“Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli e il mare come i pesci,
ma dobbiamo imparare di nuovo il semplice gesto
di camminare sulla terra come fratelli”
(Martin Luther King)
La società occidentale è disumanizzata perché l’individuo si sente come uno strumento e non come un fine dell’azione sociale, infatti abbiamo costruito una “megamacchina” globalmente omogenea, e viviamo in democrazie in cui l’uomo viene dissuaso dall’indipendenza intellettuale e dalla libertà di “essere.” Noi viviamo in un mondo in cui il controllo viene spacciato per ordine, e in cui tutti gli uomini sono considerati come dei semplici ingranaggi del meccanismo.
Il progresso tecnico si è costruito utilizzando del materiale umano, perciò ne usa la forza fisica, ne usa il tempo e infonde un determinato culto della personalità, poi l'uomo viene indottrinata, infatti viene racchiuso in limiti fisici, mentali e sociali che vanno in conflitto con lo sviluppo della nostra personalità, che è il requisito indispensabile per la libertà umana. La società è disinteressata alle esigenze dell’individuo, perché è il mercato che detta le sue regole, tra cui quella di poter fare tutto ciò che si vuole: se il mercato richiede una merce, quel tipo di merce va fornita, perché altrimenti i bisogni non sono soddisfatti.
Noi seguiamo anche il secondo dogma del consumismo che inneggia alla massima efficienza e alla massima produzione di beni materiali. E’ evidente che questo progetto di macchina sociale è più efficace se l’individuo viene svuotato del suo significato personale, e se viene ridotto ad una semplice unità di produzione e di consumo, che può essere più facilmente quantificata, perché le personalità-fotocopia sono facilmente prevedibili. Sull’efficienza va detto che è una variabile in aumento esponenziale, infatti si verifica una accellerazione sempre crescente per paura della quiete in cui poterci conoscere.
E’ in nome del materialismo e del culto dell’efficienza che l’uomo si è sempre più disumanizzato, poiché ha acquisito il concetto di essere un elemento irrilevante all’interno di un progetto di cui non può controllare nulla, perciò vive con un forte senso d’impotenza aggravato dalla crisi economica e politica. Oggi dobbiamo essere testimoni della nascita di una nuova concezione di natura umana e fare un salto evolutivo, perchè possiamo comprendere gli effetti che la nostra società esercita sull’individuo umano.
Secondo Erich Fromm, l’uomo è stato ridotto ad "un'appendice" che viene diretta nei suoi ritmi, nei suoi desideri, nei suoi sogni e nelle sue necessità, poiché siamo tutti “homo consumens” perciò dei consumatori totali con il comandamento di avere e di consumare sempre più. L’uomo è sempre più simile ad un oggetto inanimato poiché, se un ingranaggio non può essere individuo resta automatico, infatti egli trascorre il suo tempo a fare cose che non gli interessano, resta in compagnia di persone per cui non nutre il minimo interesse, perciò l'uomo è carente di calore e d'amore.
Un tale uomo vive per consumare e per produrre ripetendo all’infinito il processo circolare: sarà evidente che un uomo strutturato in tale maniera, possiede la mente del lattante che rimane meravigliato vivendo a bocca aperta, infatti viene abituato a consumare sempre più e desiderare sempre di più, perchè il desiderio consuma molto. Sull’oggetto del desiderio decide la pubblicità e la moda del momento, perciò l’uomo è completamente ignaro dei suoi veri desideri, e si “succhia” il mondo in modo indifferenziato senza saperne apprezzare alcun gusto.
L’uomo tecnologico non è fornito di adeguata discriminazione e vuole vivere senza sforzo, senza partecipazione e senza coinvolgimento, infatti l’uomo tecnologico è pigro a livello fisico, emotivo e mentale, quindi è preda della noia e vive pensando che tutto si può comperare avendone la disponibilità finanziaria. La passività dell’uomo dell’età industriale e tecnologica è uno dei tratti più evidenti nei casi patologici, infatti l’uomo vuole essere nutrito ma non possiede la minima iniziativa, perciò non sa assorbire in modo produttivo tutto ciò che ha ereditato, ma lo accumula per conservarlo gelosamente oppure ne dilapida ottusamente le risorse.
