Fonte: Limes
Da prima ancora della sua nascita, il Sud Sudan ha sempre avuto rapporti difficili col Sudan. Da quando, a luglio del 2011, la parte meridionale a maggioranza cristiana e africana si è separata dal Nord a maggioranza musulmana e araba dando vita al nuovo Stato (con capitale Juba), la cronaca parla di regioni contese [carta], bombardamenti al confine e occupazioni militari. La guerra tra i due paesi è sempre stata nell’aria.
Il petrolio è il principale oggetto del contendere. La sua importanza è intuibile da tre dati: il 75% della produzione petrolifera del Sudan unitario (circa 500 mila barili al giorno) proveniva dai campi che attualmente fanno parte del Sud Sudan; il 98% delle entrate del governo di Juba deriva dalla sua commercializzazione; al momento, gli unici oleodotti per esportare il greggio estratto in Sud Sudan sono quelli che arrivano al Mar Rosso passando per il Sudan [carta]. Eventuali alternative sono piene di incognite.
L’urgenza di evitare la guerra sta favorendo in questa parte dell’Africa un imprevisto matrimonio di interessi tra gli Stati Uniti e la Cina. L’inviato speciale di Pechino per l’Africa a breve visiterà di nuovo i Sudan e secondo il governo cinese è “in stretto contatto” con Princeton Lyman, la sua controparte statunitense per i Sudan.
Rispetto agli Usa, la Repubblica Popolare Cinese (Prc) ha maggiori leve e maggiori interessi nell’area. A differenza di Washington e dell’Occidente, non ha infatti isolato il presidente sudanese Bashir, il primo capo di Stato contro cui la Corte penale internazionale (Icc) abbia spiccato un mandato d’arresto per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità – mandato ignorato da Khartoum, che non ha neanche firmato lo statuto dell’Icc. La Prc è sospettata di aver fornito armi a Bashir malgrado l’embargo decretato dall’Onu per fermare la guerra in Darfur.
I legami tra Cina e Sudan ruotano attorno al petrolio: prima della nascita del Sud Sudan, Khartoum era il terzo partner commerciale di Pechino, che otteneva da questo paese africano il 6% dell’oro nero importato annualmente. La compagnia statale China National Petroleum Corporation (Cnpc) estraeva da qui il 15% della sua produzione estera totale; il Sudan prima e il Sud Sudan oggi sono importanti perché la Cina non si limita ad acquistare petrolio ma va a monte del processo, estraendolo direttamente. I Sudan rappresentano quindi un punto di forza e una vetrina per Cnpc nei confronti delle companies occidentali.
Pechino ha stabilito rapidamente buone relazioni anche con Juba: ha mandato in Sud Sudan peacekeepers e tecnici petroliferi, e in settimana ha ricevuto in visita il presidente Salva Kiir – costretto a tornare in anticipo in patria a causa del peggioramento della situazione; secondo il portavoce del governo sudsudanese, la Cina ha promesso 8 miliardi di dollari in prestito.
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