La Bologna che non è Beppe Maniglia, ma nemmeno Gianni Morandi.
Che non è la grassa, la dotta, le torri, le tette, i tortellini, la mortadella, l’Alma Mater, i fuori sede.
Che non i comitati contro il degrado e nemmeno il degrado.
Né i cani dei punkabbestia, né i Burberry dei bottegai, i biassanot, gli umarell o semplicemente i comunisti.
La Bologna che non è niente di tutto questo eppure tutto questo insieme.
Sempre difficilissima da trovare. Si nasconde dagli studenti di via Zamboni e dai fruitori del marketing turistico, e ha una bellezza tutta sua, nemmeno tanto comprensibile. Che poi, a pensarci bene, nessuna città è comprensibile, però qualunque cosa, se amata, rivela i suoi segreti.
Le foto in questa galleria sono scattate alla Bolognina, storico quartiere operaio e popolare. La sua storia è raccontata dai meravigliosi esempi di archeologia industrale, in parte riqualificati, in parte no: le officine Minganti, il Deposito della Zucca, la Casaralta, fino alla storica Manifattura Tabacchi di via Stalingrado. E’ un quartiere a rischio gentrificazione, abitato da immigrati di tutte le etnie ma anche da bolognesi giovani e meno giovani.
Queste foto sono state scattate in occasione del Trekking Urbano 2014,lungo il percorso OSTalgie – il passato industrale della BologninaEst, meravigliosamente pensato e condotto dall’associazione Save Industrial Heritage.
Ringrazio come sempre Milly di Bimbi & Viaggi che così carinamente mi ha invitato anche se sono una blogger sempre più svogliata e terribilmente sui generis. Con l’hashtag #trekkingbo_2014 si trovano su Instagram alcune mie immagini, anche quella della locomotiva del Dopo Lavoro Ferroviario che è stata selezionata per il contest fotografico, ma ammetto di non avere verificato se e quanti like ha preso (che poi è quello che intendevo quando dicevo sui generis)