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Tra economia e videogame: quando il mostro lo abbiamo creato noi

Creato il 07 gennaio 2011 da Alessandro @AleTrasforini
L'economia è una scienza della quale poco si sa ed altrettanto poco si potrà forse mai sapere. E' una branca della disciplina matematica sulla quale, nei tempi moderni, troppo è stato sfigurato.
Da ignorante in materia, posso con certezza scrivere che il tracollo del sistema creato dall'uomo ha costretto l'umanità intera a far fronte con problemi devastanti, superiori a qualsiasi possibile incubo. La disciplina economica è, senza ombra di dubbio, quella scienza che più è capace tra tutte di fare il bene ed il male dell'umanità intera.
La sua forza discende dal potere di comprensione ed amministrazione del dio Denaro. La struttura capitalisica strutturata su basi di continua ricerca di profitti sempre maggiori ha plasmato aberranti squilibri sociali, aprendo di fatto la strada ad una paventata e necessaria tolleranza di certe disuguaglianze sociali, viste oggi come minime.
La deformata interpretazione di un corretto modello economico ha prodotto una situazione che, probabilmente, sarà senza positivo ritorno per gli Stati che hanno accettato fino ad oggi logiche corrotte.
Necessariamente, è urgente svoltare; serve cambiare direzione finchè si è in tempo.
Serve verità e non finto ottimismo, serve far capire che l'Italia versa in una situazione tremendamente compromessa.
Serve ricambio generazionale, in un Paese in cui le politiche economiche per il futuro sono gestite in toto da loschi figuri che oscillano tra la sessantina e l'ottantina.
Dalle dichiarazioni del Ministro Tremonti ieri sono emersi quadri allucinanti, sicuramente non all'altezza della gravità della questione: "Compare un mostro, lo combatti, lo vinci, ti rilassi e subito spunta un altro mostro più forte del primo. [...]Adesso diciamo che va tutto bene, ma ne siamo proprio sicuri?"
L'economia viene vista come un videogame, un mero prodotto della fantasia di fenomenali programmatori. Il videogioco entusiasma, rapisce, coinvolge e forma caratterialmente, se ben vissuto.
Le distorte logiche economiche moderne sono forse in grado di fare lo stesso? Il mondo nel quale viviamo non è più in diritto di sognare, dalle statistiche che si delineano all'orizzonte.
Sono state fin troppo chiare le dichiarazioni di John Boehner, nuovo speaker repubblicano alla Camera:
"L'America non può fare default sul proprio debito, ma non può continuare a finanziarsi così aggressivamente mettendo un'ipoteca sul futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti."
Presa dalla nuova ed inaspettata strategia del compromesso per garantirsi governabilità, l'America deve far frontare alla scelta di alzare il tetto del debito entro il primo trimestre del 2011: senza tale opzione, stando alle parole del segretario del Tesoro Timothy Geithner, "[...]il rischio è il default, che sarebbe più doloroso della crisi del 2008/2009."
Non servono parole, quindi, per poter descrivere con esattezza la situazione nella quale siamo immersi.
Ciò che stupisce un esterno alle tematiche economiche è questa neonata urgenza riguardo al problema del debito pubblico: è lecito accorgersene solamente ora?
E' lecito vedere questo come il nuovo mostro nell'allucinante (od assurda, nds) metafora fatta dal Ministro Tremonti?  Come sarà messa l'Italia nella battaglia finale contro questo (nuovo??) ostacolo? In questo senso, dai bilanci sembra che non ci siano speranze.
Non ci sono possibilità di evadere da tale nemico, se non strutturare politiche adeguate per predisporne una potenziale riduzione. Il decidere come ridurlo è compito di esperti e non di ignoranti, appunto.
Esulando quindi da tale discorso, che ne sarebbe di un debito pubblico a disavanzo incontrollato?
"[...] si potrebbe dire che il debito pubblico va ridotto perchè nessuno può indebitarsi all'infinito, e prima o poi i debiti vanno pagati: a questa regola elementare neppure lo Stato può sfuggire. [...]" (Ignazio Musu, "Il debito pubblico"- Mulino Edizioni)
Strutturando la politica italiana, la tematica del debito pubblico si avvale di tre componenti principali per l'emissione di cosiddetti titoli pubblici:
  • Buoni ordinari del Tesoro (BOT): si tratta di emissioni a breve durata, il cui rendimento è connesso alla differenza tra il valore nominale di rimborso ed il prezzo di emissione;
  • Certificati di credito del Tesoro (CCT): si tratta di titoli a scadenza medio-lunga, con rendimento connesso ai titoli di durata più breve;
  • Buoni del Tesoro Poliennali (BTP): si tratta di titoli aventi qualsiasi possibile durata.
Anche attraverso queste componenti, dunque, si esprime oggi il debito pubblico italiano. Questo mostro ha raggiunto livelli record, essendo ormai prossimo a sforare i 1900 miliardi di Euro. Il contesto nel quale ci muoviamo ci vede come ultra-deficitari, in quanto nella sola Europa siamo di gran lunga i peggiori (peggiori anche ad altri Stati già a rischio o già falliti, come Grecia, Portogallo od Irlanda, nds).
In contropartita è andata la recente revisione della valutazione del debito, promossa dall'Italia in primis: affiancare al debito pubblico anche il debito privato. Essendo lo Stato italiano una struttura a complessivo debito pubblico moderato, può considerarsi complessivamente messo meno peggio di altri.
E' giusto, però, rimediare ai danni fatti dallo Stato con il meticoloso risparmio intrapreso dalle famiglie italiane? Domanda su cui sarebbe oggettivamente curioso ragionare, appunto.
Sullo sfondo, le potenze mondiali incombono. Prima tra tutte la Cina ,che ha deciso da pochissimo di puntare con ancora più decisione di oggi sui mercati europei: le autorità cinesi sembrerebbero, infatti, disposte ad acquistare fette di debito pubblico presente in tutti gli Stati della vecchia Europa.
La vendita di debito potrebbe essere fatta corrispondere, senza dubbi, a crediti ulteriori da vantare nei confronti di altre potenze nascenti.
Sullo sfondo, purtroppo, rimangono tasse occulte affiancate ad un Euro a picco sui mercati mondiali.
Rimane un mostro che, attualmente, sembra troppo forte per essere vinto ed annullato. L'economia, per come è stata concepita fino ad oggi, è stata solo capace di conviverci. Al quanto pare, però, da oggi lo stato di mobilitazione e paura è in crescita.
Che si tratti di un caso? Già nella sola Italia chi nasce si trova un'ipoteca sulla vita e sul futuro quantificabile in circa 30mila Euro. Fin dove vogliamo arrivare?
Esulando da assurde metafore di Tremonti, un ignorante come tanti continua a chiederselo.
Ed a chiederlo, appunto.
TRA ECONOMIA E VIDEOGAME: QUANDO IL MOSTRO LO ABBIAMO CREATO NOI

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