Un’emozione lunga tre settimane, un’impresa destinata a restare nella storia del ciclismo italiano e internazionale: Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France 2014 e riporta l’Italia in trionfo a Parigi, per una vittoria azzurra attesa dal 1998, dai tempi di Marco Pantani, che conquistò la Grande Boucle dopo aver vinto anche il Giro nello stesso anno.
Nella 21^ tappa, da Évry a Parigi sugli Champs-Élysées, la vittoria in volata è per il tedesco Marcel Kittel, che precede Kristoff, Navardauskas, Greipel e Renshaw e mette il suo 4° sigillo in questo 101° Tour. Finale sul circuito parigino di 7 km da ripetere per nove volte, percorso in maniera sempre molto rapida dal gruppo. Ma prima era stata molto lenta l’andatura, anche per onorare la Maglia Gialla di Vincenzo Nibali, che ha potuto festeggiare dopo 20 giorni di fatica e spettacolo.
Il ciclista siciliano, nato a Messina nel 1984, e cresciuto a livello professionistico in Toscana, ha raggiunto la piena maturità e corso da Campione in questo Tour. Entra di diritto nella storia di questo Sport, poiché sono davvero pochi coloro che sono riusciti a vincere tutti e tre le grandi corse a tappe, vale a dire Giro d’Italia, Tour De France e Vuelta d’España: prima di lui solo Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador. Ed è il settimo italiano a vincere in terra di Francia dopo Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani.
Una crescita esponenziale, dagli esordi nelle categorie giovanili e poi da dilettante, fino al passaggio al professionismo e alle prime stagioni molto difficili ma preziose. E il suo talento, le sue qualità, la sua tenacia lo hanno portato ai grandi risultati, dalla vittoria alla Vuelta nel 2010 al podio al Tour nel 2012; passato nel team kazako dell’Astana, è giunto alla vittoria al Giro nel 2013, a un secondo posto alla Vuelta – sempre lo scorso anno – e adesso al successo alla Grande Boucle. Forte in salita, più passista che scattista, costante a cronometro, eccezionale in discesa e sui tratti misti, atleta più che completo e con le caratteristiche giuste per le corse a tappe.
Nibali partiva nei pronostici per il Tour 2014 appena dietro al britannico Christopher Froome (Team Sky), vincitore del 2013, e allo spagnolo Alberto Contador (Saxo-Tinkoff). Ma Froome si è perduto nei primi giorni di corsa, con diverse cadute nelle prime tappe e lo scivolone fatale nella 5^ frazione, quella percorsa sul pavé per buona parte, con finale ad Arenberg Porte du Hainaut; Contador, che nei primi giorni aveva subìto gli attacchi di Nibali e proprio nella tappa di Arenberg era giunto con oltre 2’30″ di ritardo sullo scatenato siciliano, aveva dato segnali di ripresa giungendo insieme a Vincenzo nell’8^tappa, la prima sui Vosgi, ma non appariva in realtà in forma come il corridore azzurro – anche nella condotta di gara – e si è dovuto arrendere a una caduta nella 10^ tappa, che gli ha procurato un serio infortunio al ginocchio. Proprio nel giorno in cui Nibali trionfava sull’arrivo in salita a La Planche des Belles Filles.
La forza di Vincenzo è stata la continuità. Sempre attento, concentrato, reattivo, abile a schivare ogni pericolo e qualunque difficoltà. Per restare in piedi, nel ciclismo, occorre fortuna ma anche bravura. E Nibali è stato il più bravo di tutti, anche in questo, a differenza dei suoi principali avversari. Ha rischiato ma con coraggio e determinazione ha superato gli ostacoli. In cinque punti.
