Se devo scegliere, ma non so scegliere, anch'io sto dalla parte di Delio Rossi: ha sbagliato luogo - se l'avesse fatto negli spogliatoi, nessuno avrebbe visto; e modi - incazzati, ma dai mostra di non aver perso le staffe, sennò il giovane penserà di aver ragione.
Ho ripensato, però, a quella scena di Will Huntig, in cui arriva per la prima volta dallo psicologo interpretato da Robin Williams: lo sfotte e comincia ad insultare sua moglie. Sean lo afferra per il collo, promettendogli che è disposto a farlo secco se continua. Non voglio aprire un dibattito sul film (e figuratevi se io posso difendere la categoria), ma quegli stessi giornalisti che hanno attaccato senza pietà Delio Rossi, non hanno fatto lo stesso per lo psicologo del film. Perché?
Certo, Delio Rossi ha sbagliato. Troppo facile dirlo: non rientra nelle caselle pedagogiche ministeriali. Ma il suo fallimento è la punta di una piramide di cui anche noi facciamo parte o, addirittura, che abbiamo contribuito a costruire, schiavi di noi stessi. Schiavi della nostra pessima educazione. Dell'idea che da soli bastiamo a noi stessi e che gli altri sono un impedimento alla nostra realizzazione; che i più grandi non abbiano nulla da insegnarci, perché noi la sappiamo lunga e siamo più furbi. Così possiamo permetterci di dire all'allenatore, al professore, all'insegnante, all'educatore che è un imbecille e farla franca. Difesi dall'opinione pubblica, che si nasconde dietro al razzismo degli ultrà.
Tuttavia, l'educazione passa anche attraverso queste cose. Passa attraverso bruciature interiori profonde. Passa attraverso il silenziamento (che significa ascolto), l'imitazione (che significa saper guardare e capire). Certo, il gesto di Rossi è chiaramente esagerato, frutto dell'esasperazione e di chissà quali altre cose. E per questo, per aver mostrato la propria debolezza, è diventato il capro espiatorio: se avesse menato e avesse detto che l'aveva fatto perché gli andava così (alla Mourinho, per dire), nessuno avrebbe avuto il coraggio di accusarlo! E' debole? Allora massacriamolo noi, a nostra volta. Raggiungendo l'assurdo di definirci, da autori di un massacro forse anche peggiore di qualche cazzotto, bravi educatori.
E poi, il peggio del peggio: interrogarsi sulle ragioni, sulle motivazioni, sui retroscena, sull'instabilità e l'agitazione dell'allenatore. Arrogarsi il diritto di definire l'altro. Giudicare, soppesare, entrare nelle vite degli altri.
Se c'è una cosa che non so fare è scegliere. Se ce n'è un'altra, è giudicare. Per ora sto con Delio Rossi.
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