ne avrei ancora tante. Prima di tutto ribadisco che sono favorevole all’autopubblicazione e so di libri splendidi che rientrano in questa categoria (vedi Nuova Terra recensito da Angharad). Quello che non posso sopportare è essere stata presa in giro in questo modo, perché gli errori che ho elencato, insieme agli altri di punteggiatura o di ortografia che non avrei avuto il tempo o la pazienza di segnalare per intero, erano così evidenti che una semplice rilettura sarebbe stata sufficiente per eliminarli almeno in parte. È chiaro che l’autopubblicazione implica un impegno e una difficoltà maggiori, ma se invece di ciondoli e booktrailer ci fosse stata più attenzione per la sostanza (e la grammatica, la povera grammatica!) il libro non sarebbe stato, a mio avviso, così desolante. Tornando alla trama, oltre alla banalità non aveva nulla di così tremendo da non poter essere recuperato con un buono stile o eventi secondari accattivanti. Invece ho avuto l’impressione che l’autrice si sia persa tra stomaci che si contorcono, moti di lacrime, cuori che si ribellano alla mente, che a sua volta si ribella all’istinto, mentre tutti vengono oppressi da oscuri presentimenti e mistiche verità.
Non fraintendete. Adoro lo stile barocco, le descrizioni dettagliate e gli accostamenti inaspettati di parole e sensazioni. Ma qui gli accostamenti non erano originali, erano semanticamente scorretti e così ripetitivi che per tutto il tempo mi sono sentita come sotto un bombardamento di errori grammaticali.
Se al liceo avessi consegnato un tema scritto in questo modo, avrei avuto un 2 in pagella.
L’unica cosa che spero è che, prima di pubblicare il seguito, qualcuno le regali un buon dizionario e un libro di grammatica.
Ops, troppo tardi.

Alaisse
Questa recensione partecipa a Hogwarts Reading Challenge.
Questa recensione partecipa a Tributes Reading Challenge.

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