1) LA STOCCATA DI SHEFFIELD
Nella 2^tappa, in Gran Bretagna (dove si sono svolte le prime tre frazioni del Tour), ha sfoderato un’azione da finisseur: dopo aver ripreso la fuga, il finale mosso con alcuni GPM che suggeriscono un attacco, e dopo l’ultima breve discesa, Nibali sfrutta al massimo il lavoro della sua squadra che tiene la corsa chiusa e va via a 1.7 km dall’arrivo, lasciando di stucco il gruppo di testa che non può opporsi allo scatto bruciante e alla tenuta da passista. Vittoria con la Maglia Tricolore di Campione d’Italia e prima Maglia Gialla.
2) Il RE DELL’INFERNO DI ARENBERG
Nella 5^ tappa (152.5 km) piove, fa freddo e sembra proprio la Parigi-Roubaix, classica-monumento disegnata ogni stagione all’interno della Foresta di Arenberg, nel nord della Francia. Invece è il Tour e si passa su alcuni tratti di quel celebre e difficile pavé. Ci si aspetta subito Cancellara e invece viene fuori una corsa complicata, piena di cadute e imprevisti, dalla quale Nibali viene fuori alla grande. Il gruppo si spezza in più tronconi, restano dietro molti uomini di classifica – non abituati a quel percorso – ma sul fango e sui sassi Vincenzo vola e resta tra gli uomini al comando, e giunge 2° al traguardo – insieme al suo compagno di squadra Fulgsang – a 19″ dal vincitore, l’olandese Lars Boom (Belkin) che alla Roubaix va invece ogni anno. A 2’02″ da Boom arrivano Van Den Broeck (Lotto-Belisol), a 2’28″ Valverde (Movistar), Bardet (Ag2r), Pinot (Fdj), Van Garderen (Bmc), a 2’44″ Mollema (Belkin), a 2’54″ Contador (Saxo-Tinkoff), a 3’46″ König (NetApp) e Péraud (Ag2r), mentre si ritira Froome (Sky), caduto ancora una volta dopo altri incidenti nei giorni precedenti e stavolta la botta è decisiva per l’abbandono definitivo. Nibali fa il vuoto, quasi incolmabile, nella classifica generale e rafforza la Maglia Gialla.
3) LA CAMPAGNA SUI VOSGI: SEMPRE PIU’ LEADER
Un’ulteriore difficoltà nel percorso del Tour 2014 è l’inserimento di tre tappe sui Vosgi, catena montuosa vicina al confine con la Germania. Le insidie non mancano: Nibali controlla la situazione e arriva col Gruppo dei migliori sia nell’8^ tappa – da Tomblaine a Gérardmer La Mauselaine (161 km), vinta dal francese Blel Kadri (Ag2r) dopo una fuga – che nella 9^ frazione – con arrivo a Mulhouse (170 km) vinta dal tedesco Tony Martin (Omega Quick Step) dopo un’azione in solitaria, lasciandosi dietro gli oltre 20 compagni di fuga – ma in questo caso cedendo la Maglia Gialla al francese Tony Gallopin (Lotto-Belisol), anch’egli tra gli uomini all’attacco, giunti con parecchi minuti di vantaggio sul Gruppo principale. Una mossa tattica che permette anche alla sua squadra, l’Astana, di rifiatare; ma non passerà molto tempo senza il Giallo perché nella 10^ tappa (161.5 km) – il 14 Luglio, Festa Nazionale transalpina – Nibali, sull’arrivo della Planche del Belles Filles, piazza un’altra stoccata agli avversari e infligge un distacco di 15″ a Pinot, 20″ a Valverde e Péraud, 22″ a Bardet e ancora di più agli altri, e dimostra di essere il più forte. Proprio nel giorno in cui, nella prima parte della tappa, segnata dal maltempo, Contador cade e si procura un grave problema al ginocchio: risale in bicicletta ma deve mollare. Un altro protagonista del Tour se ne va, ma a parte uno scatto d’orgoglio a Gérardmer – dove aveva staccato di 3″ Nibali negli ultimi 200m per un rapporto troppo duro sulla catena utilizzato dall’italiano - la rimonta per lui sarebbe stata molto complicata.
