Nella galleria torinese dei Weber approda uno spirito inquieto: Gabriele Croppi, classe 1974.
Alle pareti grandi stampe fotografiche al carbone su carta cotone protette, ma anche in parte nascoste, dal vetro di cornici bianche, opache, minimali. Le opere esposte appartengono a serie recenti come Piemontesi, New York e altre.
Il primo impatto con le immagini di Croppi solleva immediatamente pensieri ambivalenti. Da un lato si rimane attratti dal rigore freddo e geometrico dei suoi neri nerissimi, condotti al limite del tratto fotolitografico, interrotti da luci bianche bianchissime. Dall'altro la presenza di figure umane, spesso una sola per immagine, e insolitamente statuarie, oltre all'apparizione nei cieli di elementi incogrui (mongolfiere, singole nuvole troppo "giustine", ecc.) inducono a considerare fortemente manipolato ciò che si vede, creando così un corto circuito culturale tra l'idea tradizionale che una fotografia debba essere per forza la traccia ottica di un singolo tempo e luogo e la totale libertà visionaria di cui godono invece le immagini grafiche.
In aiuto alla comprensione di simili scelte formali soccorre la conoscenza del percorso che ha portato Croppi fin qui. Una visita al suo sito, rivela un importante passato professionale con forte orientamento al viaggio geografico e al reportage sociale. Elementi compositivi ora riuniti in un insieme coerente e autonomo ricorrono spesso all'interno di fotografie decisamente più convenzionali, sia a colori sia in bianco e nero. Fino al 2009. In quell'anno Gabriele Croppi raggiunge il culmine di una riflessione sul senso di ciò che va facendo. Alcune parole estratte dalla sua presentazione del progetto Shoa e Post-memoria, chiariscono efficacemente la questione:
"Da tanto tempo avevo (...) deciso di abbandonare ogni tematica sociale e di smettere i panni di fotografo di reportage, per dedicarmi esclusivamente alla ricerca. Una crescente insofferenza per la dichiarata vocazione realistica del medium fotografico, mi fece prendere altre strade. E certamente, a questa ragione andò a sommarsi una maturata consapevolezza d’inconciliabilità fra etica ed estetica nella rappresentazione di un fatto sociale. La ricerca del “bello” e di una soluzione formale in funzione della narrazione di un dramma, era diventata per me un compromesso inaccettabile".
In sostanza, Croppi risponde alle intollerabili ambiguità etico/espressive cui è sottoposto il fotoreportage contemporaneo scegliendo di rompere con quella estetica per recuperare l'essenza etica della sua azione fotografica.
Non so dire quanto sia convincente la soluzione fin qui proposta dall'autore, ma trovo certamente ammirevoli sia il percorso fatto sia la sincerità d'intenti che lo stanno portando verso risposte a questioni importanti, certamente molto complesse, e forse mai definitivamente risolvibili.
METAFISICHE
Fotografie di Gabriele Croppi
a cura di Chiara Buzzi
Dal 19 gennaio al 25 febbraio 2012.
Sede: Galleria Weber & Weber, Via San Tommaso 7, Torino.
Orario: dal martedì al sabato, 15:30-19:30.
Info: 011.195.00694 - http://www.galleriaweber.it - carlomaria.weber@fastwebnet.it
Ingresso libero, catalogo in mostra.