Nell’uomo che vive come ingranaggio abbiamo la sindrome da alienazione con l'apice nell’aumento di persone depresse nel mondo occidentale, poiché l’uomo si sente passivo, privo di forze e solo, esso si sente privo di valore, quindi non riesce a vivere autonomamente perciò si sottomette volentieri alla volontà e al gusto altrui. Un uomo così sviluppa un carattere poco autonomo e privo di integrità, perchè vive nel conformismo per poter sfuggire alle sue angosce ma, anche vivendo protetto dal gregge, lui non riesce a sfuggire al disagio della sua limitazione esistenziale.
Un uomo strutturato come un materiale e come uno strumento economico diventa come un pendolo che oscilla tra il desiderio della felicità e la spinta degli impulsi che giungono dall’esterno che vengono seguiti ciecamente, perciò si vive in perenne vibrazione in modo sostanzialmente inerte. Spiritualmente parlando, questo tipo di uomo è immobile perchè compie il giro intorno al perno di sé stesso reagendo in modo automatico alle spinte estranee, perciò non può mutare perché la spinta al mutamento proviene all’interno altrimenti si resta spiritualmente inerti.
Questo, avverte Fromm, è l'aspetto patologico dell’uomo moderno in cui convive la frattura tra l’aspetto razionale intellettivo e la parte affettiva ed emotiva, perchè viviamo dilaniati tra il pensiero e il sentimento, e siamo scissi tra mente e cuore quando in noi combattono verità e passione. Chiaramente non si tratta di lasciarsi andare all’emotività più irrazionale, ma l'uomo deve imparare a gestire le sue emozioni per farle divenire una risorsa di supporto per lo sviluppo della nostra struttura psichica, affinchè l’individuo sia armonioso nelle sue funzioni.
Qualsiasi azione di riequilibrio deve lasciare l’individuo libero e indipendente, perché solo così egli resta integro in tutte le sue parti e può ottenere l'armoniosa fusione di ragione e sentimento. Laddove essi siano divisi o sbilanciati, il pensiero diventa schizoide e il sentimento sfocia in nevrosi, infatti è che così che si vivono il mondo e i rapporti quando non ci riequilibriamo nel cuore e nel cervello. Di una schizofrenia simile vi è molta diffusione nella nostra società, e in forme poco sviluppate che sono condivise da milioni di individui.
Tutte queste persone vivono ed agiscono bene inseriti nel loro ambiente sociale, perciò sono individui che appaiono “normali” se non raggiungono dei livelli di guardia con l'esplosione in fenomeni e in casi di “follia inspiegabile” scritte sui giornali. Esistono anche dei comportamenti di malessere in coloro che “bruciano” la vita che disprezzano e avvertono priva di attrattiva, perciò si azzardano atteggiamenti e metodi da roulette russa facendo dei giochi di sfida alla morte.
E’ utile ricordare che nell’uomo coesistono la coscienza e l'immaginazione, e l’individuo non è nato per essere “un dado gettato” come diceva Einstein, perché nell’uomo vi è la coscienza di sé stesso e la capacità di fare scelte libere e consapevoli come la storia insegna. L’uomo può coltivare delle passioni che volano molto più in alto della sfera materiale, infatti il dinamismo della natura umana, nella misura più elevata del concetto di umano, possiede la necessità di manifestarsi e il bisogno “di esprimere le sue capacità in relazione al mondo, anziché di servirsi del mondo come di un mezzo per la soddisfazione delle sue necessità fisiologiche.”
La migliore trascendenza umana la ritroviamo nei nostri sogni, nei nostri ideali, nei nostri riti, nei nostri simboli e nell’arte, infatti nella pittura, nella poesia, nel dramma e nella musica l’uomo esplica le sue tendenze come se fossero un gioco. E’ nelle nostre passioni e nei nostri sogni che l’uomo diventa sempre più umano, poiché impara a creare bellezza per condividere la sua gioia, infatti l’uomo ha bisogno degli altri uomini e di avere dei rapporti sempre più umani con tutto il resto del mondo.
Buona erranza
Sharatan