4) IL DOMINIO SULLE ALPI
Dopo il primo giorno di riposo a Besançon, il Tour riprende con due tappe mosse e piene di insidie prima dell’arrivo sulle Alpi. Nella 13^ tappa, da Saint-Étienne a Chamrousse (197.5 km), l’andatura del gruppo è molto elevata, col pensiero rivolto sul finale al Col de Palaquit (1^ Categoria, 14 km al 6%) e soprattutto alla scalata conclusiva verso il traguardo (Hors Catégorie di 18.2 km al 7.3%). Ed è proprio qui che, ripresa la fuga, Nibali impone il ritmo e negli ultimi km fa la differenza, staccando di pochi secondi Majka (Saxo Tinkoff) e König e infliggendo parziali ancora più importanti agli avversari principali. Scava dunque un altro solco in classifica, scattando al momento giusto ad alta velocità e poi controllando ogni istante il rapporto montato e l’intensità della propria pedalata, imponendo il rilancio solo quanto necessario. Tutto questo nel 100° anniversario della nascita di Gino Bartali e nel 19° dalla caduta fatale di Fabio Casartelli sulla discesa del Portet d’Aspet.
Nel tappone successivo, il 14°, da Grenoble a Risoul (177 km) sono previsti il Col du Lautaret (1^ Cat.) dopo 92 km e sul finale il mitico Col d’Izoard (HC di 19km al 6%!) e sul finale la scalata di 1^ Categoria verso il traguardo, con 12 km al 6.9%. Ripresa ancora una volta la fuga grazie al lavoro della propria squadra, all’inizio della salita lo scoppiettante Majka anticipa tutti e vola verso il traguardo, Nibali controlla e aumenta il vantaggio sugli inseguitori, nella giornata in cui tre francesi si candidano definitivamente alla corsa al podio, con Valverde in difficoltà e giunto a 1’24″.
5) I PIRENEI DA PADRONE DEL TOUR
La terza e decisiva settimana di gara ha per protagonisti i Pirenei, le montagne della Leggenda del Tour. La stanchezza comincia a farsi sentire, difficile tenere la corsa chiusa. Nella 16^ tappa cinque salite, l’ultima è il durissimo Port de Balès e poi ecco una discesa che porta a Bagnères-de-Luchon dopo 237 km totali. Va via una fuga importante di oltre 20 atleti, restano in pochi sull’ascesa decisiva, e in discesa e poi sul tratto in pianura finale scatta Michael Rogers (Saxo-Tinkoff) che anticipa tutti e compie l’impresa; nel Gruppo Maglia Gialla i migliori arrivano insieme, a parte Mollema, Van Garderen e Van Den Broeck, staccati di 3′. Nella 17^ tappa percorso di 124.5 km molto duro, partenza da Saint-Gaudens, quindi quattro scalate e l’arrivo a Saint-Lary Pla d’Adet. Al termine di un attacco da lontano, ancora Majka – sempre più in Maglia a pois, che porterà fino a Parigi – ha la meglio sul ritorno del Gruppo Maglia Gialla, con Nibali 3° a 46″ dietro anche l’altro fuggitivo Visconti. Poi distacchi minimi, ma assolutamente importanti per aumentare il vantaggio e mettersi ancora più al sicuro in vista del tappone pirenaico per eccellenza nella 18^ tappa, da Pau a Hautacam, 145 km con quattro salite e le ultime due sono il terribile Tourmalet, 17 km al 7% sempre più in ascesa e a oltre 2.000m, quindi rotta verso il traguardo con un’asperità di 13.6 km al 7.8%. Davvero molto difficile, ma tutti gli uomini di classifica vogliono giocarsi la vittoria. Verso Hautacam, a 10 km dal traguardo Nibali scatta, controlla in un primo momento la situazione, chiude sui fuggitivi e col proprio passo impone un ritmo impossibile per tutti gli avversari, che si giocano le posizioni di ripiego. Una sinfonia infinita per Vincenzo che conduce in testa la gara e va a vincere, in trionfo, per la quarta volta in questo Tour. Avrebbe potuto semplicemente controllare: e invece ha attaccato e onorato al meglio la Maglia Gialla con una prestazione da incorniciare.
