Ogni anno, a cominciare dai primi di ottobre, è comunissimo incontrare, per le strade oppure nei centri commerciali, gruppetti di volontari, persone anziane ma anche giovanissimi, che in cambio di una offerta distribuiscono dei piccoli papaveri di carta. Le offerte così raccolte vanno a sostenere le associazioni che si occupano di assistenza ai soldati che hanno combattuto e alle loro famiglie. E i papaveri? Finiscono sul bavero di persone di ogni tipo, distinti impiegati della City, persone anziane ma anche moltissimi giovani. Anzi, spesso si incrociano persone che sulla giacca ne hanno anche più d’uno. Con questo gesto vogliono rendere visibile il loro ricordo di quei parenti o amici che sono caduti in combattimento. E sempre i papaveri – di carta – sono usati per realizzare delle corone commemorative che vengono deposte su tutti i memoriali delle guerre, a partire dalla tomba del milite ignoto all’ingresso di Westminster Abbey a Londra, al Cenotaph nel mezzo di Whitehall, l’arteria che collega Trafalgar Square alle Houses of Parliament, dove generalmente si reca un membro della famiglia reale a compiere questo gesto in forma solenne, e ad ogni monumento in qualsiasi città o villaggio del paese.
Ma perché proprio i poppies, fiori di campo, di poco conto, e soprattutto così incongruentemente allegri? Sui campi di battaglia delle Fiandre, lasciati incolti e sconvolti dalle esplosioni delle granate, dai gas e dalle trincee, cosparsi di grandi quantità di calce viva gettata sui cadaveri per impedire la diffusione di epidemie, i papaveri erano i soli a crescere e fiorire, segnando il procedere della stagione. Tanti, come i soldati caduti, e rossi, come il loro sangue, segno di vita, morte e rinascita.
Da questa osservazione, nella mente del poeta canadese John McCrae che combatteva a Ypres col grado di maggiore in un ospedale da campo, prese forma la poesia “In Flanders Fields” che lui scrisse la sera del 2 maggio 1915, dopo una settimana di durissimi combattimenti, per esprimere il dolore causato dalla morte in battaglia di un suo caro amico e commilitone, Alexis Helmer. La poesia, poi pubblicata da un giornale inglese in forma anonima, divenne immediatamente famosa e in tutto il mondo anglosassone, Inghilterra, Canada, Sud Africa ed anche America, e da allora i papaveri ricordano i caduti sui campi di battaglia.
Nei campi delle Fiandre sbocciano i papaveri
tra le file di croci
che segnano il nostro posto: e nel cielo
volano le allodole, cantando ancora con coraggio,
appena udite in terra tra i colpi d’arma da fuoco.Noi siamo i morti. Solo pochi giorni fa
eravamo vivi e sentivamo l’alba e vedevamo il tramonto splendere
e amavamo ed eravamo amati, e ora giacciamo qui,
nei campi delle Fiandre.Continua la nostra lotta col nemico
a te, con mani tremanti, passiamo
la fiaccola. Falla tua e tienila alta.
Se non mantieni la parola con noi che moriamo
non troveremo riposo, anche se i papaveri continuano a fiorire
nei campi delle Fiandre.
Ma il Remembrance day del 2014 è un anniversario speciale: segna i 100 anni dallo scoppio della guerra che devastò tutta l’Europa, causò milioni di morti e quasi cancellò tutta una generazione di giovani uomini, segnando la storia dei paesi coinvolti.
I curatori dei Royal Palaces a Londra hanno organizzato mostre ed eventi per questo anniversario, ma su tutti spicca la Tower of London. Seppur così distante dai campi di battaglia, la Tower sente molto forte il legame con i caduti perché proprio qui si formò un battaglione composto da 1600 giovanissimi volontari che lavoravano nella City e che risposero in massa alla chiamata alle armi, appena la guerra fu dichiarata. Conosciuti col nome di Stockbrokers Battalion (Battaglione degli operatori finanziari), ufficialmente 10° Battaglione dei fucilieri reali, avevano adottato il nomignolo di “ditchers” (quelli del fossato) proprio perché si erano arruolati e si addestravano prima della partenza per il fronte sotto le mura della Tower, lungo i terrapieni. Di quei 1600 volontari, alla fine della guerra ne restavano solo la metà.
All’interno della Tower è stata allestita una mostra sulla guerra che ha lo scopo di ricordare la storia e anche farla conoscere alle nuove generazioni; ma per i curatori non era abbastanza, volevano che l’enormità degli avvenimenti colpisse le emozioni dei visitatori, in maniera più profonda.
Così, dalla creatività di Paul Cummins, un artista della ceramica proveniente dal Derbyshire, e con la direzione artistica di Tom Piper ha preso vita l’evento battezzato “The blood-swept lands and seas of red, where angels fear to tread” (Terre travolte dal sangue e marea rossa, che gli angeli hanno timore di calpestare). L’idea di questo allestimento è stata suggerita dal testo di un messaggio scritto da un soldato del Derbyshire che si era arruolato allo scoppio della guerra e che morì nelle Fiandre. Il biglietto è conservato negli archivi della biblioteca di Derby ma in realtà è anonimo, era probabilmente un messaggio che un soldato voleva lasciare alla sua famiglia, ai suoi figli, sapendosi in pericolo di vita, circondato dai compagni caduti.
