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Toxicitaly di Antonio Pergolizzi (Castelvecchi)

Creato il 05 marzo 2012 da Lemillebolleblu @Lemillebolleblu

Ormai, scrive Pergolizzi all’inizio del volume “non è più possibile distinguere gli uni dagli altri, i mafiosi dagli imprenditori, gli amministratori dai professionisti o dai banchieri. I magistrati milanesi fotografano alla perfezione la nuova galassia imprenditorial-mafiosa, alla quale prendono parte pure direttori di istituti di credito delle province di Verbania, Varese e Milano, lesti ad aprire conti correnti e fidi bancari per favorire un capobastone nei suoi affari criminali. Il potere economico, che si fa criminale sull’altare della monnezza. I soldi non fanno rumore. Pecunia non olet. Ciò che puzza e lascia avvelenamenti e morte alle proprie spalle sono le sostanze trafficate.”

I «mercanti di veleni» sono delle figure sempre più potenti e vincolanti per la nostra economia. “Non è dunque soltanto un problema ambientale, ma anche di strategia economica di lungo respiro.”, continua l’autore, entrando nel dettaglio. “Secondo molti economisti la nuova rivoluzione industriale si gioca proprio sul controllo delle materie prime. L’esaurimento progressivo delle scorte di fonti fossili e il corrispet- tivo aumento del loro prezzo rendono sempre più preziosi i «rifiuti» plastici, metallici e cartacei, vere e proprie materie prime che lasciamo fuggire via, legalmente e illegalmente. È fin troppo chiaro che i «mercanti di rifiuti» non sono solo attori sulla scena criminale nazionale, ma protagonisti di dinamiche internazionali capaci di influire sugli stessi modelli di sviluppo economico e sociale. Vengono da lontano, almeno da quando è nata l’Italia che conosciamo oggi, e sono ancora la peggiore ipoteca per il futuro.

La riflessione ad ampio raggio di Pergolizzi parte dalla Shock Economy dei rifiuti e da tutta la questione riguardante la produzione di questi ultimi, focalizzandosi sull’arretratezza generale di tutto il “sistema italiano”. Quarant’anni di impunità messi a posto solo dal Decreto Ronchi nel 1997. Ma ovviamente non del tutto. La Shock economy teorizzata da Naomi Klein nel suo omonimo bestseller lascia poi spazio alla seconda parte, Il capitalismo dei veleni, che entra nel dettaglio sulle indagini, i meccanismi e le rotte illegali che hanno riguardato la monnezza e altri rifiuti tossici nel corso degli anni, fino all’identikit dettagliato dei mercanti dei rifiuti: come agiscono, come si muovono e con chi hanno rapporti. Alla fine del percorso descritto dal giornalismo, è chiaro il modo in cui la mafia e la camorra mettano le mani sui rifiuti della nostra penisola, traendoci profitti enormi. Ciclo integrato dei rifiuti, discariche, differenziata, rifiuti tossici, in Campania ma anche in Puglia e in Calabria, è evidente come “la criminalità organizzata si sia infilata da tempo nella gestione dei rifiuti urbani, cioè nel meccanismo sempre più obsoleto e antieconomico delle discariche e dei trasporti su camion.”

Ma anche rifiuti che vanno oltre i nostri confini: traffici illeciti su scala globale, che l’Italia purtroppo conosce molto, molto bene. Un altro capitolo molto interessante del libro è quello dedicato alle “navi a perdere”, “vecchi natanti stivati di rifiuti altamente inquinanti e pericolosi, fatti poi affondare in zone di mare dai fondali profondi che ne impedissero un eventuale ritrovamento o recupero. [...] la simulazione dell’affondamento accidentale, oltre a costituire un illecito profitto per l’avvenuto smaltimento delle scorie, consenti- va alle organizzazioni criminali di lucrare anche sul premio assicura- tivo della nave.”, come riportato dalla Guardia di Finanza. Un tema analizzato in profondità anche dal giornalista Gianni Lannes, e documentato anche qui su Econote.

Ci è davvero piaciuta quest’inchiesta di Antonio Pergolizzi, che analizza la materia trattata con competenza e chiarezza. Una inchiesta utile, soprattutto, che non tralascia nulla del tema: riflette sui colpevoli e sulle vittime, sulla mancata legislazione e sulle colpe dei governi. Senza però dimenticare un “Ultimo atto, la speranza”, in cui si parla anche di storie buone, positive, che devono appunto dare a tutti la forza di andare avanti: “alcuni esempi positivi, piccole ma allo stesso tempo grandi storie del nostro Paese, che gli danno lustro, in uno scenario complessivo ancora poco incoraggiante. Storie che mostrano concretamente, però, l’altro modo di guardare agli scarti, alla monnezza, come rosicchiare spazio d’azione ai «mercanti» di professione e ai maneggioni d’ogni risma, produrre reddito «pulito» e salvaguardare l’ambiente. C’è da sperare che diventino presto la norma, non l’eccezione. È con il loro esempio che si vuole concludere.”, e anche noi, perché nonostante tutto il marcio e le storie inquietanti che ci circondano, non dobbiamo mai perderci d’animo.


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