La 20^ tappa, cronometro di 54 km da Bergerac a Périgueux, è una passerella che vede la vittoria di Tony Martin, – Campione del Mondo in specilalità – e Nibali che, in completo giallo, chiude quarto davanti a tutti gli altri uomini di classifica, a cominciare dai due francesi Péraud e Pinot che lo seguono sul podio finale.
Il sogno è diventato realtà: «Avevo già anticipato che nessuna gioia poteva essere paragonabile a questa vittoria, ottenuta qui a Parigi. Ora posso dire che l’emozione che si prova è veramente indescrivibile – racconta Vincenzo Nibali – Ho costruito il successo partendo da lontano con la mia squadra. Quando si raggiungono obiettivi così grandi non si è mai da soli. Infatti, questo successo è dedicato alla mia famiglia». Tutto questo prima della premiazione con l’Arc de Triomphe sullo sfondo, e l’Inno di Mameli. Che emozioni.
«Non riesco a esternarle ma dentro di me ho dovuto prender tante volte il fiato. L’emozione dei Campi Elisi è incredibile. Adesso posso dirlo: ho vinto il Tour de France – ha esclamato Nibali poco dopo – Finalmente posso recuperare le mie energie. È stata una fatica grande. La maglia arrivata dal secondo giorno. Non è facile arrivare così alla fine, è stato un cammino, vanno ringraziate le persone che ci sono state, che mi hanno aiutato nei momenti difficili». Commosso nell’abbraccio alla moglie Rachele e alla figlia Emma Vittoria, di appena cinque mesi.
E il futuro? «Bisogna ripartire per i grandi obiettivi. Le corse a tappe come il Giro, la Vuelta, il Tour, mi sono sempre piaciute moltissimo. E poi le classiche e il Mondiale. I sogni si realizzano, mai smettere di sognare». E noi abbiamo sognato e continueremo a sognare con te, Vincenzo. Per uno sport e un ciclismo pulito, e un sogno in bicicletta che desideravamo di poter vivere da molto tempo.
Tour de France 2014, Classifica Generale Finale (prime posizioni):
1° Vincenzo Nibali (Ita) – (Astana Pro Team) in 89h 59′ 09″
2° Jean-Christophe Péraud (Fra) – (Ag2r La Mondiale) +7’37″
3° Thibaut Pinot (Fra) – (Fdj.fr) +8’15″
4° Alejandro Valverde (Spa) – (Movistar) +9’40″
5° Tejay Van Garderen (USA) – (BMC) + 11’24″
6° Romain Bardet (Fra) – (Ag2r La Mondiale) +11’26″
7° Leopold König (Cze) – (Team NetApp) +14’32″
8° Haimar Zubeldia Agirre (Spa) – (Trek Factory Racing) +17’57″
9° Laurens Ten Dam (Ned) – (Belkin Pro Cycling) +18’11″
10° Bauke Mollema (Ned) – (Belkin Pro Cycling) +21’15″
Maglia Gialla: Vincenzo Nibali (Ita) – (Astana) in 89h 59′ 09″
Maglia Verde: Peter Sagan (Svk) – (Cannondale) 431 punti
Maglia a pois: Rafal Majka (Pol) – (Saxo-Tinkoff) 181 punti
Maglia Bianca: Thibaut Pinot (Fra) – (Fdj.fr) in 90h 07′ 21″
Il più combattivo del Tour: Alesssandro De Marchi (Ita) – (Cannondale)
Classifica a squadre: 1° Ag2r La Mondiale in 270h 27′ 02″
Fonte: Gazzetta.it, letour.fr
Giuseppe Causarano
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