Non è una novità: questo blog è in gran parte musicale. Anzi, lo è proprio nella sua interezza. Chè voi magari non ve ne accorgete, ma le note stanno lì: nascoste in ogni singola parola, pronte a far suonare melodie dietro ai concetti. Esistono, subdole e nascoste tra le pieghe dell'inchiostro, proprio come si aggrappano adogni fibra di me. Non è una novità, nédovrebbe stupirvi: questo blog, a conti fatti, è il mio. Per questo, e al diavolo la monotonia! , di tanto in tanto ancora mi piace consigliarvi qualcosa da ascoltare. Canzoni filo-ispaniche, si intende. Con quella giusta dose di italospagnolismo che, se vi identificate in ciò che scrivo, sono certa vi saprà conquistare. O sorridere, almeno. Insomma, in nessun caso una reazione di cui potersi pentire.
Per esempio, non so se conosciate i VadoInMessico. Si scrive così, tutto attaccato. Trattasi di band italianissima, ascrivibile a un circuito che – se non odiassi tanto le
catalogazioni– andrebbe definito indie. Cantano in inglese, e proprio in quel di Londra hanno un successo da non sottovalutare. Io li ho scoperti qualche mese fa, complice quel “twitsandshout” che tra i primi portava twitter nelle radio nostrane. Mi sono piaciuti. Li ho seguiti. Ma quello che fino all'altro giornoignoravo è che avessero scritto pure un brano sulla Spagna. Beh, su di una specie di storia d'amore che ha come contorno la Spagna, in realtà. Comunque: si chiama In Spain. E, tra suggestioni folkloriche e dubbi esistenziali, vi saprá affascinare. Quindi..mostrami, cara,dove tieni la tua colpa: in un astuccio di pelle, nei tuoi ricordi o in Spagna.Personalmente l'ho inserita nella lista di scoperte o ri-scoperte musicaliche in gran parte devo a una recente intervista alle fondatrici di Itañolandia. Un'altra, sí. Questa volta in italiano, e questa volta su Radio Círculo. Ma pur sempre interessante un bel po'. A intervallare le chiacchiere, i dj avevano per l'occasione scelto brani a tema di cui avevo dimenticato l'esistenza. Tipo Torero, di Renato Carosone. Con la sua “dice che si' spagnuolo e nun è o' vero, che nacchere 'int' 'a sacca vai a ballà” che, per essere autoironici, potrebbe facilmente prestarsi un po' a mio inno personale.
O Ragazzo dell'Europa, di Gianna Nannini, ai cui versi iniziali non avevo mai prestato troppa attenzione. In effetti, i tori nel sonno li ho visti pur'io.
Soprattutto, peró, quella trasmissione mi ha messa di fronte a Mediterraneodi Gino Paoli. E finalmente, alla veneranda etá di (quasi) 28 anni mi sono resa conto che altro non é se non la cover italiana di Mediterraneo di Serrat. Ora: visto e considerato che Gino Paoli é – come me- nato a Monfalcone e che Mediterraneo di Serrat é una delle canzoni preferite di Dani Martín...beh, capirete anche voi che c'é un nonsoché di inquietante nei giri che fa il Destino. Anche questo, del resto, non che sia una novitá.