The blood swept lands and seas of red,
Where angels dare to tread.
As God cried a tear of pain as the angels fell,
Again and again.
As the tears of mine fell to the ground
To sleep with the flowers of red
As any be dead
My children see and work through fields of my
Own with corn and wheat,
Blessed by love so far from pain of my resting
Fields so far from my love.
It be time to put my hand up and end this pain
Of living hell. to see the people around me
Fall someone angel as the mist falls around
And the rain so thick with black thunder I hear
Over the clouds, to sleep forever and kiss
The flower of my people gone before time
To sleep and cry no more
I put my hand up and see the land of red,
This is my time to go over,
I may not come back
So sleep, kiss the boys for me.
Per ognuno dei 888,246 caduti appartenenti alle truppe del Commonwealth è stato realizzato un poppy in ceramica, poi piantato nei fossati attorno alla Tower. Il primo è stato piantato il 5 agosto, primo giorno effettivo di guerra per gli inglesi, l’ultimo viene piantato oggi, 11 novembre, giorno dell’armistizio.
Cummins aveva pensato di realizzare lui stesso i fiori ma visto il numero e la strettissima pianificazione, ha chiamato a raccolta altri artisti e semplici operai delle fabbriche ceramiche della zona attorno a Derby, sede del suo laboratorio artigiano, che si sono offerti di modellare a mano ogni singolo fiore. I petali di argilla sono stati ritagliati con degli stampi ma poi assemblati singolarmente, cotti in forni per la ceramica, colorati di rosso, imballati e spediti a Londra; qui, centinaia di volontari, appositamente reclutati per questo servizio, si sono alternati ogni giorno, a partire dal 5 agosto, per montare i fiori su appositi steli di ferro e poi piantarli, a colpi di martello, attorno alle mura della Tower. Il responsabile dell’allestimento Tom Piper ha periodicamente segnato le aree da riempire, in modo che l’effetto finale fosse simile all’avanzare della marea su una spiaggia, ma poi la scelta dei punti precisi e anche della profondità a cui spingere gli steli è stata lasciata alla sensibilità dei volontari. Molti di questi hanno vissuto l’esperienza in maniera profonda, consapevoli che ogni fiore rappresentava un soldato caduto in guerra.
Una volta terminate le celebrazioni, tutti i poppies verranno raccolti, smontati, inscatolati e spediti a coloro che li hanno acquistati on line. Per ogni fiore venduto l’organizzazione verserà 2,5 sterline a un gruppo di sei associazioni che si occupano di assistere i soldati feriti o caduti in servizio e le loro famiglie: Combat Stress, Coming Home, Help For Heroes, the Royal British Legion, SSAFA, Confederation of Service Charities. Inutile dirlo, neppure uno è rimasto invenduto.
In contemporanea, la Royal British Legion, promotrice anche dell’annuale Poppy Appeal, ha messo on line un database con 1.117.077 nomi di uomini e donne a servizio delle forze armate del Commonwealth che persero la vita nella Grande Guerra. Il database è “la più grande iniziativa per ricordare” e invita tutti coloro che ebbero dei parenti caduti a cercarli per lasciare un ricordo personale.
Alla Torre di Londra una organizzazione puntigliosa fin nei particolari ha curato un allestimento che lascia senza parole, un evento mastodontico la cui portata, paragonata al prezzo pagato in vite umane che rappresenta e vuole ricordare, diventa meravigliosa, triste e rende umili.
Sporgersi oltre il muro di contenimento dei fossati e vedere questo mare di rosso che sembra trasudare dalle mura della Tower, e in alcuni punti sgorgare dalle finestre in alto, colpisce prima per la sua imponente bellezza ma poi risveglia la coscienza sull’enorme quantità di soldati caduti. È una folla, che ondeggia all’unisono, a tratti così fitta da non lasciar intravedere neppure il terreno, a tratti più rada, che come spinta da forze sotterranee si piega in curve, si sfilaccia ma avanza inesorabile.
Indubbiamente la vastità dell’allestimento, la bellezza della realizzazione, l’organizzazione e la dedizione dei volontari colpiscono e stupiscono i visitatori, anche quelli che sono capitati lì per caso, che magari sono stati incuriositi dalla lunga coda di persone assiepate a ridosso della cancellata lungo i terrapieni dove, generalmente, non staziona quasi nessuno se non i soliti turisti che si fanno le foto con lo sfondo delle mura della Tower. Questa folla è diversa, ci sono tanti anziani, tante famiglie, colpisce la compostezza, nell’aspettare che i flussi di persone riescano a superare le strettoie causate da che si ferma ad osservare, che appare eccessiva anche a chi conosce le abitudini degli inglesi. La curiosità spinge a guadagnare un posto in prima fila, per vedere che ci sarà mai di così interessate ma una volta “sommersi” da tutto quel rosso, la reazione è assolutamente personale, qualsiasi aggettivo ha pieno titolo per descriverla: imponente, terribile, spettacolare, poetico, allegro, assurdo, triste, inutile …
A tutte, come spesso viene aggiunto a commento di “In Flanders field”, vale la pena di aggiungere “Least we forget” – Per non rischiare di dimenticare.
Bruna
Link correlati:
- The Tower of London remembers the First World War 1914-2014
- Royal British Legion / Every Man Remembered Campaign